Il valore dell’ associazionismo non è facile da raccontare.
Muove dalla tendenza di promuovere uno o più obiettivi comunemente sostenuti, attività di utilità sociale. L’ associazionismo è la diretta conseguenza di un amore incondizionato per ciò che ci circonda, un atto di fede politico se vogliamo, che si spoglia della veste dell’interesse e del lucro, per garantire invece la partecipazione e il coinvolgimento di coloro i quali concorrono a voler creare un progetto comune.
È un valore, e lo è nella considerazione del fatto che si svuota del concetto di utilità personale anteponendo, al contrario, il pluralismo, la solidarietà, un credo spassionato che avvicina la comunità all’idea di stato e di far parte di una cosa sola.
Oggi l’ associazionismo è importante più che mai, in una fase storica in cui la logica dell’interesse abbassa gli standard politici e in cui la società civile ha dimenticato cosa voglia dire lottare per un bene e una finalità comune, una problematica che non riguarda i semplici cittadini, ma anche gli stati, con occhio rivolto alla situazione di stasi istituzionale e politica che sta attraversando l’UE, sotto l’orbita dell’interesse nazionale dei suoi consociati (Brexit, referendum ungherese, austerity, etc…).
Da qui il progetto dei rappresentati degli studenti dell’Università degli Studi di Milano di rilanciare, attraverso due giornate di presentazione alle matricole delle associazioni presenti all’interno dell’istituzione, rispettivamente il 4 ottobre in Via Festa del Perdono e il 6 ottobre in Città Studi.
Ma bando a chiacchiere e frasi fatte, in occasione della presentazione delle associazioni in Via Festa del Perdono, Ultima Voce ha incontrato e intervistato uno dei promotori del progetto, consigliere del Dipartimento di Economia, nonché Presidente di una delle associazioni presenti, Connection Lab ( www.connectionlab.it ).
Prima di parlare dell’iniziativa in sé, vorrei ti presentassi ai nostri lettori, in particolare per il ruolo all’interno dell’iniziativa.
Mi chiamo Francesco Salvatore e sono uno studente di un corso di laurea denominato Management ed Innovazione dell’Imprenditorialità presso l’Università degli Studi di Milano, all’interno della Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali, Dipartimento di Economia, Management e Metodi Quantitativi.
Oggi per la prima volta nella nostra Università si è dato spazio e voce alle associazioni universitarie. Fino all’anno scorso non esisteva un regolamento che ne disciplinava le funzionalità nonché la partecipazione da parte degli studenti. Le associazioni avevano accesso al finanziamento dell’Università, ma come gruppo studentesco o come associazioni legate semplicemente a logiche elettorali, non partiti in quanto apartitiche, tuttavia fortemente politicizzate. In sostanza quelle che poi vanno a candidarsi.
La logica era quella per cui spesso si creavano dei gruppi solo ed esclusivamente al fine di un’attività, accedendo così ad un finanziamento che andava da un minimo di 1000 euro a un massimo di 5000, da registrarsi con il conto di ogni cosa. In soldoni, fino all’anno scorso non c’era un regolamento, ma era presente la possibilità di accesso a questi finanziamenti.
Facendo parte di Unilab, associazione elettorale per l’appunto, all’interno della Statale, negli ultimi due anni si è cercato di introdurre il regolamento che delineasse il confine tra associazione e gruppo studentesco, quindi l’attività che queste andavano a svolgere, e che si creasse un albo di queste associazioni in cui ogni attività potesse essere registrata per poi poter accedere al finanziamento ed evitare che i soli gruppi satellite potessero accedere ai fondi, quando altre associazioni, come la mia, Connection Lab, non ne avessero la possibilità perché sconosciute ai piani alti, motivo per cui tra l’altro ho deciso di candidarmi: era una problematica che conoscevo essendo direttamente interessato con l’associazione.
Unilab alla fine ha proposto, lottando a che sia approvata, la realizzazione dei regolamenti e di un albo, approvati infine lo scorso maggio e che da quest’anno in poi regolarizza una situazione prima scevra di norme a riguardo. Da quest’anno quindi per essere riconosciuti in quanto associazione è necessario accedere all’interno di questo albo.
All’interno del piano era prevista anche la realizzazione di un evento che facesse da vetrina alle varie associazioni, il quale si configura nella giornata di oggi e del prossimo 6 ottobre in Città Studi, in particolare per le matricole della nostra università.
Le due giornate in cosa consistono?
Le associazioni si vanno a presentare, catalogate per aree tematiche, quindi di formazione, partitiche, culturali, sportive, giornalistiche e politiche. Descrivono il loro operato e raccontano come si può contribuire alle loro attività.
La giornata di presentazione di oggi è durata due ore all’incirca e ha visto l’attenzione anche del Prorettore delegato alla Didattica del medesimo Ateneo, Giuseppe De Luca, a intervenire e della patnership del COSP, Centro per l’Orientamento allo Studio e alle Professioni, che hanno collaborato all’organizzazione di questo evento, in particolare perché le associazioni possono fare da tramite, come avviene per la mia, con i vari ambiti lavorativi.
Giusto in tema, quanto è importante l’associazionismo? In particolar modo con riferimento al mondo universitario.
