Quante volte siamo stati catturati dal fascino antico dell’ambra! Noi donne amiamo i gioielli fatti con la preziosa resina fossile, ed inevitabilmente tutti si sentono attratti da quel colore caldo miele, che spesso nasconde messaggeri millenari, che le conferiscono ancora più valore e maggiore bellezza.
Questa volta una goccia d’ambra del Myanmar ha preservato una formica molto particolare, appartenente al periodo Cretaceo, e dotata addirittura di un corno.
La formica–unicorno, così come ovviamente è stata subito ribattezzata, mostra infatti una protuberanza pelosa sulla testa, che sicuramente era uno strumento predatorio.
Si stima che l’insetto in questione sia vissuto circa novantanove milioni di anni fa.
Descritto approfonditamente in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology, l’antenata delle nostre attuali formiche, presenta al centro del capo un’appendice bulbosa ricoperta di peluria. Questa caratteristica non è del tutto scomparsa col passare dei millenni, tant’è vero che ancora oggi alcune formiche predatrici, in particolare quelle appartenenti alla famiglia Odontomachus, sono dotate di mandibole ricoperte di peli molto sensibili, che fanno istintivamente serrare il morso sulla vittima, non appena solleticati.
L’imenottero del Cretaceo ha tuttavia mandibole molto ampie e differenti, in quanto curvate all’indietro. Ciò fa presupporre che le sue prede dovessero essere di grandi dimensioni, in quanto quelle più piccole sarebbero sfuggite sia alla sensibilità dell’unico corno, che alle mandibole-tagliola per via delle loro ridotte misure.
Tuttavia, è chiaro che anche novantanove milioni di anni fa, le formiche erano delle temibili predatrici. Nel Cretaceo, inoltre, le formiche stavano iniziando a diversificarsi modificando le proprie parti del corpo, andando quindi verso una specializzazione sempre più elevata.
L’unicorno è sempre stato nel nostro immaginario un fantastico animale, elegante e potente. Sicuramente questo unicorno in particolare può non corrispondere all’immagine creata generalmente dalla nostra fantasia, ma dimostra che, in fondo, tutte le leggende hanno una fonte di verità.
Paola Bianchi