Lo studio pubblicato su The Lancet sul trattamento riservato alle donne durante il parto ha evidenziato che il 35% delle intervistate è oggetto di abusi fisici o verbali.
Purtroppo non parliamo di una cosa nuova: da anni, le condizioni delle donne durante il parto destano preoccupazioni e timori, sopratutto alla luce di storie di abusi verbali e fisici durante il travaglio.
Tra il settembre del 2016 e il gennaio del 2018, sono state osservate durante il parto più di 2600 donne in Ghana, Guinea, Myanmar e Nigeria. Intervistate, molte tra queste hanno parlato di veri e propri abusi compiuti da coloro che teoricamente dovrebbero aiutarle ed essere di supporto.
Un vero e proprio incubo, sopratutto per chi si trova alla prima esperienza.
Oltre 1/3 delle donne è oggetto di abusi fisici e verbali con un picco che si verifica solitamente dai 30 minuti prima della nascita del bambino sino a 15 minuti dopo.
Le ragazze più giovani o con un grado di istruzione non elevato sono oggetto degli abusi peggiori, che si configurano sia come veri e propri maltrattamenti, sia sotto forma di procedure mediche di cui la paziente non sa nulla, dal taglio cesareo sino alla episiotomia.
Nei casi riguardanti ragazze minorenni, il giudizio del personale sanitario sulle scelte di vita o sulla loro attività sessuale si traduce in un totale disinteresse nei confronti del benessere della partoriente.
Il 38% delle donne intervistate invece dichiara di aver subito abusi verbali, comprendenti insulti e minacce di vario genere, il cui grado di intensità sembra essere tarato sulle differenze di etnia o età.
Anche le donne italiane, purtroppo, sperimentano situazioni analoghe: una donna su cinque dichiara di essere stata oggetto di maltrattamenti di diversa natura durante il parto.
Ma è notizia di qualche giorno fa che il Consiglio d’Europa ha approvato la risoluzione sulla violenza ostetrica e ginecologica.
“La violenza ostetrica e ginecologica è una forma di violenza rimasta nascosta per molto tempo ed è tutt’ora spesso ignorata. Nell’ambito privato della consultazione medica o durante il parto le donne sono vittime di pratiche violente o che possono essere percepite come tali – inclusi gli atti inappropriati e non acconsentiti, come le episiotomie e le palpazioni vaginali realizzate senza consenso, pressione sul fondo dell’utero o interventi dolorosi eseguiti senza anestesia. Sono stati riferiti anche comportamenti sessisti durante le visite mediche”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ribadisce la necessità di un trattamento rispettoso e dignitoso della donna durante un momento tanto delicato e difficile, chiedendo però aiuto alle associazione professionali nel settore della maternità, ribadendo le linee guida pubblicate lo scorso anno.
L’Organizzazione si raccomanda che, accanto alla normativa ufficiale, siano promosse attività di informazione che diano i giusti consigli sui diritti delle donne che entrano in sala parto.
Chiara Nobis