“Innocui e sicuri. Obbligatori, tutti. Altrimenti non inseriscono il bambino al nido, denunciandoti. E ti tolgono pure la patria potestà.” Le perle di saggezza sulle vaccinazioni pediatriche si impiantano da sole, meglio di un allevamento di ostriche in mare aperto. Tante le dicerie, galleggianti intorno alla boa che i genitori (almeno quelli con approccio critico) devono superare, messa al mondo una nuova vita: vaccino si, vaccino no? Che fare?
Ai tempi delle ventilate radiazioni di Governo per i dottori dissidenti e della cacciata scolastica per gli alunni disobbedienti, alla ricerca del male minore è la mission dell’indagine di Eugenio Serravalle, medico pediatra autore del libro “Vaccinazioni, perché ho vaccinato i miei figli, ma non i miei nipoti” (Il Leone Verde), un’argomentata panoramica su opportunità storico-politiche, rischi e strategie di marketing applicate alla salute per promuovere farmaci (per quanti non lo sapessero: i vaccini tali sono!), corredata da statistiche epidemiologiche che dovrebbero far riflettere. Non solo mamma e papà.
“L’unica scelta è optare per il rischio minore – sostiene l’Autore – Oggi l’eventualità di reazioni avverse è maggiore della possibilità di contrarre le patologie per cui si viene vaccinati. Questo il punto del mio discorso: nessuno pretende che un genitore non vaccini, ma che scelga in piena consapevolezza tra due rischi.” Già, perché Serravalle scrive digiustezza senza cerchiobottismo, tralasciando pregiudizievoli assalti all’arma bianca contro i vaccini, puntando dritto sulle politiche sanitarie del vaccinatoio all’italiana, alla ricerca di un compromesso (in linea con gli standard occidentali) sulla linea sottile tra tutela pubblica della salute collettiva e integrità individuale del benessere. Così ripugna il catastrofismo (in termini planetari, Ebola mediatica insegna!), rifiuta il diasiease mongering (letteralmente ‘mercificazione della malattia’) e la pretesa di trattare soggetti sani (neonati di 3 mesi) alla stregua di malati. Sia chiaro: non c’entra la prevenzione (la meningite meningococcica, tanto per capirci, ha una probabilità di malattia simile allo scatenamento di un avvento avverso post infusione!), ma quello che non viene detto (lo sapevate? In Veneto nessun vaccino obbligatorio, nel resto d’Italia solo 4 e su 29 nazioni d’Europa, 15 non immunizzano forzatamente) e come regolarmente viene fatto da pediatri e ambulatori. Preferibilmente: tutto in una volta sola (esavalente, 6 supervaccini insieme!), stressando sistema immunitario del piccolo ricevente, con l’imbarazzante dose neurotossica di metalli tossici nei flaconcini (mercurio e alluminio) e la distorta informazione, o meglio, quel consenso disinformato che attanaglia le famiglie.
“Chiedete ai vostri amici che hanno appena vaccinato il loro bambino per quali malattie hanno praticato l’iniezione – chiosa il pediatra controcorrente – Non stupitevi se nella maggior parte dei casi non sanno rispondere. Non è colpa loro. La responsabilità è di chi non fornisce un’informazione adeguata.” Il muro di gomma. Da abbattere: svenimenti, shock anafilattico, convulsioni, morte, di solito in culla, nel sonno. Le testimonianze strazianti di genitori fantasma, silenti nel sottobosco dell’oblio dei dannati scomodi, nonostante la (tortuosa) legge sul diritto all’indennizzo datata 1992. L’assurda storia di Giacomo, morto 2 anni fa dopo un calvario seguito alle vaccinazioni. Oppure il buio opprimente sull’autismo, o le peripezie di Giorgio Tremante, padre di Marco e Andrea (morti dopo l’antipolio) e Alberto (cerebroleso dalla vaccinazione), fino alla folle escalation burocratica sopportata dal papà di Andrea, accolto nel Coordinamento Nazionale Danneggiati da Vaccino, rimpallato senza colpevoli tra Ministero della Salute e ASL per gli effetti collaterali di una puntura facoltativa, cioè io Stato non te l’ho mica imposta, tu padre hai acconsentito a fargliela fare = problemi vostri! Come se la fialetta incriminata l’avesse rifilata uno spacciatore anonimo e non prodotta da una ditta farmaceutica e poi somministrata in struttura pubblica.
La sintesi? Nel mezzo, trattare I vaccini esattamente come qualsiasi altro farmaco, valutando in coscienza vantaggi e svantaggi. Senza farsi prendere dal panico della radiazione o di chissà quali pene corporali inflitte al pubblico ludibrio per i dissenti. Dove – per dirla ancora con Serravalle – “se non vaccino, mi accollo un rischio. Ma se vaccino, me ne accollo uno diverso”. Soluzione amletica, più che fuori legge, fuori dal gregge.
Maurizio Martucci