L’Unità d’Italia viene celebrata il 17 marzo. Una data fondamentale nella storia italiana, che ha segnato la nascita del Regno d’Italia e la concretizzazione di un lungo processo di unificazione nazionale, noto come Risorgimento. Ma come si è arrivati a questo storico risultato? E in che modo viene ricordata oggi questa giornata?
L‘Unità d’Italia fu il risultato di un processo lungo e complesso, caratterizzato da guerre, alleanze diplomatiche e insurrezioni popolari. Il movimento risorgimentale, guidato da figure emblematiche come Giuseppe Mazzini, Camillo Benso Conte di Cavour, Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, riuscì a unificare sotto un unico regno territori fino a quel momento divisi tra vari stati e domini stranieri.
Le prime rivolte e la spinta patriottica
Già alla fine del XVIII secolo, le idee illuministiche e la Rivoluzione Francese avevano acceso in molti intellettuali italiani il desiderio di libertà e unità. Durante l’epoca napoleonica, l’Italia fu divisa in vari stati satellite sotto il controllo francese, un’esperienza che, se da un lato impose un dominio straniero, dall’altro favorì la diffusione di istituzioni amministrative moderne e diede un primo senso di unità.
Con la Restaurazione del 1815, il Congresso di Vienna riportò l’Italia alla sua frammentazione originaria, sotto il controllo delle grandi potenze europee. Tuttavia, i moti del 1820-21 e quelli del 1830-31 testimoniarono che l’idea di un’Italia unita stava prendendo piede tra le nuove generazioni. Il desiderio di un’Italia indipendente e sovrana cresceva sempre più, alimentato dagli ideali di libertà, uguaglianza e autodeterminazione.
Il decennio di preparazione all’Unità d’Italia e le Guerre d’Indipendenza
Negli anni ’40 dell’Ottocento, Giuseppe Mazzini fondò la “Giovine Italia“, un movimento rivoluzionario che mirava all’unificazione attraverso la lotta armata. Il fallimento dei moti del 1848-49 dimostrò però che un’unità basata solo sulla rivoluzione non era realizzabile.
Fu allora che il Regno di Sardegna, guidato dal primo ministro Camillo Benso Conte di Cavour e dal re Vittorio Emanuele II, si pose come principale promotore dell’unità italiana. Con la Seconda Guerra d’Indipendenza (1859), grazie all’alleanza con la Francia di Napoleone III, il Piemonte riuscì ad annettere la Lombardia e, poco dopo, grazie alla spedizione dei Mille di Garibaldi (1860), anche il Regno delle Due Sicilie fu conquistato.
Il 17 marzo 1861, a Torino, venne ufficialmente proclamato il Regno d’Italia, con Vittorio Emanuele II come sovrano. La proclamazione fu sancita con la legge del Regno di Sardegna n. 4671, che recitava:
“Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e i suoi successori il titolo di Re d’Italia. Il presente decreto entrerà in vigore il giorno della sua pubblicazione”.
Tuttavia, l’unificazione non era ancora completa: Roma sarebbe stata annessa solo nel 1870, mentre il Trentino-Alto Adige, il Friuli e la Venezia Giulia sarebbero entrati a far parte dell’Italia solo dopo la Prima Guerra Mondiale.
Il 17 marzo oggi: tra celebrazioni e dibattiti
Nonostante la sua importanza storica, il 17 marzo non è una festa nazionale permanente. Nel 2011, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la giornata venne eccezionalmente riconosciuta come festa nazionale. Tuttavia, negli anni successivi non è stata istituzionalizzata come festività ufficiale.
Le celebrazioni del 17 marzo variano a seconda delle regioni e delle iniziative promosse da istituzioni pubbliche e private. A livello nazionale si tengono cerimonie ufficiali con la partecipazione delle più alte cariche dello Stato, tra cui il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio. Durante queste occasioni vengono resi omaggi ai padri fondatori dell’Italia e si svolgono eventi commemorativi nelle città simbolo del Risorgimento, come Torino, Roma e Milano.
Molte scuole e istituzioni culturali organizzano eventi per sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza dell’Unità d’Italia. Le celebrazioni includono mostre, conferenze, concerti e spettacoli teatrali che ripercorrono le vicende storiche risorgimentali. Inoltre, programmi televisivi e documentari vengono trasmessi per raccontare la storia dell’unificazione e approfondire il ruolo delle figure chiave del Risorgimento.
Come viene percepita oggi la ricorrenza dell’Unità d’Italia?
La ricorrenza del 17 marzo in ricordo dell’Unità d’Italia non è priva di polemiche. Per alcuni il 17 marzo dovrebbe essere riconosciuto come festività nazionale, al fine di rafforzare il senso di appartenenza nazionale, mentre per altri l’attenzione dovrebbe essere posta su eventi più recenti della storia repubblicana. In alcune aree del paese, soprattutto in alcune regioni del Nord Italia, permangono sentimenti critici verso l’Unità d’Italia, con movimenti autonomisti che considerano il processo risorgimentale come un’imposizione forzata.
D’altro canto, molti storici sottolineano l’importanza di mantenere viva la memoria dell’Unità d’Italia per comprendere meglio il valore della coesione nazionale e affrontare le sfide del presente con una maggiore consapevolezza storica. Alcuni studiosi suggeriscono che la ricorrenza del 17 marzo potrebbe essere un’occasione per stimolare un dibattito nazionale sul concetto di unità e identità italiana, affrontando anche le sfide dell’integrazione europea e delle trasformazioni sociali.
Il 17 marzo resta una data cruciale nella storia italiana, un momento per ricordare il percorso che ha portato alla nascita di una nazione unita. Che sia festeggiato ufficialmente o meno, rappresenta un’occasione per riflettere sull’identità nazionale e sul valore dell’unità d’Italia in un contesto in cui le sfide politiche e sociali continuano a mettere alla prova la coesione del Paese.
L’Italia moderna si trova di fronte a nuove sfide, tra crisi economiche, tensioni politiche e fenomeni migratori. Tuttavia, lo spirito di unità e solidarietà, se coltivato e valorizzato, può continuare a rappresentare un elemento di forza per affrontare il futuro con maggiore sicurezza e determinazione. La memoria storica dell’Unità d’Italia non deve essere soltanto un ricordo del passato, ma un elemento fondante per costruire un’Italia più coesa, consapevole e preparata ad affrontare le sfide del XXI secolo.