Guerra all’ultimo farmaco fra USA e Iran. Le pesanti restrizioni bancarie imposte degli Stati Uniti rendono molto difficile per il paese mediorientale acquistare medicine dall’estero, comprese quelle contro il Covid-19. Al via, dunque, la sperimentazione del vaccino iraniano.
Le sanzioni USA contro l’Iran
L’Iran non ha accesso al sistema bancario globale. A proibirglielo è l’America, attraverso sanzioni piuttosto rigide in vigore dal 2018. Tutto ciò complica gli ordini di vaccini provenienti dall’estero e, in generale, di attrezzatura medica. Il governatore centrale della Banca Iraniana ha chiesto a Washington il permesso di trasferire denaro a una banca svizzera, così da poter pagare per milioni di dosi del farmaco anti-Covid. Non ricevendo risposta, il paese ha scelto di destinare 245 milioni di dollari all’importazione dall’estero e, allo stesso tempo, di produrre il medicinale in maniera autonoma.
Con più di un milione di contagi e quasi 55mila decessi da inizio pandemia, Teheran ha deciso di avviare le ricerche e creare al più presto un vaccino iraniano anti-Covid.
Il vaccino iraniano
Si chiama Coviran Barekat ed è nato nei laboratori della Repubblica Islamica grazie all’Esecuzione dell’Ordine dell’Imam Khomeini (Eiko). Il vaccino iraniano è pronto e comincia oggi la sua sperimentazione sugli esseri umani, dopo il successo dei test sugli animali. A renderlo noto è la televisione di Stato, secondo cui una prima dose è stata somministrata a tre dei circa 60mila volontari disponibili. I test proseguiranno su altre 56 persone, dichiara l’immunologo Hamed Hosseini ad Al Jazeera, aggiungendo che il vaccino iraniano rispetta gli standard della World Health Organisation. Nei prossimi 40 giorni arriveranno un milione e mezzo di fiale di Coviran e, successivamente, se ne distribuiranno dodici milioni al mese a una popolazione di 81,8 milioni di persone.
Una corsa contro il tempo
Non è la prima volta che la Repubblica Islamica sperimenta questo tipo di restrizioni. I prodotti provenienti da altri Paesi si trovano sempre più raramente e, nelle farmacie, è presente la “versione domestica” di ciascun medicinale. Il governo spera di rendere operativo il vaccino iraniano per la primavera del 2021. Alcuni non sono però convinti dal breve tempo impiegato nella sperimentazione e dal fatto stesso che il vaccino sia “made in Teheran”.
La sfiducia nella sanità iraniana
Il paese ha infatti attraversato momenti di grave crisi, soprattutto all’inizio della pandemia. A marzo, il governo ha diffuso dati poco credibili sull’andamento dei contagi: l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il numero dei malati comunicato dalle autorità fosse un quinto di quello reale. Questo ha generato un sentimento di sfiducia e la convinzione che la politica iraniana distorca i fatti riguardanti il Covid-19 a scopo propagandistico. Nonostante il sistema sanitario sia uno tra i più sviluppati in Medio Oriente, si teme che la Repubblica Islamica sia troppo penalizzata dalle sanzioni per riuscire a superare il virus. L’Iran si trova così ad affrontare una bella sfida: trovare un sistema valido per non restare indietro rispetto al resto del mondo e farlo nel più breve tempo possibile.
Alessia Ruggieri