“La crisi climatica è qui” “Dobbiamo agire”, sono queste le parole del presidente statunitense Joe Biden a seguito dell’uragano Ida che ha devastato l’altro ieri New York, New Jersey, Pennsylvania and Connecticut.
Si conclude con un tale appello il comunicato rilasciato dalla Casa Bianca il 2 settembre:
Gli ultimi giorni dell’uragano Ida e degli incendi nell’Occidente e le inondazioni improvvise senza precedenti a New York e nel New Jersey sono un altro promemoria del fatto che queste tempeste estreme e la crisi climatica sono qui.
Dobbiamo fare. Dobbiamo essere preparati molto di più. Dobbiamo agire.
L’uragano Ida a New York
Attualmente sono 45 le vittime provocate dall’uragano Ida, che ha causato forti inondazioni in tutta la costa nordorientale degli Usa. In particolare New York e New Jersey risultano essere gli Stati più colpiti. Tra le 20.51 e le 21.51 di mercoledì ora locale sulla città di New York sono cascati 80,01 mm di pioggia. Una quantità impressionante e mai vista prima (così come afferma il sindaco Bill de Blasio). Per usare un’immagine quantitativa di La Stampa, una quantità d’acqua pari a 50 mila piscine olimpiche è caduta in cinque ore nel Central Park di Manhattan.
Metro e servizi paralizzati, danni e divieti di circolazione. Per la prima volta nella storia il National Weather Service ha dichiarato lo stato di emergenza a causa di alluvioni a New York. Anche se erano previste delle perturbazioni abbastanza forti, poichè l’uragano Ida saliva dagli Stati Uniti meridionali, dove si era abbattuto domenica, secondo Hocul (governatrice dello stato di New York) “questo è molto più di quanto ci si aspettasse”.
I video e le immagini che circolano sui social fanno impressione
Nel frattempo, nell’Atlantico si sta imbattendo la tempesta Larry che potrebbe causare un uragano ancora più volento.
La traumatica inondazione nel Nordest mostra i limiti dell’adattamento al cambiamento climatico. E gli esperti dicono che potrà andare solo peggio. Gli esperti denunciano da un lato i pochi fondi investiti per prepararsi a questi “shocks” climatici. Dall’altro il fatto che ci sono evidenti limiti con cui tutti gli Stati e il mondo intero devono confrontarsi.
Biden si mostra consapevole di dover avviare un grosso e storico piano di investimenti infrastrutturali per tenersi più preparati verso futuri incendi, tempeste violente e inondazioni che “accadranno con una frequenza e ferocità sempre maggiore”.
“Non c’entra nulla con la politica” “ma è una questione di vita o di morte” “riguarda tutti”. Parole che Biden ha indirizzato al popolo statunitense, ma che ben si adattano a un contesto globale. Perchè è importante esser consapevoli che “questa è una delle più grandi sfide del nostro tempo”. Ma una sfida che riguarda tutti, non solo chi è ora più colpito. E per quanto sia importante la prevenzione dai futuri e funesti eventi climatici a cui saremo (e siamo) tutti soggetti, chi più e chi meno, sarebbe d’obbligo e quanto più opportuno, spingere e sollecitare con la massima priorità un dialogo e un’azione collettiva e globale contro l’emergenza climatica.
I problemi del cambiamento climatico non sono più alle porte, “sono qui”.