Ursula von der Leyen taglierà i fondi ai paesi omofobi dell’UE

Ursula von der Leyen taglierà i fondi ai paesi omofobi dell'Unione

La Presidente della Commissione Europea nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione punzecchia l’Europa dell’Est. Ursula von der Leyen sarebbe infatti intenzionata a tagliare i fondi ai paesi omofobi.

Lo ha confermato soprattutto durante numerose interviste. La Presidente non solo è intenzionata a tagliare i fondi dei paesi omofobi che non rispettano i diritti delle persone della comunità LGBTQ+ ma sarà anche pronta ad intraprendere vie giudiziarie.

La discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale non ha assolutamente posto nell’UE e finché è in mio potere combatterò contro di essa. Taglierò la distribuzione dei fondi e porterò i paesi in questione davanti la Corte Europea.

Queste le sue parole riguardo la questione dei diritti sociali della comunità facendo vacillare alcuni paesi dell’Europa dell’Est come la Polonia e l’Ungheria. A preoccupare sono anche le parole riguardo le adozioni da parte di coppie omosessuali visto che l’Italia è sprovvista di una legge al riguardo.

Sono pronta a combattere per far riconoscere a livello giuridico le famiglie arcobaleno. Le famiglie LGBTQ+ devono essere riconosciute in ogni singolo angolo dell’Unione.

Omofobia nell’ Europa del 2020

Ursula von der Leyen si riferisce sicuramente ad alcuni fatti accaduti in Ungheria e Polonia. Il 2020 non è stato un anno semplice soprattutto per la comunità LGBTQ+ che si è vista privata di diversi diritti. Infatti dal 3 Aprile 2020 in Ungheria le persone transgender non possono modificare il proprio sesso nel registro civile e nell’atto di nascita. Questa una delle tante penose leggi del presidente Viktor Orban. Intanto la Polonia, conosciuta per la sua spiccata omofobia e xenofobia, fa nascere delle zone “LGBT Free” nelle quali si assicura non esistono persone della comunità. Un altro episodio altrettanto infelice è quello accaduto in piazza a Varsavia dove sono state arrestate diverse persone durante una protesta per i diritti LGBTQ+. Tra gli arresti anche un attivista italiano. Questi atti violenti hanno portato a scontri tra protestanti e le squadre armate della polizia. Intanto in Italia uno studio rivela che la discriminazione delle persone LGBTQ+ in ambito lavorativo è più diffusa di quanto si pensi. Il 2020 ha sicuramente insegnato all’Unione che ci sono ancora molti passi avanti da fare per rendere la nostra Eurozona libera da ogni discriminazione.

Giovanni Mario Capolongo

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