Da più di un mese, i rappresentanti degli studenti dell’Università per Stranieri di Perugia chiedono all’Ateneo soluzioni per un ritorno in aula garantito a tutti.
Proviamo a capire cosa sta succedendo nella storica Università perugina. Quali sono le proposte della rappresentanza? E cosa significherebbero altri mesi di didattica erogata esclusivamente online (a una parte consistente degli iscritti) per questa piccola comunità di circa mille studenti?
È in atto dalla fine di luglio un braccio di ferro con la vostra Università. Ci spiegate le ragioni della protesta?
La nostra protesta nasce dalla decisione dell’Ateneo, a mio parere discriminatoria, di adottare una didattica mista per le sole matricole e una didattica online per gli studenti già immatricolati negli anni precedenti. La decisione ci è stata motivata come scelta “politica”. Infatti, non è mai stata effettuata un’analisi degli spazi che verificasse la possibilità, sulla base del numero di studenti frequentanti, di un ritorno in aula nella nostra Università.
Queste decisioni ci sembrano cieche e ingiuste nei confronti degli studenti già iscritti, i quali, trovandosi costretti a frequentare da casa, e senza beneficiare, peraltro, di una rimodulazione della tassazione, perderebbero buona parte di ciò che un’università pubblica dovrebbe offrire. In questi mesi estivi abbiamo richiesto più incontri alla governance dell’Ateneo. E malgrado la Direzione del Dipartimento continui a mostrarsi sorda alle nostre richieste, abbiamo ricevuto segnali di apertura da parte dei delegati della Rettrice. Durante l’ultimo incontro del 27 agosto, infatti, è stata prospettata la possibilità di un ritorno in aula per il 50% degli insegnamenti dei secondi e dei terzi anni.
Nonostante rimanga un discrimine, in quanto le matricole avranno la possibilità di frequentare il 100% dei loro insegnamenti, auspichiamo che queste aperture si traducano in realtà (senza la collaborazione del corpo docente rischiano di essere solo parole al vento). I tempi sono fin troppo maturi e siamo ancora in attesa di risposte definitive. Se la nostra voce continuerà ad essere inascoltata, saremo pronti a non iscriverci al prossimo anno accademico.
Gaia Belardinelli, referente di corso
Quali sono le vostre proposte per un ritorno in aula in sicurezza?
Mettendo in atto alcuni interventi saremmo in grado di offrire a tutti una didattica mista.
Innanzitutto, potremmo evitare gli assembramenti che si registrano in certe fasce orarie sfruttando le uscite esterne delle aule.
Inoltre proponiamo:
– la sanificazione quotidiana degli spazi interni;
– l’installazione di termoscanner in tutti gli ingressi degli edifici;
– l’adeguamento tecnologico di alcune aule per garantire lo streaming di tutte le lezioni;
– la prenotazione online dei posti disponibili nelle varie aule una volta stabilita la capienza massima di ognuna (tenuto ovviamente conto del metro di distanziamento).
Marius Daniel Langa, rappresentante di corso
Se il vostro Ateneo confermasse le scelte iniziali, quali ripercussioni ci sarebbero sulla rappresentanza e sulla comunità studentesca della Stranieri?
Laddove la governance dell’Ateneo decidesse di confermare queste proposte, sarebbe l’Unistrapg stessa ad essere danneggiata. Noi studenti siamo la linfa vitale dell’Università, perciò i vari Organi di Ateneo dovrebbero fare di tutto per individuare soluzioni in linea con le nostre esigenze.
Se si decidesse di offrire una didattica in presenza esclusivamente alle matricole, la loro sarebbe un’esperienza universitaria mutilata dall’assenza di un Collegio dei Rappresentanti. Inoltre sarebbero privati di quelle preziose sinergie con studenti iscritti ad altri anni di corso.
Vorrei sottolineare anche il disappunto che questa vicenda ha suscitato nella maggioranza degli studenti, che hanno deciso di iniziare uno sciopero delle iscrizioni finché non sarà garantito loro un più equo trattamento.
Il nostro obiettivo è quello di mantenere alto il nome della nostra Università, e siamo sicuri che queste scelte si rivelerebbero nel corso del tempo errate e dannose.
Ivan Garofalo, rappresentante di corso
Come spiegate il generale disinteresse dei media e del governo per un ritorno in aula nelle università italiane?
Ancora una volta sembra che abbiano vinto le ragioni economiche, e che l’istruzione, anche quella universitaria, sia stata usata solo come strumento di scontro politico.
Ancora una volta si prendono decisioni in nome dei giovani senza ascoltare veramente le loro ragioni e le loro esigenze. E fa male vedere riaperta ogni tipo di attività commerciale, comprese sale giochi e discoteche, e accorgersi, allo stesso tempo, che si fatica così tanto a trovare soluzioni per riaprire in sicurezza le università.
Purtroppo, per quanto riguarda la realtà del nostro piccolo ma storico Ateneo, si è cercato di rispondere ad una situazione straordinaria con soluzioni ordinarie (e secondo noi carenti).
Luca Merico, Presidente Collegio dei Rappresentanti
Sara Carera, Nucleo di Valutazione
Simone Rosi