La notizia che Scientific Reports lo scorso 11 maggio ha ritirato dalla pubblicazione lo studio postato a novembre 2016 che accusava il vaccino anti HPV di essere dannoso è certamente una buona notizia, ma non c’è tanto da festeggiare (infatti gli scienziati che denunciarono lo studio, non festeggiano, anzi attaccano la rivista scientifica per averci messo un anno e mezzo) perché nel frattempo di danni ne ha fatti, enormi nel paese da cui proviene, il Giappone.
Ma andiamo per ordine, nel paese del Sol Levante fin dal 2013 iniziarono a spuntare aneddoti su casi in cui il vaccino contro il papilloma virus umano avrebbe provocato gravi effetti collaterali, specie in giovani donne. Si trattava di casi isolati in cui il legame tra questi disturbi e la vaccinazione era tutt’altro che provata scientificamente e nemmeno l’esatto quadro clinico, le persone lamentavano sintomi generici simili a quelli della sindrome da fatica cronica: dolori, mal di testa, stanchezza, difficoltà di concentrazione. Malgrado due investigazioni scientifiche, una delle quali governativa, non avessero trovato prove di un legame tra questi sintomi e il vaccino, il governo spinto dall’opinione pubblica smise di fare campagna per la vaccinazione, come non bastasse nel 2016 spuntò il succitato studio condotto da Toshihiro Nakajima della Tokyo Medical University. In una sperimentazione sui topi il Gardasil (il nome commerciale del vaccino) aveva provocato mancanza di riflessi, problemi motori e persino danni cerebrali.
Il risultato fu disastroso, ad esempio a Sapporo si passò da un tasso di vaccinazione del 70% (nel 2011 quando il governo cominciò a fornirlo gratuitamente) a quasi zero.
Molti dei membri più eminenti della comunità scientifica che lotta contro il cancro insorsero immediatamente subito dopo la pubblicazione, non per contestare che le cavie avessero subito danni ma per la metodologia usata, non solo fu iniettata una dose di Gardasil mille (!) volte superiore a quella che si trova nel vaccino, ma addirittura in concomitanza venne somministrata una tossina che indebolisce la barriera emato-encefalica per permettere al medicinale di fluire nel cervello.
Gli autori dello studio non hanno accettato di buon grado il ritiro, nessuna ritrattazione da parte loro e affermano che quella metodologia è ampiamente usata negli studi.
La motivazione che Scientific reports dà per il ritiro (meglio tardi che mai) taglia però la testa al toro e corrobora la stessa valutazione che avrei fatto io da profano non laureato in medicina, afferma infatti che l’approccio sperimentale non supporta l’obiettivo dello studio.
Devo tradurre cosa significa? L’obiettivo dello studio era stabilire se il vaccino anti HPV può essere dannoso, non stabilire se potenzialmente il Gardasil può avere qualche effetto sulle cellule cerebrali, somministrarne una quantità spropositata e per di più con un aiuto (la tossina) per raggiungere il cervello falsa l’obiettivo dello studio che era stabilire se il vaccino (molto meno Gardasil) da solo (senza la tossina) potesse provocare danni.
Roberto Todini