Nel caos della legislazione, un piccolo errore può causare un effetto domino devastante. La recente proposta di legge, apparentemente mirata a vietare la produzione di carne coltivata in laboratorio, ha scatenato un’ondata di preoccupazione e sconcerto per la scoperta di un dettaglio che, oltre alla carne coltivata, avrebbe potuto vietare formaggi e altri prodotti comuni.
Certe volte, una semplice virgola può ribaltare completamente il senso di una frase. Questo, però, può diventare un problema enorme, soprattutto quando si parla di leggi dello Stato. È quanto accaduto con la legge contro la produzione e la vendita della carne coltivata in laboratorio, un provvedimento fortemente sostenuto dal ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, e caldamente richiesto dalle associazioni di allevatori, come Coldiretti. Queste ultime temono che, in un prossimo futuro, l’introduzione sul mercato di nuovi prodotti possa generare una concorrenza dannosa per gli allevamenti già esistenti, i quali hanno già subito pesantemente a causa dell’aumento dei costi di produzione e del calo del consumo di carne. Quest’ultimo è stato causato, in parte, dall’inflazione crescente e, in parte, dai cambiamenti nelle abitudini alimentari della popolazione, che hanno drasticamente ridotto il consumo di carne negli ultimi anni.
A sollevare l’errore macroscopico è stato il docente e divulgatore scientifico Matteo Flora, che ha evidenziato su X il grave problema di formulazione nella frase della legge. Questo errore potrebbe portare a un’interpretazione estremamente restrittiva della norma, giungendo persino a vietare la produzione e la vendita di prodotti comunemente utilizzati come vino, birra, yogurt, formaggi e addirittura carne. Nel testo approvato definitivamente dalla Camera dei Deputati si stabilisce:
“È proibito agli operatori del settore alimentare e dei mangimi utilizzare, preparare, vendere, detenere per la vendita, importare, produrre per l’esportazione, somministrare o distribuire per il consumo alimentare o promuovere alimenti o mangimi costituiti, isolati o derivati da colture cellulari o tessuti di animali vertebrati”.
Tuttavia, una virgola mancante potrebbe generare un disastro: inserendo correttamente la virgola dopo “tessuti” prima della pubblicazione ufficiale, si eviterebbe un caos totale nei supermercati.
È incredibile come il nostro Paese, per pura e semplice mancanza di attenzione nella stesura delle leggi, rischi di vivere situazioni paradossali. Il nostro attuale ministro dell’Agricoltura, purtroppo, sembrava intenzionato a vietare in tutta Italia non solo la carne coltivata, ma anche prodotti essenziali come formaggi, yogurt, vino, birra e addirittura l’insulina. Tutto ciò a causa di un’infelice formulazione che ha inserito, senza specificare meglio, un divieto per prodotti “costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati”. Ciò avrebbe comportato un divieto su elementi fondamentali per la nostra alimentazione quotidiana.
È davvero preoccupante trovarsi in un Paese in cui la gestione di un settore che vale oltre 500 miliardi di euro sembra affidata unicamente alla sorte, anziché alla meritocrazia e alla competenza dei suoi gestori.