Nelle profonde stanze della villa romana di Civita Giuliana, sorge un ritrovamento straordinario che ci offre un’istantanea della vita degli schiavi nell’antica Pompei. In un mondo quasi congelato nel tempo, questa scoperta getta nuova luce sulla realtà quotidiana di coloro che vivono ai margini della società nell’epoca dell’antica città.
Nella suggestiva cornice della villa romana di Civita Giuliana, situata a breve distanza dalle antiche mura di Pompei, è stata rinvenuta una testimonianza straordinaria: l’arredo di una stanza assegnata agli schiavi. Attraverso la tecnica dei calchi, un’immagine raffigurante una situazione di subalternità e precarietà si è materializzata davanti agli occhi dei ricercatori. Tuttavia, si tratta di una scena che risale a quasi duemila anni fa, un’espressione tangibile dell’antichità resa possibile solo grazie alla particolare conservazione dei materiali a Pompei e nelle aree circostanti.
Questo recente ritrovamento ha svelato nuovi dettagli su un ambiente denominato “ambiente A”, che differisce notevolmente da un’altra stanza precedentemente identificata come “ambiente C”. Quest’ultima, oggetto di una ricostruzione avvenuta nel novembre 2021, conteneva tre letti e svolgeva anche la funzione di ripostiglio. Tuttavia, l’ambiente appena scoperto ha rivelato una gerarchia più precisa all’interno del sistema di servitù. Mentre uno dei letti è simile a quelli trovati nel 2021, caratterizzato da un design semplice e privo di materasso, l’altro è un “letto a spalliera”, di fattura più confortevole e costosa, con tracce di decorazioni rosse sulle spalliere. Oltre ai letti, la stanza include due piccoli armadi, anfore e vasi di ceramica, nonché attrezzi vari, tra cui una zappa di ferro.
Uno dei dettagli rilevanti è emerso attraverso il microscavo di anfore e vasi provenienti dall’ambiente C. Sono stati individuati i resti di almeno tre roditori: due topolini in un’anfora e un ratto in una brocca posizionata sotto uno dei letti. Questi elementi offrono ulteriori spunti sulla precarietà e le condizioni igieniche disagiate in cui vivevano gli individui di classe subalterna dell’epoca.
L’indagine archeologica della villa di Civita Giuliana, avviata nel 2017 grazie alla collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, ha rivelato un quadro di straordinaria complessità. L’area era stata oggetto di scavi clandestini, ma grazie agli sforzi congiunti delle autorità, è stata preservata per svelare momenti significativi della vita quotidiana dell’antichità.
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha sottolineato l’importanza di proseguire nella ricerca scientifica in un luogo che offre una preziosa finestra sulla storia passata. La scoperta dei dettagli sulle condizioni materiali e sociali del tempo apre nuove prospettive per gli studi storici e archeologici, gettando nuova luce sulla realtà dell’antica Pompei.
La direzione del Parco Archeologico di Pompei, guidata da Gabriel Zuchtriegel, ha evidenziato come il controllo all’interno della servitù avvenisse attraverso organizzazioni interne, più che con barriere fisiche. Questo approccio riflette la complessità delle dinamiche sociali dell’epoca e offre spunti importanti per comprendere la struttura gerarchica di quel tempo.
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La scoperta nella villa di Civita Giuliana getta nuova luce sulla vita degli schiavi nell’antica Pompei e sottolinea l’importanza di una collaborazione efficace tra autorità e istituzioni per preservare il patrimonio storico e culturale. Questo ritrovamento rappresenta un prezioso tassello nella narrazione del passato, aprendo nuovi orizzonti di conoscenza su una realtà tanto lontana, ma ancora ricca di insegnamenti per il presente.