Se sei un bambino, Gaza è il luogo più pericoloso al mondo dove poter stare. La dichiarazione di Catherine Russel, direttrice esecutiva di UNICEF, non è certo un fulmine a ciel sereno: vista la situazione drammatica del conflitto israelo-palestinese, infatti, suona come una dichiarazione quasi ovvia. Purtroppo. Ma i dati forniti da UNICEF fanno rabbrividire e, insieme, riflettere. E la tregua tanto agognata potrebbe essere il primo passo per la pace.
“Gaza è il luogo più pericoloso al mondo per un bambino”
Così Catherine Russel, direttrice esecutiva di Unicef, intervenuta alla riunione del Consiglio di Sicurezza ONU di mercoledì. Stando ai dati, dal 7 ottobre a oggi sono stati uccisi almeno 5.300 bambini: più di 115 al giorno. Mentre altri 1.200 sono al momento dispersi o coperti dalle macerie degli edifici bombardati. I bambini rappresentano il 40% delle vittime di Gaza. Questo è il numero più alto in 17 anni di monitoraggio UNICEF. Per fare un confronto, tra il 2005 e il 2022 sono stati uccisi 1.653 bambini. Quindi in 17 anni ci sono state meno della metà delle morti provocate in poco più di un mese (dal 7 ottobre a oggi). Per questo, se sei un bambino, Gaza è il luogo più pericoloso al mondo dove stare. E per questo UNICEF chiede l’apertura di corridoi umanitari e di vie di fuga sicure.
I bambini sopravvissuti fino ad ora, inoltre, vivono in condizioni estremamente precarie: tra bombe, combattimenti e fughe verso sud. Gli sfollati nella Striscia sono più di 1,7 milioni di cui almeno la metà sono bambini, e molti di essi sono stati separati dalle loro famiglie o sono rimasti orfani.
“Questi bambini sono particolarmente vulnerabili e hanno urgente bisogno di essere identificati, di ricevere cure temporanee e di avere accesso ai servizi di ricerca e ricongiungimento familiare”
UNICEF, inoltre, denuncia che la quasi totalità dei bambini della Striscia si trovano in condizioni di insicurezza alimentare che, si teme, evolverà in una vera e propria crisi nutrizionale. Si stima che il deperimento infantile (lo stadio più estremo e pericoloso della malnutrizione) potrebbe aumentare del 30% nei prossimi mesi.
La situazione a Gaza
La guerra è sempre devastazione. Sotto tutti i punti di vista. Israele sta riducendo Gaza a un cumulo di macerie, le vittime sono più di 13.000, gli ospedali sono al collasso. Oltre a tutto questo, però, le persone che scappano devono anche cercare un modo per sopravvivere: trovare acqua da bere e qualcosa da mangiare, espletare bisogni fisiologici, ricaricare batterie e generatori. La situazione a Gaza fa rabbrividire: la capacità di produzione di acqua pulita è al 5% del normale, nella Striscia si vive con meno di 3 litri di acqua al giorno (il consumo medio di un italiano è di più di 200), il trattamento delle acque reflue ha smesso di funzionare perché manca l’energia, i servizi igienico sanitari sono al collasso: più di due terzi degli ospedali non funzionano a causa della mancanza di energia e acqua o, ancora peggio, perché sono stati bombardati.
“Queste condizioni stanno portando a epidemie che potrebbero mettere a rischio la vita di gruppi vulnerabili come neonati, bambini e donne, in particolare coloro che sono malnutriti. Stiamo assistendo a numerosi casi di infezioni diarroiche e respiratorie nei bambini sotto i cinque anni. Prevediamo che la situazione potrebbe peggiorare con l’inizio del clima invernale più freddo”
Nascere a Gaza
L’UNICEF stima che ci siano circa 180 nascite al giorno all’interno della Striscia di Gaza. Partorire in sicurezza, però, è pressoché impossibile. Le donne incinte sono circa 50.000 e nessuna di loro può accedere ai servizi ostetrici necessari. Per l’inadeguatezza delle cure, la mortalità materna è destinata a crescere esponenzialmente, aumenteranno gli aborti spontanei e le nascite premature e la malnutrizione delle partorienti avrà ricadute dirette sulla sopravvivenza e sullo sviluppo dei neonati.
“Alcune donne sono costrette a partorire in rifugi, nelle loro case, per strada tra le macerie o in strutture sanitarie compromesse, dove le condizioni igienico-sanitarie stanno peggiorando e c’è il rischio di infezioni e complicazioni mediche”
Le richieste di UNICEF
“Sia la Palestina sia Israele stanno palesemente commettendo gravi violazioni contro i bambini – tra cui uccisioni, mutilazioni, rapimenti, attacchi a scuole e ospedali. Ma a Gaza, gli effetti della violenza perpetrata sui bambini sono catastrofici, indiscriminati e sproporzionati”.
Il timore, inoltre, è che da un momento all’altro possa esserci un’escalation militare anche nel sud di Gaza che causerebbe altre migliaia di sfollati, accanendosi su una popolazione già allo stremo che verrebbe compressa in uno spazio ancora più piccolo. Catherine Russel parla chiaro:
“Nessun posto è sicuro nella Striscia di Gaza. E le zone proposte non dispongono delle infrastrutture e delle misure di protezione adeguate a soddisfare le esigenze di un numero così elevato di civili”
Per tutti questi motivi l’UNICEF ha affermato che Gaza è il luogo più pericoloso al mondo per essere un bambino.
Quindi ha avanzato chiaramente le sue richieste:
- Rilasciare tutti gli ostaggi civili detenuti nella Striscia di Gaza;
- Preservare le infrastrutture (scuole e ospedali) a cui fanno affidamento i bambini;
- Aprire corridoi umanitari sicuri per consentire l’ingresso nella Striscia a cibo, acqua, carburante e materiale sanitario;
- Concedere ai cittadini di Gaza una via di fuga sicura;
- Ripristinate il sistema di distribuzione dell’acqua pulita;
- Cessare il fuoco.
Cessate il fuoco!
La speranza di tutti noi è che la tregua di quattro giorni, che sarebbe dovuta iniziare oggi e che, invece, è stata posticipata a domani, possa essere il primo passo verso la pace e che consenta di portare effettivo sollievo alla popolazione coinvolta.
“Il vero costo di quest’ultima guerra sarà misurato in termini di vite dei bambini. Senza la fine dei combattimenti e il pieno accesso umanitario, i costi continueranno a crescere in modo esponenziale. La distruzione di Gaza e l’uccisione di civili non porteranno pace o sicurezza nella regione. Solo una soluzione politica negoziata – che dia priorità ai diritti e al benessere di questa generazione di bambini israeliani e palestinesi e di quelle future – può garantirle”.
Dal 7 ottobre ad oggi le violazioni dei diritti dell’uomo e dei diritti del bambino non si contano e vengono commesse quotidianamente da entrambe le parti coinvolte. Come sempre, ad avere la peggio sono i civili e, su tutti, i bambini. Bambini che (immaginiamo) sognano di poter guardare il cielo senza avere più paura di ombre scure e che, invece, sono costretti a vivere in un costante incubo.