L’Iran ha effettuato un attacco missilistico contro le basi aeree che ospitano le forze statunitensi in Iraq. Una vendetta per l’uccisione del generale Qasem Soleimani da parte degli Stati Uniti. Più di una dozzina di missili sono lanciati dall’Iran, missili che hanno colpito due basi militari, a Irbil e Al Asad, a ovest di Baghdad.
Il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Khamenei, ha affermato che l’attacco è stato “uno schiaffo in faccia” per gli Stati Uniti e ha chiesto nuovamente la fine della presenza degli Stati Uniti nel Paese.
L’attacco di questa notte rappresenta quello più diretto, da parte dell’Iran, agli Stati Uniti dallo stanziamento dell’ambasciata americana a Teheran nel 1979.
USA-IRAN: la fine della rappresaglia … per ora?
Dato il significato del generale Soleimani, personalità che in IRAN rappresentava una delle figure più importanti, un mito, una leggenda, uno che ha sempre condotto in prima linea ogni guerra in Medio Oriente contro i nemici occidentali, l’attacco missilistico contro le basi statunitensi in Iraq può essere considerata come una risposta “moderata”.
L’attacco è stato chiaramente programmato per causare il minor numero di vittime possibile. Inoltre, credo che sia gli Stati Uniti che l’Iran – nonostante il preoccupante fanatismo dei rispettivi esponenti politici più importanti – non desiderano convergere verso un conflitto più ampio.
Quindi, è questa la fine della rappresaglia dell’Iran? Solo il tempo lo dirà, ma è difficile veder cambiare la politica iraniana. Il successore di Soleimani, Esmail Ghaani, ha infatti promesso di cacciare gli Stati Uniti dalla regione, confermando le parole del leader supremo della rivoluzione islamica, l’ayatollah Ali Khamenei.
Quel che è certo, è che lo sconsiderato assassinio del generale Suleimani potrebbe aver chiuso la porta diplomatica tra USA e IRAN per molti altri decenni, e a pagarne le conseguenze, non saranno i burattinai di questo sanguinoso teatrino.
Andrea Umbrello