Nel nordest della Siria, un paese tristemente noto per essere piagato da anni dagli strascichi della sanguinosa guerra civile scoppiata nel 2011, continuano ancora oggi a consumarsi massicce violazioni dei diritti umani. A fronte della sconfitta del gruppo armato dello Stato islamico (ISIS), realizzata dalle Forze democratiche siriane (SDF) insieme al supporto di una coalizione guidata dagli USA in Siria, 56.000 persone sono state poste in regime detentivo.
Il recente repot di Amnesty International “Conseguenze. Ingiustizia, torture e morti in detenzione nel nordest della Siria” testimonia le condizioni inumane dei centri di detenzione in cui sono rinchiusi 11.500 uomini, 14.500 donne e 30.000 minori.
Nel documento viene inoltre denunciato a gran voce il coinvolgimento degli USA in Siria durante la costruzione del sistema detentivo: il governo americano avrebbe violato l’art.1 comune alle Convenzioni di Ginevra relativo al rispetto del diritto umanitario in ogni circostanza, i diritti umani delle persone sotto il suo effettivo controllo e il principio di non-refoulement.
Chi sono le vittime della detenzione
Il sistema detentivo siriano trattiene persone sospettate di avere gradi di affiliazione variabili all’ISIS. Il report indica come un numero sconosciuto di individui posti a regime detentivo abbia effettivamente commesso dei crimi ai sensi del diritto internazionale o abbia ricoperto posizioni di potere nel cosiddetto califfato.
Tuttavia, moltissime delle persone trattenute sono in realtà vittime degli atroci crimini commessi dall’ISIS o del traffico di esseri umani: fra queste troviamo donne sottoposte a matrimoni forzati con membri del gruppo armato e ragazzi costretti ad arruolarsi contro la loro volontà. I 30.000 minori rinchiusi in questi campi rappresentano la più alta concentrazione di bambini arbitrariamente privati della loro libertà in qualsiasi parte del mondo.
A questi innocenti si aggiungono le migliaia di siriani e iracheni che non hanno nessun tipo di legame con l’ISIS ma che, essendo fuggiti dall’espansione del califfato, si trovano nei campi per rifugiati nel nordest del paese che oggi sono stati trasformati in centri di detenzione. Quello siriano è un sistema che senza dubbio perpetua le violazioni dei diritti umani di chi è anche solo sospettato di essere affiliato allo Stato islamico, senza però fornire alcuna riparazione alle vittime del gruppo armato.
Le atrocità del sistema di detenzione
Molti di questi detenuti si trovano in condizioni disumane e spesse volte sono privati di cibo, acqua e cure mediche. Il report menziona una virulenta epidemia di tubercolosi che, nel 2023, ha causato la morte di uno o due detenuti alla settimana nella struttura di Panorama. La maggior parte degli internati è stata sottoposta a torture o altri maltrattamenti, tra cui: umiliazioni, percosse, mantenimento di posizioni di stress, scosse elettriche e violenza sessuale. Oltre che rappresentare massicce violazioni dei diritti umani dei dentuti, tutto questo ha portato alla morte di centinaia di persone.
Commentando i fatti, la Segretaria generale di Amnesty International Agnés Callamard ha dichiarato:
“I minori, le donne e gli uomini che si trovano nei campi e nelle strutture detentive subiscono una crudeltà e una violenza scioccanti. Il governo statunitense ha avuto un ruolo centrale nella creazione e nel mantenimento di questo sistema detentivo, che ha prodotto centinaia di morti evitabili e ora deve avere un ruolo nel cambiarlo”.
Il ruolo degli USA in Siria
Il coinvolgimento degli USA in Siria nel periodo di creazione del sistema detentivo nel nordest paese è stato esteso e di rilievo. Per quasi un decennio, gli Stati Uniti hanno finanziato le SDF e fornito supporto militare, contribuendo alla sconfitta territoriale dell’ISIS nel 2019. Durante questo periodo, la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha partecipato allo screening dei detenuti e alla raccolta di dati biometrici. Dopo la sconfitta dell’ISIS, le operazioni militari USA e della coalizione hanno portato a nuove detenzioni.
Alla luce del ruolo cruciale degli USA nell’istituire e sostenere il sistema di detenzione, Amnesty ha concluso che Washington ha probabilmente violato i suoi obblighi ai sensi dell’Articolo 1 comune alle Convenzioni di Ginevra, in quanto non ha garantito il rispetto del diritto umanitario internazionale da parte delle autorità autonome nel nordest della Siria.
Inoltre, il report ha evidenziato diverse violazioni dei diritti umani e del principio di non-refoulement da parte degli Stati Uniti stessi, inclusi casi in cui detenuti sono stati trasferiti a forze alleate, come quelle irachene e saudite, senza la garanzia di un trattamento rispettoso dei diritti umani.