Palestina, questa terra misteriosa e sconosciuta. No, non davvero, l’hanno già geograficamente scoperta, ve lo posso garantire. L’hanno anche usurpata, occupata e sfruttata, ma questo si sa di meno, se ne parla molto poco e per quanto circolino dibattiti a riguardo, le informazioni non sono mai abbastanza.
Per raccontare la storia di questa terra bisognerebbe scorrere i libri scolastici e arrivare fino al 1948, quando l’occupazione da parte dello stato di Israele ha avuto inizio. Vi risulta? Vi è capitato di sfuggita di leggere qualcosa a riguardo? Parliamo del nord o del sud dell’equatore? Dove siamo?
Attualmente, per la questione israelo-palestinese si discute ancora della possibilità dei “two states for two peoples”, ovvero dei due stati: quello israeliano a fianco di quello palestinese. Possibilità remota e francamente non fattibile, in quanto l’interesse mondiale ha sempre puntato i riflettori solo ed esclusivamente su Israele, concentrando interessi militari ed economici su esso e rendendo quindi improbabile pensare di una convivenza di due stati laddove, ancora oggi, non si tiene conto minimamente delle esigenze umanistiche, politiche ed etiche del popolo palestinese. Una netta minoranza la quale, senza un adeguato riconoscimento globale, rimarrà tale.
Tutte le potenze economiche hanno agganci con Israele, in quanto paese fruitore di molteplici risorse, l’Italia ovviamente non manca all’appello. Proprio in questi giorni, a Torino, un gruppo di ragazzi attivi nella divulgazione e difesa della realtà palestinese sta compiendo una campagna di boicottaggio di un gemellaggio tra l’Università di Torino e l’Istituto di ricerca scientifica Technion di Israele. Incontriamo il comitato “Progetto Palestina” e leggiamo la loro vicenda.
Innanzitutto presentatevi: diteci quando nasce il Comitato e per quale esigenza.
Progetto Palestina nasce un anno e mezzo fa dalla volontà di un gruppo di ragazze e ragazzi, studentesse e studenti dell’Università e del Politecnico di Torino, di portare la causa palestinese all’interno degli atenei della città. L’obiettivo è quello di sensibilizzare gli studenti e di costruire insieme un percorso che porti a una presa di posizione attiva da parte degli stessi.Come vi siete posti nei confronti della realtà di Torino riguardo quella palestinese? I ragazzi che incontrate quanto conosco della Palestina?
Nella città di Torino ci sono varie realtà che si occupano di Palestina con le quali collaboriamo spesso, una fra tutte BDS-Torino. Purtroppo però, entro l’ambiente universitario, i gruppi organizzati attivi per la causa sono decisamente minori e per questo motivo ci capita spesso di incontrare studenti decisamente poco informati rispetto alla pulizia etnica in corso in Palestina da 70 anni a questa parte.Unito-Technion: un gemellaggio apparentemente fine alla ricerca e allo sviluppo scientifico ma che nasconde un incentivo all’oppressione del popolo palestinese?
Il Technion di Haifa non nasconde ma anzi si vanta di portare avanti una ricerca di alto livello in ambito militare collaborando con importanti industrie di armi quali Elbit System e Raphael. Il Rettore del Politecnico Marco Gilli si difende sui media locali affermando che le ricerche congiunte fra Università, Politecnico e Technion riguardano le nanotecnologie, l’acqua e le energie ma noi sappiamo che tali ricerche in mano a Israele vengono utilizzate per portare avanti l’apartheid e l’occupazione. Le ricerche su le energie e le nanotecnologie vengono usate per costruire i bulldozer telecomandati D9 che demoliscono le case palestinesi e i droni che hanno ucciso migliaia di civili durante lo scorso attacco in Libano e nelle ripetute aggressioni nella Striscia di Gaza. Le ricerche sull’acqua, invece, vanno a sostenere un sistema di distribuzione della stessa gestito dalla Mekorot, l’azienda israeliana responsabile, basato sul furto delle fonti idriche dei villaggi palestinesi per essere convogliate ad uso quasi esclusivo nelle colonie in Cisgiordania considerate illegali dal diritto internazionale.Da Fassino, il quale ha definito “assurdo” il boicottaggio fino a Bussolino che ha dichiarato che la situazione palestinese non si risolve andando contro il progresso, qual è stata la vostra reazione?
Il boicottaggio accademico è una forma di solidarietà non violenta già utilizzata contro l’apartheid in Sud Africa. Dagli Stati Uniti al Canada dal Regno Unito alla Spagna fino allo stesso Sud Africa, oggigiorno centinaia di Università, di associazioni accademiche e studentesche sostengono il boicottaggio accademico di Israele fino a quando lo stesso non rispetti il diritto internazionale: ponendo termine alla occupazione e alla colonizzazione di tutte le terre arabe e smantellando il Muro;
riconoscendo i diritti fondamentali dei cittadini Arabo-Palestinesi di Israele alla piena uguaglianza;
rispettando, proteggendo e promuovendo i diritti dei profughi palestinesi al ritorno nelle loro case e nelle loro proprietà come stabilito nella risoluzione 194 dell’ONU.
Progetto Palestina, in quanto gruppo studentesco, sostiene l’appello https://stoptechnionitalia.wordpress.com/ lanciato qualche settimana fa da 168 accademici italiani contro la collaborazione fra le nostre università e il Technion di Haifa. Ad oggi, i professori e ricercatori che hanno aderito sono oltre 330, di cui 55 solo qui a Torino.Progetto Palestina
Giovedì 3 marzo avreste dovuto tenere ufficialmente un’assemblea, ma in seguito vi è stata revocato il permesso di farla, proprio dall’Università. Nonostante questo ne avete comunque tenuta una, pubblicamente. Com’è stato il riscontro? Come avete affrontato la difficoltà nata dalla deroga da parte dell’università?
All’interno dell’università tutti si riempiono la bocca con la “libertà di espressione” ogniqualvolta questa viene negata all’estero ma poi qui in Italia ci vengono negate le aule per assemblee e dibattiti. Abbiamo comunque deciso di tenere l’assemblea prendendoci un’aula. Il riscontro è stato più che positivo, erano presenti 140 persone fra studenti, docenti e ricercatori.Quali saranno i vostri progetti futuri e le vostre iniziative?
Durante l’assemblea è stato dichiarato che d’ora in avanti, come Studenti Contro Il Technion, contesteremo tutte le iniziative in cui il Technion sarà presente in Università e ci presenteremo dal Rettore per chiedere delucidazioni sugli accordi specifici esistenti con l’istituto di Haifa. Giovedì prossimo invece, saremo al Politecnico dove organizzeremo una conferenza sul rapporto fra etica e scienza e sulle responsabilità del Technion nell’occupazione e nell’apartheid in Palestina, interverranno i docenti Massimo Zucchetti e Angelo Tartaglia e il ricercatore Enrico Bartolomei.
E non si fermeranno facilmente, da come hanno già dimostrato. Certo questo vale uno spunto per riflettere sulla disinformazione che domina in Italia, forse sarebbe più opportuno chiederci quanto ne sappiamo (o vogliamo sapere) e se non sia il caso di prendere una posizione a riguardo. Per il momento, vi lascio la loro pagina facebook, tramite la quale potrete mettervi direttamente in contatto con loro e chiedere, interessarvi e informarvi:
www.facebook.com/Progetto-Palestina-835714489835983
Gea Di Bella