Mettete ordine nelle vostre vite, cari uomini: sciogliete i nodi, semplificate i conflitti, fatevi due domande e magari datevi anche delle risposte
Cari uomini, se avete dei problemi con voi stessi, col vostro lavoro, se non vi sentite appagati, soddisfatti o entusiasti della vostra vita, risolvete i vostri problemi. Mettete ordine nelle vostre vite, sciogliete i nodi, semplificate i conflitti, fatevi due domande e magari datevi anche delle risposte. E poi, solo allora, tornate da noi. Per favore.
Alcuni uomini insoddisfatti di se stessi, di ciò che hanno (o non hanno), della propria vita o del proprio lavoro, tendono a sfogare la loro rabbia sulle proprie donne: madri, fidanzate, mogli, ridotte a mere valvole di sfogo per le frustrazioni maschili. Ragionando in modo macroscopico, la rabbia, l’aggressività e la violenza degli uomini nascono quando non funziona il potere. Spesso chi esercita violenza (fisica e/o psicologica) – per esempio nella coppia – non sente di avere abbastanza potere nei confronti della società, in campo professionale, nei rapporti interpersonali o con la propria compagna.
È a questo punto che i toni accesi e il linguaggio violento hanno come solo ed unico scopo quello di umiliare, mortificare qualcuno che, forse, in fondo, si ritiene migliore di sé. Ed è a questo punto che il rapporto di coppia si incrina vertiginosamente, generando sofferenza e conflitto nella persona che si ha accanto. A nulla serve chiedere scusa, a nulla serve ripetere che si cercherà di migliorare, di evitare sfoghi d’ira e di arrabbiarsi per un nonnulla.
L’aggressività manifestata e la rabbia vomitata addosso alla propria donna non sono quindi più adducibili ad improvvisi e temporanei attimi d’ira. In questi momenti l’uomo è lucido, deciso e ha chiaro in mente l’obiettivo da raggiungere: mortificare, umiliare, distruggere. Perché è facile maltrattare, è facile urlare, è facile bistrattare quando siamo solo concentrati su noi stessi, sulla nostra rabbia, sui nostri bisogni, sui nostri desideri.
Ma quanto è difficile riflettere su se stessi, mettere in dubbio le proprie azioni, riconoscere che il problema non è all’esterno ma dentro di noi?
A quanto pare, molto.
Annachiara Cagnazzo
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