Upskirting, quando la tecnologia facilita la molestia sessuale

Fonte: http://27esimaora.corriere.it

Si sta diffondendo ad una velocità terribilmente preoccupante una nuova molestia sessuale, praticata soprattutto durante i concerti: l’ “upskirting”, che letteralmente significa “spiare sotto la gonna”, consiste proprio nella vile pratica di fare foto dal basso così da fotografare ciò che il vestito o la gonna nascondono.




Tra le vittime illustri figura pure l’attrice Emma Watson che durante il suo diciottesimo compleanno ne è rimasta vittima, come ha raccontato in un’intervista: “Mi ricordo che quando sono uscita dalla festa i fotografi si sdraiarono per terra e scattarono delle fotografie sotto la gonna che furono pubblicate sui giornali il giorno dopo. Se l’avessero fatto 24 ore prima sarebbe stato illegale ma siccome ero maggiorenne nessuna legge poteva fermarli”.

Il fenomeno, negli ultimi tempi, sta coinvolgendo sempre più donne tanto che recentemente Gina Martin ha denunciato un ragazzo che le aveva fotografato le parti intime durante il British Summer Time music festival: “Era l’8 luglio ed ero in mezzo alla folla in fila ad Hyde Park. Ridevo con mia sorella. Due uomini erano vicino a noi e, dopo averci offerto delle patatine, diventarono molto sfrontati. Uno di loro si è avvicinato a me e deve essere successo allora che ha messo il telefono tra le mie gambe e ha scattato delle foto”. “Io non mi sono accorta di nulla – ha aggiunto la ragazza – finché con la coda dell’occhio non ho visto l’uomo che guardava delle foto sul telefonino e rideva. Ho riconosciuto le mie mutande!

La ragazza è riuscita a prendergli il telefonino, dopo essere scappata, e a presentare una denuncia contro l’uomo ma il “bello” deve ancora arrivare: la Polizia le comunica che non possono agire perché le foto non possono essere ritenute una molestia in quanto le parti intime non vengono riprese visto che la ragazza indossava biancheria intima. Gina ovviamente ha espresso tutta la sua incredulità in merito alla presa di posizione della Polizia: “Se avessi scelto di non portare la biancheria intima l’uomo sarebbe stato perseguito per quanto assurdo possa apparire”.

Però la Martin non molla, tanto da condividere una foto su Facebook dove vengono ripresi i due uomini e dichiarando che “Volevo imbarazzarli. Volevo che qualcuno mi dicesse dove erano”. Ma ciò che la ragazza non si aspettava è che in poco tempo il post è stato condiviso da migliaia di utenti sia su Facebook che su Twitter.

Inoltre ha ricevuto il sostegno di tantissime donne, altre hanno condiviso esperienze terribili tanto quanto la sua. Da lì la decisione finale della ragazza: lanciare una petizione su Care2 per spingere la Polizia a riaprire il caso e in pochissimo tempo ha raccolto 50mila firme.

Una molestia che abusa dell’intimità e della dignità di ogni persona, perché ogni ragazza violata è un passo indietro per l’essere umano e un passo in avanti per la mentalità retrograda che vede un soggetto libero di imporre il proprio volere su un altro individuo, senza tenere conto dell’ altrui autonomia e inviolabilità.

                                                                                                                                Dorotea Di Grazia

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