Uomo forte: perché il patriarcato piace tanto

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Uomo forte: fondamentalmente anti-casta, spesso pragmatici, a volte violenti. In questa categoria, chi più e chi meno, ci rientrano quasi tutti i leader politici del momento e “uomo forte” è diventato simbolo di “buon governo”.

Ma di cosa parliamo quando parliamo di uomo forte?

L’identikit dell’uomo forte

Quando si parla del concetto di uomo forte, si parla di persone ben precise.

Senza riferirci necessariamente alle dittature del secolo scorso, che fanno anche queste parte di tale categoria, gli “uomini forti” sono politici, spesso conservatori, dai toni bruschi, pragmatici e a volte violenti. Uomini che costruiscono la propria immagine di forza basandosi sul concetto di “capofamiglia“.

A un primo impatto può non suonare troppo strano: dopotutto la famiglia è una microsocietà. Una persona che si proclama come un buon pater familias si presenta come in grado di empatizzare con le famiglie e di poter esaudire le loro richieste, attuandole come farebbe un capofamiglia nella sua microsocietà.

L’uomo forte insiste molto sui valori tradizionali: sia quelli familiari, con lui come capofamiglia, sia i valori religiosi, di cui si proclama portavoce.

La religiosità è un altro elemento molto importante, che suscita empatia da una parte dell’elettorato. Questo lo porta a diventare come “quello da scegliere se si è credenti“. Non è una cosa puramente cristiana: se Trump e Salvini si appellano al Dio cristiano, Erdogan fa lo stesso con l’Islam, riportando la Turchia indietro di decenni.

L’uomo forte crede solidamente nell’ideale di un politico duro, che non fa compromessi e agisce in modo pragmatico. Che vuole avere sempre ragione e non accetta il dibattito.

Il suo approccio si basa su una semplificazione dei problemi.
Deve fare in modo che tutto sembri molto più semplice – e alla sua portata; facendo in modo che la gente pensi che lui abbia tutte le risposte, estremamente semplici ed attuabili.

L’uomo forte deve dimostrare che sono gli altri a ostacolarlo. Perciò tende a spostare il focus dai suoi errori ai rivali – membri della casta statica contro cui si oppone- che ostacolano le sue buone intenzioni.

Se vuoi governare, non fare “la femminuccia”

L’uomo forte, per sua natura conservatore, non potrà mai essere a favore di leggi che consentano uno stile di vita diverso da quello tradizionale. È spesso e volentieri omofobo. La sua omofobia, più che per una credenza religiosa, nasce dal contrasto di una maschilità libera dai pregiudizi contro quella maschilità tossica di cui il nostro uomo forte si sente rappresentante.

L’esistenza di altri tipi di maschilità mette in crisi la scala valoriale dell’uomo forte, abituato all’arroganza pura e all’essere padrone, all’ostentazione della forza e alla violenza.

Inoltre, essendo il suo potere basato molto sulla sua virilità e sul suo ruolo di uomo a capo della famiglia, non è strano supporre che sia anche misogino. L’uomo forte non concepisce che una donna possa incarnare le qualità di leadership da lui considerate fondamentali.

Molto spesso l’uomo forte, essendo frutto di un pensiero patriarcale, utilizza come arma proprio la sua maschilità tossica. Non per niente è molto forte il legame con le forze dell’ordine, che si basa sulle stesse sovrastrutture sociali legate alla violenza e alla forza bruta. Secondo lui, tutti i problemi potrebbero essere risolti con l’utilizzo della forza. La dialogica, il compromesso, la trattativa sono viste puramente come perdite di tempo.

Questo può esemplificarsi nelle questioni politiche, militari, ma anche economiche e sociali, dove agiscono principalmente d’istinto e ignorando alleati e consiglieri.

Al suo elettorato questa forza rassicura. Dà un’idea di protezione, di risolutezza. Se fosse stata una donna ad avere un atteggiamento di questo tipo, sarebbe stata etichettata come instabile, inadatta, nevrotica. Cosa che già avviene con molte leader al femminile, anche quando non hanno nessuna di queste caratteristiche.

Alcuni esempi di “uomini forti”

La politica – nazionale e non – è piena di soggetti che si rifanno a questo tipo di maschilità. In Italia, Salvini è l’esempio più lampante, con il suo atteggiamento pragmatico, il legame con la famiglia, la tradizione cattolica e il supporto continuo alle forze dell’ordine.

Si potrebbe teorizzare che anche i governatori Zaia e De Luca si possano inserire in questa categoria, per via del loro pugno di ferro. A differenza di Salvini, però, il loro pragmatismo è concreto e non ha matrice ideologica. Non hanno richiami a culture tradizionaliste e non li cercano.

Dal punto di vista della politica estera, questa figura è ben presente nell’Est – da Putin a Orban – e in quasi tutti i paesi europei si può individuare un politico in questo filone, solitamente nella destra estrema.

Forse il più grande esempio di “uomo forte” è Donald Trump: misoginia -con testimonianze di vari reati sessuali – repressione delle proteste, egocentrismo, continui richiami alla forza e agli ideali della famiglia tradizionale e cristiana.

Donald Trump e Matteo Salvini sono due esempi, non gli unici, di uomo forte. Entrambi esempi di maschilità tossica in politica.

Giulia Terralavoro

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