Un peschereccio con migranti è affondato al largo della Grecia, decine i morti e centinaia i dispersi

Un peschereccio con migranti è affondato

Nonostante gli avvistamenti e i ripetuti avvertimenti alle autorità, un peschereccio con migranti è affondato al largo della Grecia, all’altezza della città di Pylos. Decine i morti e centinaia i dispersi.

Centinaia di passeggeri, decine di morti e un numero indefinito di dispersi

Nella giornata di ieri, dopo diversi avvistamenti e avvertimenti alle autorità, un peschereccio che trasportava centinaia di migranti è affondato; si trovava al largo di Pylos, città greca situata nella penisola del Peloponneso. I soccorsi hanno salvato finora 104 persone (trasferite di urgenza nella città di Kalamata), ma hanno anche registrato 79 morti. Intanto, le Ong si scagliano contro le autorità greche, sostenendo che l’Sos dal barcone è stato inascoltato. La difesa delle autorità di Atene fa sapere che chi era sul peschereccio ha rifiutato l’offerta di aiuto.

Tra i salvati si contano solo uomini, di diversi nazionalità: vi si trovano infatti egiziani, pachistani, siriani e anche due palestinesi. È da queste persone (di cui 35 sono stati ricoverati per ipotermia) che arrivano le testimonianze dell’accaduto: il peschereccio era partito da Tobruk, nella Libia orientale, ed era diretto in Italia, probabilmente verso le coste della Calabria.

Se inizialmente le stime dei migranti a bordo del peschereccio affondato erano di 400 (secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite), secondo quanto detto dai sopravvissuti, i passeggeri a bordo erano 750, tra uomini, donne e bambini. Nonostante le ricerche siano continuate per tutta la giornata di ieri e anche la scorsa notte, nelle ore più recenti non ci sono stati aggiornamenti nei ritrovamenti.

Le polemiche sul peschereccio con i migranti affondato: le testimonianze di Alarm Phone contro la guardia costiera

Secondo quanto riportato nel loro comunicato ufficiale, i volontari di Alarm Phone, organizzazione che si occupa di salvataggi in mare di rifugiati, hanno comunicato dell’imbarcazione alla guardia costiera greca e a Frontex alle 16:53 di martedì 13 giugno (quindi ben prima che avvenisse il naufragio) dopo che avevano ricevuto una chiamata con richiesta di soccorso. La risposta che hanno ricevuto è che le autorità greche, insieme a quelle italiane e maltesi, erano state già allertate con avvistamenti precedenti alla chiamata.

Viene naturale chiedersi come mai non siano stati attivati dei piani di soccorso nonostante tutte le autorità competenti fossero state avvertite con largo anticipo. Se lo chiede anche Alarm Phone nel proprio comunicato ufficiale. La guardia costiera, dal canto suo, ha comunicato pubblicamente che, nonostante fossero state mandate due motovedette di soccorso con del cibo, i migranti avrebbero rifiutato ogni tipo di aiuto, esprimendo la loro volontà di continuare il loro viaggio verso l’Italia.

Quest’ultima ricostruzione è stata smentita da Alarm Phone, che ha evidenziato le criticità di una tale testimonianza sotto diversi punti di vista. Innanzitutto, v’è da chiedersi perché dei migranti che in precedenza hanno richiesto soccorso lo abbiano successivamente rifiutato.

Da un lato si potrebbe cercare di capire perché i gruppi di migranti siano così intimoriti dalle autorità europee presenti nel Mediterraneo. Come l’ha definita la stessa Ursula Von der Leyen, la Grecia è diventata “lo scudo dell’Europa” contro l’immigrazione clandestina, dove per “scudo” si intende l’utilizzo della violenza da parte della guardia costiera verso i gruppi di persone in movimento. Chi decide di intraprendere questi viaggi sa che altre migliaia prima di loro sono state aggredite, picchiate e abbandonate in mare dalle autorità greche e non solo. La stessa Alarm Phone ha documentato casi di violenza di di abbandono di imbarcazioni clandestine nei mesi precedenti

La linea dell’Unione Europea: totale respingimento dell’immigrazione clandestina, lasciando i migranti senza soccorsi

Inoltre, secondo quanto riferito, dopo i ripetuti avvertimenti sul posto sono stati avvistati mezzi della guardia costiera greca e di Frontex. Nonostante la loro presenza che ha permesso l’attivazione tempestiva di un’azione di soccorso nel momento in cui il peschereccio con migranti è affondato, evidentemente si è deciso che la protezione delle frontiere europee fosse più importante del soccorso delle persone in pericolo in mare.

Negli ultimi anni la linea politica europea nei confronti dell’immigrazione si è rivelata in linea con quella ben più chiara del nostro governo formato dalla coalizione dei maggiori partiti di destra: respingimento totale dell’immigrazione clandestina, con l’idea di rimandare gli immigrati al loro punto di partenza ma con il risultato concreto che vengono ignorate le richieste di soccorso in mare. In particolare, il rischio del peschereccio affondato di cui parliamo oggi è che si tratti del peggior naufragio dal 2015, ma solo l’avanzamento delle ricerche ce lo potrà confermare.

Lo dimostra, per esempio, il recentissimo incontro avvenuto tra Meloni, Von der Leyen e il presidente tunisino Kaïs Saïed, nel quale l’obbiettivo dell’Unione Europea e dei suoi rappresentanti era quello di assicurarsi un ulteriore “posto di blocco” dei migranti che viaggiano attraverso la Tunisia per raggiungere l’Europa.

Mattia Tamberi

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