Una decisione storica scuote il mondo accademico italiano: importante è stata la decisione dell’Università di Torino contro Israele, che ha votato e confermato la volontà di sospendere la collaborazione con le università israeliane in segno di protesta contro lo stato di occupazione e genocidio in Palestina e le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele.
La mozione, approvata dal Senato accademico con un solo voto contrario, fa dell’Università di Torino la prima istituzione accademica in Italia a prendere una posizione così netta contro la complicità con lo stato di Israele. La decisione è stata salutata con entusiasmo dagli studenti che da settimane protestavano contro la collaborazione dell’ateneo con Israele.
Ma la scelta presa dall’Università di Torino contro Israele e l’intero campo della ricerca tecnologica, apre anche un acceso dibattito sulla libertà di ricerca e sul ruolo delle università nel contesto di conflitti internazionali. Sotto la spinta degli studenti, il Senato accademico dell’Università di Torino ha votato una mozione che sospende la partecipazione al bando Maeci 2024 del Ministero degli Affari Esteri per la cooperazione scientifica con Israele.
La decisione dell’Università di Torino contro Israele è stata presa “visto il protrarsi della situazione di guerra a Gaza” e la possibilità che i finanziamenti possano essere utilizzati per sviluppare tecnologie a duplice uso, sia civile che militare.
La protesta degli studenti dell’Università di Torino contro Israele
La protesta del corpo studentesco dell’Università di Torino contro Israele ha iniziato ad essere più preponderante ad inizio febbraio, quando il Ministero degli Affari Esteri ha pubblicato un bando per la presentazione di progetti di ricerca congiunti tra Italia e Israele.
Verso la fine di febbraio, un importante e folto gruppo di accademici italiani scrive una lettera aperta per chiedere la sospensione del bando, denunciando la violazione del diritto internazionale e umanitario da parte di Israele, oltre alla complicità con il genocidio palestinese.
Ieri, martedì 19 marzo, gli studenti di alcuni collettivi autonomi e organizzati, come Cambiare Rotta e Progetto Palestina, hanno interrotto la seduta del Senato accademico dell’Università di Torino per chiedere all’ateneo di sottoscrivere la lettera aperta – firmata già da 1700 accademici – e di sospendere la collaborazione con le università israeliane. Gli studenti hanno denunciato la complicità dell’Università di Torino con il “genocidio” in corso a Gaza e hanno chiesto che l’ateneo non si renda complice di questa violazione del diritto internazionale.
La risposta dell’Università di Torino contro Israele
Sempre nella giornata di ieri, il rettore Stefano Geuna ha inizialmente risposto che l’Università avrebbe discusso la lettera “al momento opportuno”. Il rettore dell’Università di Torino ha messo la mozione degli studenti al voto e, dopo la votazione, il senato accademico ha deciso di sospendere la partecipazione al bando 2024 del Ministero degli Affari Esteri e di determinare una chiara posizione dell’Università di Torino contro Israele. La mozione è stata approvata con un solo voto contrario e due astensioni.
La scelta dello stop alla collaborazione dell’Università di Torino contro Israele pone l’istituto piemontese tra i primi ad aver fatto questo passo così radicale e, finalmente, concreto per fermare qualsiasi forma di violenza, usurpazione e devastazione che lo Stato sionista sta infliggendo nella Palestina e Cisgiordania occupate.
Inoltre, questo è un importante passo in avanti per portare avanti il dibattito sul genocidio palestinese e per aprire la questione anche nelle aule universitarie, contro ogni tabù. Quella di ieri è la vittoria contro i “saperi neutri” che le università tanto millantano, contro le bandiere bianche e contro una pace che non è mai abbastanza, e che, dichiara solo guerra. La vittoria di ieri è l’inizio di un’Italia che gli studenti vogliono cambiare, per portare avanti nell’ipocrita mondo occidentale l’esempio della resistenza palestinese e dire che non ci sarà mai una vera pace sotto l’occupazione di uno Stato sionista, imperialista e fascista.
In Europa, invece, contrariamente all’Italia, ci sono state una serie di Università che hanno interrotto i rapporti con Israele per contrastare il genocidio palestinese. Tra queste, c’è l’Università di Oslo ma anche alcune università in America – come quella di Davis in California – che hanno rifiutato di investire i milioni di dollari nelle cooperazioni sioniste.
Il dibattito nell’Aula Magna
La comunità accademica, dopo aver trovato una via al dialogo con il corpo docenti, ha parlato di “valori della ricerca e della collaborazione tra i docenti che non permettono il boicottaggio universitario”. D’altro canto però, alcuni illustri docenti dei Dipartimenti di Storia si sono espressi riguardo ad un importante segnale e presa di posizione verso la questione palestinese e la necessità a capire le radici del genocidio.
L’Università di Torino contro Israele però non si è fermata alle sole parole, almeno questa volta, ma ha proceduto verso un’azione concreta. L’unico voto contrario, oltre ai due astenuti, alla sospensione della collaborazione al bando Maeci 2024 è stato quello di Susanna Terracini. La sua posizione è stata quella di proclamare la pace “attraverso le collaborazioni scientifiche e gli scambi tra gli studenti”.
Dall’altra parte, quella antisionista e contro l’assedio israeliano, si è parlato di una “vittoria del dialogo”, in quanto non ci sia effettivamente una “condizione per stringere rapporti con Israele”. Anche gli studenti dei collettivi si sono detti soddisfatti per questa vittoria, ma ovviamente non si fermeranno. L’obiettivo è quello di boicottare e sanzionare Israele e tutto il piano del genocidio palestinese: dalla decisione dell’Università di Torino contro Israele, ora i risultati che si auspicano sono quelli di un’interruzione delle accademie di tutta Italia.
Lucrezia Agliani