Un’iniziativa unica nel panorama accademico italiano
L’Università di Torino ha annunciato il primo corso interdisciplinare di Queer Studies in Italia, segnando una svolta significativa nell’approccio accademico alle tematiche di genere e orientamento sessuale. Il corso, che partirà nel secondo semestre dell’anno accademico 2024-2025, sarà erogato interamente in inglese e sarà accessibile a tutte le studentesse e gli studenti dell’ateneo.
Formalmente inserito nel corso di laurea in Global Law and Transnational Legal Studies del Dipartimento di Giurisprudenza, il corso intende affrontare una vasta gamma di argomenti con un approccio trasversale e interdisciplinare.
Struttura del corso e tematiche affrontate
Con 18 lezioni distribuite su 6 crediti formativi, il corso di Queer Studies vedrà la partecipazione di accademici di fama internazionale, esperti provenienti da altre università italiane e straniere, nonché figure del mondo professionale e della società civile. Tra i temi principali trattati figurano la teoria queer, la storia del movimento LGBTQI+, le identità di genere e la transessualità, la medicina di genere, il rapporto tra cristianesimo e omosessualità, e l’intersezionalità tra disabilità, sessualità e abilismo.
Le lezioni del corso di Queer Studies esploreranno anche argomenti innovativi come le nuove forme di famiglia e genitorialità LGBTQI+, la gender architecture, i bias di genere nell’economia, e la rappresentazione LGBTQI+ nei media, nel cinema e nel teatro. Questa varietà di argomenti riflette l’intenzione di costruire un programma che miri a fornire una comprensione critica e inclusiva delle dinamiche sociali e culturali contemporanee.
La risposta dell’Università alle sfide contemporanee
Antonio Vercellone, docente di diritto privato e titolare del corso, ha spiegato l’obiettivo dell’iniziativa: il corso di Queer Studies propone un insegnamento valido su temi di cui purtroppo si parla poco o che sono vittime di stereotipi e discriminazioni. Temi come questi sono molto utili a formare in studenti e studentesse un sapere che possa dirsi critico.
Secondo Vercellone, «in Italia in questo momento ci sono molte discussioni su questi temi, spesso cannibalizzate da logiche politiche di parte che rischiano di banalizzare e non far comprendere la complessità», come ha spiegato a Repubblica. Questo corso intende invece promuovere un dibattito rigoroso e fondato scientificamente, contribuendo a superare pregiudizi e stereotipi.
La lezione inaugurale: un segnale di resistenza
Il 17 febbraio 2025, al Campus Luigi Einaudi, il professor Federico Zappino, uno dei principali esperti italiani di teoria queer, terrà la lezione inaugurale del corso su Queer Studies. Questo evento assume un significato simbolico, soprattutto in considerazione dei recenti attacchi politici subiti dal docente per il corso che tiene all’Università di Sassari.
Con questa inaugurazione, si vuole sottolineare anche l’importanza della libertà accademica e come nessuno stereotipo, discriminazione o minaccia interna o esterna possano agire e limitare il sapere delle future generazioni.
Il valore dell’interdisciplinarità
Il corso rappresenta un tentativo pionieristico di integrare le Queer Studies nel contesto accademico italiano, ispirandosi alle esperienze consolidate di altri paesi europei e del mondo anglosassone, dove questi studi sono diffusi fin dagli anni ’70.
Attraverso un approccio autenticamente intersezionale, il corso vuole fornire strumenti metodologici innovativi per comprendere e decostruire dinamiche di potere legate a genere, orientamento sessuale, razza, disabilità e altri fattori di esclusione sociale.
Un contesto politico e sociale controverso
L’introduzione del corso all’Università di Torino, già protagonista di decisioni concrete e forti contro la decadenza di valori che possano dirsi di uno Stato di diritto, arriva in un momento di forte polarizzazione politica e sociale in Italia.
Sebbene iniziative come questa rappresentino un progresso verso una maggiore inclusività, non sono prive di critiche. Alcuni detrattori hanno definito il corso come una forma di “propaganda gender,” un’accusa che Vercellone respinge fermamente. L’ennesima etichetta, che punta a criminalizzare una fetta della società costantemente e sistemicamente discriminata. Il concetto di propaganda gender è infatti figlio di campagne elettorali basati su qualunquismo e stigmatizzazione, che altro non fanno che accrescere odio indiscriminato e dinamiche maschiliste di potere.
Un laboratorio di idee per il futuro
L’Università di Torino, grazie anche al contributo del CUG (Comitato Unico di Garanzia) e del CIRSDE (Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere), si propone come apripista nel panorama accademico italiano.
L’iniziativa non si limita a offrire una formazione accademica, ma aspira a diventare un laboratorio di idee e confronto, capace di influenzare positivamente il dibattito pubblico e le politiche sociali. In un momento in cui le questioni di genere e inclusività sono al centro di accese discussioni, il corso di Queer Studies rappresenta un importante passo avanti verso una società più equa e consapevole.