L’ associazionismo è importante per il legame che si crea tra il mondo lavorativo e quello universitario, interesse diretto del COSP che si occupa per l’appunto del settore. All’interno si sviluppano quelle capacità che poi possono essere fruttuose nel mondo del lavoro. Sto parlando di quelle soft skills, come noi di Connection Lab facciamo, piuttosto che lo sviluppo delle proprie passioni che possa far da collante tra il percorso intrapreso e quello futuro, oltre i banchi accademici.
Far parte di un’associazione vuol dire non arrivare impreparati nel mondo del lavoro. Quindi associazioni come ELSA dal punto di vista giuridico, come ASSP dal punto di vista politico, ma anche formativo, che realizza un lavoro molto vicino all’ambito lavorativo esattamente come Connection Lab, ma sotto un’area tematica differente, non imprenditoriale ma legata alle relazioni internazionali e alla politica, come le associazioni culturali che sviluppano la persona e la capacità di andare ad approfondire temi di carattere generale, ma non solo, possono migliorare la vita universitaria al di là delle solite lezioni, appunti ed esami.
Associazioni che possono riguardare un semplice incontro tra pensieri filosofici, letterali o culturali e che poi si sostanziano in eventi in cui vengono a partecipare protagonisti di rilievo dell’ambito.
Altre associazioni sono quelle elettorali non legate a logiche partitiche, ma con una forte connotazione politica, come ad esempio Unilab, Unisi, le quali portano avanti delle idee che si manifestano all’interno degli organi del Senato Accademico, del Consiglio di Amministrazione e così via.
Poi ci sono altre associazioni che possono essere di stampo giornalistico, come Vulcano Statale, associazioni di stampo antimafioso, la Statale ne conta tre al suo interno, e associazioni sportive come il Cus.
Morale della favola, quello che ha portato alla giornata di oggi è un primo passo fatto, ma di fronte al quale non ci si deve fermare, per sviluppare oltre ai regolamenti e all’albo, la predisposizione dello studente a che capisca che questo genere di attività garantisce la sua crescita formativa e professionale, e che, tanto per farne capire l’importanza, in Francia sono attività obbligatorie (la partecipazione ad un’associazione universitaria). Questo perché queste attività forniscono capacità più trasversali che verticali, cosa per cui in Italia siamo parecchio indietro.
Quindi ad esempio un ingegnere che esce da un’università italiana è molto apprezzato concettualmente all’estero perché preparato, ma meno trasversalmente, cosa che in ambito tecnico, quindi nell’ambito dell’ingegneria piuttosto che della medicina può anche bastare, ma nell’ambito dell’economia, delle scienze politiche, della giurisprudenza e così via, non è abbastanza.
L’associazionismo deve quindi essere una variabile importante all’interno dell’università. Non solo il corso di laurea, lo studente deve capire che può accedere anche a una vasta gamma di associazioni che possono contribuire notevolmente alla sua formazione.
E la commistione di istituzioni ed università attiva quel circolo virtuoso per cui lo studente può scegliere la migliore università per ogni aspetto della sua formazione.
Infine, oltre al ruolo all’interno del Senato Accademico, come dicevamo prima, sei anche il Presidente di una delle associazioni che oggi si sono presentate, Connection Lab. Di che cosa si occupa?
Connection Lab si occupa innanzitutto di sviluppare soft skills, quindi in una logica in cui allo studente vengono forniti strumenti che consentano di sviluppare le proprie capacità non solo verticalmente, come l’università fa, ma anche trasversalmente, nelle relazioni tra le persone, quindi il saper comunicare, parlare in pubblico, team working, la flessibilità nel lavoro, il portare a termine dei risultati, tutte cose che, a parte l’ultima per via degli esami, non vengono portate avanti.
L’Italia in questo ha un gap, al confronto con gli altri Paesi, specie a livello temporale perché gli anni di studio all’estero sono inferiori di un anno, e poi la media di laurea di una triennale in Italia è di 4 anni e mezzo. Quindi automaticamente noi perdiamo 2 anni ½ rispetto a uno studente che viene da un altro Paese.
In una logica europea in cui io vado in un altro Paese a lavorare, mi trovo già di 1 o 2 anni indietro, mentre lo studente estero ha un vantaggio in Italia.
La finalità della nostra associazione è quella di ridurre questo gap, sviluppando queste soft skills e mettendosi a lavorare con società attraverso progetti che possono riguardare la consulenza, però anche lo sviluppo di eventi, l’organizzazione di seminari, la realizzazione di interviste e lo sviluppo di un blog. Portare avanti logiche di questo tipo, con sviluppo di varie arie, da quella informatica a quella grafica, etc.
Conclusa l’intervista ciò che rimane è la consapevolezza di quanto l’ associazionismo sia importante, oltre l’istruzione.
La nostra è una società sommersa di problemi, in ogni ambito del vivere, ma per le generazioni del domani questo non deve essere un limite, piuttosto un incentivo a rimboccarsi le maniche e iniziare a fare. Esattamente come quel gruppo di studenti che all’interno del Senato Accademico si è battuto per istituzionalizzare il valore della solidarietà. L’Università degli Studi di Milano, da parte sua, non è stata sorda, anzi si è fatta megafono di un progetto che ha tutta l’aria di essere la base di un’efficiente innovazione sociale.
Di Ilaria Piromalli