Una nuova ipotesi sulla strage di elefanti in Botswana: la verità sembra vicina

nuova ipotesi sulla strage di elefanti in Botswana

Foto di hbieser da Pixabay

I conservatori della fauna selvatica avanzano una nuova ipotesi sulla strage di elefanti in Botswana.

Cosa era accaduto?

Il mistero della morte dei pachidermi si protrae ormai da mesi.

Risalgono a maggio le prime carcasse trovate. Si trattava di almeno 67 elefanti adulti.

A segnalare per la prima volta le morti era stato un ente benefico per la conservazione della fauna selvatica, Elephants Without Borders (EWB). Che aveva notato che gli elefanti erano diventati deboli, letargici ed emaciati e alcuni mostravano segni di disorientamento, difficoltà a camminare oppure zoppicavano.

Le indagini aeree sul delta dell’Okavango – una zona umida vicino al confine con la Namibia – hanno confermato un totale di 281 esemplari morti. Anche se sono state trovate ben 356 carcasse.

Già nei giorni scorsi erano stati esclusi i bracconieri, visto che le zanne degli elefanti erano intatte. Anche l’ipotesi antrace non aveva trovato riscontro.

La nuova ipotesi





Spunta adesso una nuova teoria. I ricercatori parlano di tossine naturali presenti nell’acqua. 

Per adesso, però, non si è ancora arrivati a una fase conclusiva dell’indagine.

I campionamenti non hanno dimostrato anomalie o presenza di inquinanti. Ma gli elefanti potrebbero aver ingerito un tipo di batteri che nelle acque stagnanti diventano tossici.

Cyril Taolo – capo del dipartimento Fauna e parchi – ha affermato:

“Come sappiamo, il paese dell’Africa meridionale ha la più grande popolazione di elefanti del mondo, stimata in circa 130mila. I test preliminari condotti in vari paesi non sono stati del tutto conclusivi ed altri sono in corso di realizzazione. Ma sulla base di alcuni dei risultati preliminari che abbiamo ricevuto, stiamo esaminando le tossine presenti in natura come la potenziale causa”.

Un gioco ad eliminazione

Il Governo ha inviato campioni ai laboratori in Botswana, Sudafrica, Zimbabwe e Stati Uniti per i test. Da quelli ricevuti – cioè quelli di rilevazione batterica e tossicologia in Botswana, test di istopatologia in Sudafrica e test di rilevazione batterica e istopatologia nello Zimbabwe – si è arrivati a questa nuova ipotesi. Anche se ancora si aspettano i tossicologici dal Sudafrica.

È un gioco ad eliminazione insomma. Si iniziano a testare le cause più comuni, per poi passare a quelle meno comuni. Adesso è necessario verificare e confermare questi risultati da diversi test di laboratorio.

In ogni caso questa nuova ipotesi sulla strage di elefanti in Botswana ci avvicina sempre di più alla verità.

Anna Gaia Cavallo

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