“Un posto anche per me” è un romanzo scritto da Francesco Abate e narra la storia di Peppino, un ragazzone goffo che, ogni notte, attraversa Roma con l’autobus. Si occupa delle consegne affidategli dallo zio Mino, il gestore del “Nuraghe Blu“, un ristorante sardo sito nella Capitale.
Sin dalle prime pagine ci si rende conto che il protagonista del libro è l’antieroe per eccellenza. Peppino è un ragazzo corpulento, impacciato e sempliciotto. Pochi pensieri alla volta, la maggior parte dei quali proiettati verso il passato.
Infatti Peppino è un ragazzo tormentato da proprio vissuto, caratterizzato da troppi episodi tristi che lo hanno visto vittima di scherno, soprusi e continue umiliazioni. È succube di queste “atroci rimembranze” e non riesce a scrollarsi di dosso il peso di un vita senza scopo. Stenta a trovare un proprio posto nel mondo, lui che, sulla soglia della quarantina, ha abbandonato ormai da tempo il luogo natio, la Sardegna, per correre incontro a una città che non gli riserva nemmeno un carezza.
L’unica cosa che pare riuscirgli, oltre le consegne, è ripercorrere mentalmente la propria storia mentre viaggia sugli autobus. Continuamente, senza sosta, un ininterrotto e pleonastico rimpianto. Lo fa attraverso stralci di vita che gli passano davanti. Un gesto, uno sguardo, un storiella accennata dai passanti rievocano ricordi e diventano motivo per rintanarsi nuovamente in quel guscio tappezzato di paure incertezze. Di questa vita passata la costante è Marisa, l’ancora che si rifiuta di essere alata e che mantiene Peppino saldamente assicurato al proprio passato.
Il passato non è un pacchetto che si può mettere da parte.
(Emily Dickinson)
Il presente sicuramente non lo aiuta. Peppino non ha amici, se non Wahid, un ragazzo tunisino che lavora con lui. Wahid è uno dei pochi a occuparsi di Peppino, a preoccuparsi, perlomeno, che non si cacci nei guai. Attorno a lui tanti altri personaggi, ai quali Peppino riserva così tanta importanza da plasmare la propria vita in funzione dei loro consigli.
Lo sbaglio più grande di Peppino è non saper prendere delle decisioni in autonomia. La sua vita è vuota e sconsolata. Per prendere in mano finalmente il proprio futuro, Peppino dovrà, anzitutto, sconfiggere i fantasmi che lo tormentano. Riuscirà, il nostro antieroe, a portare a termine la consegna più importante, trasportare se stesso verso un luogo che possa finalmente considerare suo? Non ci resta che scoprirlo con questo fantastico romanzo, dove una semplice storia diventa espediente per una profonda riflessione sulla vita. Ognuno di noi ha bisogno di sentirsi incluso in un mondo che, troppo spesso, appare popolato da estranei.
Francesco Abate, nato a Cagliari, il 17 maggio 1964, è uno scrittore, giornalista e disk jockey. Ha esordito come scrittore nel 1996 con “L’Oratorio – Vietato ai minori di 14 anni”, breve racconto, inserito nella collettiva Racconti di Celluloide (Alambicco). Alcuni suoi libri sono tradotti in Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Grecia. In Francia sono stati pubblicati i romanzi “Ultima di campionato” (Derniere journée de championat), “Il cattivo cronista” (Le chroniqueur sans coeur) e “Chiedo scusa” (Je demand pardon). Nel 2014 ha vinto il “Premio Lawrence” con il romanzo “Un posto anche per me”, Einaudi Stile Libero. Dal 2013 cura la collana Freschi per Caracò Editore. Il suo ultimo romanzo è “Mia madre e altre catastrofi“, Einaudi Stile Libero, 2016.
Il romanzo “Un posto anche per me“, edito da Einaudi, è un piccolo capolavoro letterario. A Peppino ci si affeziona immediatamente e il suo è un esempio di quanto sia doloroso sentirsi esclusi. Tutti noi dovremmo avere un posto pronto ad accoglierci sempre. Peppino si sente escluso due volte: si trova in uno spazio e in un tempo, il passato, che non gli permettono di realizzarsi pienamente.
Lo stile di Francesco Abate è notevole. La scrittura è semplice ed efficace. Immaginare oppure calarsi in un pensiero “sgangherato” e non lineare, come quello caratterizzante il personaggio di Peppino, è prova di grande talento. L’intelaiatura del romanzo è abbastanza complessa. Il romanzo corre su più filoni narrativi che legano il passato di Peppino agli scorci di vita dei diversi sconosciuti incontrati durante i suoi viaggi. Peppino è un personaggio sapientemente definito. Pur essendo la sua una caratterizzazione non troppo sofisticata, gli si riconosce il merito di essere funzionale alla storia. Rappresenta la bobina attorno alla quale avvolgere l’intera vicenda. Riavvolgere la propria vita, come un nastro, è la cosa che riesce meglio a Peppino. Lui è il regista, conosce quali pezzi tenere e quali, invece, tagliare.
Più lontano lascio il passato dietro di me, più sono vicina a forgiare il mio carattere.
(Isabelle Eberhardt)
Giuseppe Bua
Ho già letto il libro e concordo pienamente con la recensione.. lo straconsiglio
Ottima recensione, permette di pregustare al meglio una trama estremamente attuale e alienante. Si partecipa allo sconforto esistenziale del protagonista già da questa breve introduzione che invoglia naturalmente a scoprire la sorte dello sfortunato protagonista. Molto interessante.