La notizia l’avrete letta, forse. La magistratura di sorveglianza ha confermato il 41 bis ad Alfredo Cospito, confermando la determinazione a punire oltre ogni limite, con ergastolo e un regime dei più spietati, un anarchico, che non ha ucciso nessuno. Strage aggravata, si è deciso, per un’azione dimostrativa che, per quanto condannabile, non ha fatto vittime, che non ha fatto un graffio ad alcuno. Ma tant’è. Una pena smisurata e difficile da capire e accettare se chiudere Cospito in quella tomba che è il 41 bis significa assimilare i rapporti fra anarchici ai rapporti fra affiliati alla criminalità organizzata, mentre per protesta contro tanta assurdità Alfredo Cospito continua lo sciopero della fame che mette ora a rischio la sua vita.
E’ cosa che si commenta da sé e inquieta pensare alla pericolosa deriva giustizialista che sottende. Ed è cosa a cui non dovremmo essere indifferenti. Perché se è la nostra democrazia che ne viene corrosa… ognuno di noi è chiamato in causa.
Per questo vogliamo segnalare fra le voci che si levano contro tutto questo, l’iniziativa di due attivisti per i diritti umani, Delfina Unno Pastalunghi e Umberto Baccolo, che hanno indetto uno “sciopero della fame a staffetta in solidarietà a Cospito contro il 41bis e l’ergastolo ostativo”.
E ben venga questa iniziativa nonviolenta che, accompagnando Cospito nel suo sciopero della fame, “spinga a riflettere su disumanità ed incostituzionalità di ergastolo ostativo e 41bis, chiedendo la loro abolizione in linea generale, e nello specifico la non applicazione a Cospito, che sicuramente se ha commesso reati è giusto li paghi, ma non così tanto ed in modo così disumano e sproporzionato”.
Le adesioni sono aperte qui.
E si andrà avanti finché Alfredo Cospito andrà avanti col suo digiuno.
L’invito a tutti, a singoli cittadini e a associazioni, partiti e realtà che si occupano di giustizia e sociale di aderire e partecipare in qualsiasi modo a questa iniziativa. Nella speranza di smuovere le cose, prima che Cospito si lasci morire, per contestare una giustizia che si fa fatica a riconoscere tale.
E un’immagine viene alla mente. L’ispettore Javert. Creato da Victor Hugo per I Miserabili. Javert, antagonista principale del romanzo, poliziotto che ha consacrato la sua vita al lavoro e alla sua idea di “giustizia”, che tutta la vita perseguita Jean Valjean, l’ex galeotto, che era stato ingiustamente condannato a una pena enorme per un lieve reato, e che pure tanto bene ha poi compiuto. Javert lo vuole in prigione, ostinatamente. Javert cui a un certo punto Jean Valjean salva la vita e che quindi, pure stupendosi di se stesso, lascia libero. E poi si uccide, non riuscendo a conciliare il suo ruolo di tutore della legge con la riconoscenza che pure deve all’uomo che ha inseguito tutta la vita.
Ecco, cosa viene da pensare a margine della vicenda di Cospito e alla forzatura estrema della sua condanna, che ha più un sapore “politico”, di negazione e condanna estrema di un pensiero che si pone ai margini del pensiero dominante: viene da pensare a un’idea di legge che alla fine uccide se stessa.