Istruzione, salute ed ecosostenibilità: sono questi gli ingredienti necessari per garantire lo sviluppo del nostro paese attraverso un’economia per stare bene.
Lo racconta l’ex ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, nel suo libro edito da Chiarelettere intitolato: “Un’economia per stare bene, dalla pandemia del Coronavirus alla salute delle persone e dell’ambiente“.
Un saggio che rivoluziona l’idea dell’economia, toccando molteplici temi che vanno ad influenzare l’andamento del benessere e della salute della popolazione. Fin dalle prime righe si evince un chiaro messaggio, rivolto soprattutto alle nuove generazioni, un’idea moderna di vedere la crescita del paese attraverso gli occhi della consapevolezza:
Abbiamo puntato tutto sulla globalizzazione dei consumi, senza capire che dovevamo affrontare anche la globalizzazione dei problemi. Disponiamo di un sistema scientifico avanzato, ma quando gli scienziati ci indicano un rischio riguardante la salute, l’ambiente o il clima ignoriamo i loro campanelli d’allarme.
Fioramonti evidenzia il legame che intercorre tra l’economia e l’ecologia, soprattutto alla luce di una pandemia che ha sconvolto il nostro modo di vivere, di pensare e di vedere tutto quello che ci circonda.
Il nostro modello economico fossilizzato sul consumismo sfrenato, ci porta a vivere una vita da “consumatori” e non da esseri umani:
È curioso ricordare come in origine il termine «consumo»-dal latino consumere, nel senso di «annientare», «esaurire», e consummare, nel senso di «portare a compimento»-fosse usato con connotazioni negative per veicolare concetti di distruzione e di spreco.
Un’economia per stare bene è un viaggio che coinvolge l’Italia ed il mondo intero, portando il lettore alla scoperta di numerosi e differenti modelli economici adottati dalle grandi potenze; modelli che hanno sicuramente avuto un forte impatto, non solo sul sistema sociale, ma anche su quello climatico ed ambientale.
Gli Stati Uniti d’America, ad esempio, rappresentano la maggiore economia mondiale, ma una fetta enorme del proprio Pil deriva dalla spesa sanitaria. La privatizzazione del sistema sanitario americano, insieme alle cattive abitudini alimentari, all’inquinamento ed al forte grado di stress, aumenta le possibilità di ammalarsi e, questo, produce un incremento della spesa per le cure mediche. Tutto ciò innesca un meccanismo a favore dell’economia sanitaria, ma a quale prezzo?
Una nazione che vede aumentare il consumo di psicofarmaci, può definirsi più avanzata di una che li vede ridursi?.
Fioramonti ci svela un nuovo modello di economia denominato “wellbeing economy”, che pone al centro del suo interesse la qualità della vita delle persone e degli ecosistemi, proprio perché “i due aspetti sono interconnessi”. Facendo riferimento a questo modello, pone la sua attenzione nei confronti della prima ministra della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, che ha adottato un concetto di wellbeing economy incentrato sulla figura del bambino. Seguendo questo principio, si mette in rilievo l’importanza del benessere infantile, come prima ricchezza del proprio Stato, poiché “una società a misura di bambino è una società a misura di tutti”.
Evidenziare gli errori commessi dalle forze politiche, negli ultimi decenni, ha portato alla luce i valori ed i principi secondo cui una nazione dovrebbe fondarsi: istruzione e salute.
Una società che non investe sulla scuola e sull’università, non può considerarsi evoluta, per questo motivo, a pagarne il prezzo, saranno sempre le nuove generazioni.
A conclusione del suo saggio, l’ex ministro dell’istruzione, ricorda un discorso di Barack Obama intitolato “You didn’t build that”, ponendo la sua attenzione nei confronti della “ cosa pubblica”:
Lo Stato, ciò che è pubblico, è la precondizione perché il privato possa agire: senza il primo, non può esistere il secondo. Per questo abbiamo bisogno di rivalutare il ruolo del pubblico e sviluppare un nuovo approccio al bene comune.
Gli ingredienti per ottenere un’economia per stare bene sono a nostra disposizione, basta solo imparare a dosarli nella maniera più giusta ed equa possibile.
Silvia Morreale