Sequestro degli spazi di autogestione e dodici misure cautelari ai danni di studenti e studentesse. Cosa sta succedendo all’Università di Bologna?
Il 16 febbraio all’Università di Bologna si è svolta un’intera giornata all’insegna della protesta organizzata da CUA (Collettivo Universitario Autonomo Bologna). Le dodici misure cautelari arrivate il 7 febbraio ai danni di studenti e studentesse e il sequestro di alcuni spazi di autogestione non hanno fermato la rabbia del collettivo. A seguito delle indagini della Digos erano stati emessi provvedimenti cautelari, due divieti di dimora e dieci obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Le misure prese si riferiscono all’occupazione dello studentato Beyoo di via Serlio dello scorso ottobre, e alla Parade 2, corteo durante il quale fu imbrattata la sede del Sapori e Dintorni di via Indipendenza e fu appeso a testa in giù dalle Torri il fantoccio della premier Giorgia Meloni. Mentre gli spazi sotto sequestro riguardano SPLIT – Spazio Per Liberare Il Tempo, in via San Giacomo e l’Aula Roveri, in via Zamboni 38.
Il 16 febbraio occupazione del Rettorato
Contro gli sfratti e per il dissequestro degli spazi di organizzazione dal basso il CUA ha chiesto all’UniBo di esporsi, di prendere parola. Il collettivo è entrato nella sede del Rettorato e ha incontrato il Delegato per gli Studenti dell’Ateneo Federico Condello. Da che parte sta l’Università di Bologna rispetto ai fatti menzionati? Sarà possibile riprendere quegli spazi adesso sotto sequestro ma che sono essenziali per una parte dello studentato per organizzare le lotte? Come è possibile che chi si organizza dal basso viene sanzionato o allontanato dalla città perché lotta per rivendicare diritti che sono di tutti gli studenti e le studentesse? Queste le domande del CUA durante l’incontro al 33 di via Zamboni.
Le parole del Delegato per gli Studenti dell’Ateneo
Tutto è in mano alle Forze dell’Ordine e a chi sta svolgendo le indagini, sia rispetto agli studenti e studentesse che rispetto agli spazi sottratti. Questi torneranno nelle mani dell’Ateneo dopo le perquisizioni. Ciò che succederà sarà oggetto di dialogo tra Ateneo e studentato: “Sui fini sono d’accordo, naturalmente non sono d’accordo sui mezzi”, dice il Delegato Federico Condello. Va bene dialogare nel tentativo di riuscire a restituire quegli spazi alla collettività studentesca, ma sui “mezzi” ci sarà molto da discutere. Lasciano più titubanti alcune parole con cui il Delegato ha chiuso il discorso: “Se vengono buone idee, come da qualsiasi dialogo che ho con gli studenti, se c’è margine, cerco di realizzarle in una nuova regola. Per questo io passo molto del mio tempo a dialogare con gli studenti e le studentesse che con i miei colleghi. Perché le idee vengono spessissimo da lì. È mistico per me”. Cosa significa quel “è mistico per me”? Rappresenta un “mistero” il fatto che lo studentato possa avere delle idee migliori rispetto a quelle dei responsabili dell’amministrazione? L’Università non è degli studenti e delle studentesse? Chi, se non loro, potrebbe avere “buone idee” su come gestire gli spazi dell’Università? L’Università risponda anche a questo.