Possiamo ben dirci che i tempi sono cambiati, che letteratura e cinema hanno bisogno di novità… Niente da fare. Esistono figure che continuano a ossessionare l’immaginario. Coerentemente con la loro natura di non-morti, a riuscirci sono soprattutto i vampiri. Non solo il sempiterno Dracula, paradigma di “uomo (o spettro?) che non deve chiedere mai”… ma anche una conturbante figura femminile. È Carmilla (1872), creatura di Joseph Sheridan LeFanu (Dublino 1814 – ivi 1873) e prototipo (per dirlo con delicatezza) della vampira lesbica.
Nelle notti di luna che bagnano i castelli della Stiria, Carmilla si mescola ai sogni delle ragazze di cui ha ottenuto l’amicizia, per possederle a modo suo. Un modo che porta alla morte, perché
“L’amore vuole i suoi sacrifici. Nessun sacrificio è senza sangue.” (Da: The Project Gutenberg Ebook of Carmilla, by J. Sheridan LeFanu. Traduzione mia).
Perché una simile concezione? Tanto per cominciare, le passioni di Carmilla erano socialmente inaccettabili nel suo contesto storico – praticamente demoniache, se si considera anche il tabù religioso. Non a caso, la fascinosa vampira manifesta continuamente fastidio verso preghiere e riti sacri. Per questo, dette passioni non possono essere consumate senza un alone di maledizione.
Ma c’è altro. Carmilla stessa è stata vittima di un “amore” che l’ha quasi uccisa nel suo letto. Violenza chiama violenza. Non avendo vissuto altre forme di relazione, per lei è inconcepibile un sentimento che non sfoci nel morso e nel dissanguamento. Per tutto il romanzo, lei recita la parte della donzella indifesa e in pericolo, invertendo i ruoli fra lei e la sua preda. Ma è solo una finzione? Il finale del romanzo dimostrerà di no…
Divenire sue prede, poi, può essere una situazione pericolosamente affascinante. Oscar Wilde sosteneva che la bellezza è una trappola in cui ogni uomo di buonsenso sarebbe felice di cadere. E pare che l’assunto non valga solo per gli uomini… Ecco come si presenta Carmilla alla giovane protagonista:
“C’erano candele al capezzale. Lei era seduta; la sua graziosa e snella figura era avvolta nella morbida vestaglia di seta, ricamata a fiori e foderata di spessa seta trapuntata, che sua madre aveva disteso sui suoi piedi, quando lei giaceva a terra. […] Il suo sorriso si era addolcito. Qualunque cosa mi fosse sembrata strana in esso era scomparsa, ed esso e le sue fossette sulle guance erano ora deliziosamente carini e intelligenti.” (Ibid. Traduzione mia)
La creatura di LeFanu è una chicca fin troppo ideale per un gruppo gothic metal come i Theatres des Vampires. A dispetto dei testi in inglese e del nome in un dubbio francese, il gruppo è stato fondato da un italiano, Alessandro Nunziati, nel 1994. La tematica ricorrente delle loro canzoni è (c’è bisogno di dirlo?) il vampirismo. Il nome stesso della band riecheggia il Théâtre des Vampires nato dalla penna di Anne Rice: il luogo ove i suoi non-morti recitano la parte di se stessi davanti a ignari umani.
Il brano Carmilla è incluso nell’album Moonlight Waltz (2011), “Valzer al chiaro di luna”: un titolo che non può non richiamare l’astro sotto cui la vampira agisce e la raffinata ambientazione della storia. Il testo si focalizza sull’ipnotica apparizione di lei: candida nella notte nera… E ripete proprio quelle parole che hanno reso famoso il romanzo: quelle sull’amore che vuole sacrifici.
Come nell’opera di LeFanu, si opera un’inversione speculare fra Carmilla e la sua preda. Ben presto, è quest’ultima a ripetere le parole di desiderio della vampira. Certo, si suppone che l’abbraccio la porterà alla morte… ma chissà che ciò non tocchi alla sua seduttrice, invece? L’amore sarà pure un’operazione chirurgica, come diceva Baudelaire; ma il bisturi può passare di mano.
Nel video della canzone, la vittima di Carmilla è magicamente diventata un uomo, con tanti saluti a quelle sue preferenze che sono un cardine della trama. Ma il fascino di una figura, forse, sta anche nel poter infestare i sogni (letteralmente) di ogni genere.
Erica Gazzoldi