La vita è un flusso di informazioni che organizzano la materia fisica: hardware e software. Per questo non deve stupire la notizia che bioingegneri del Mit di Boston intendono programmare i batteri per combattere il cancro.
Il sistema operativo delle cellule, anche quelle dei batteri naturalmente, è il Dna. Uno studio pubblicato su Science ha dimostrato che è possibile modificarlo inserendo nel Dna dei “testi”, dei nuovi comandi, o fuor di metafora delle molecole genetiche, che trasformino il metabolismo delle cellule e quindi, della vita.
Con che scopo? Con lo scopo di renderle in grado di produrre e rilasciare sostanze antitumorali, di diverso tipo.
Secondo Christopher Voigt, ingegnere biologico al Mit, “si tratta di programmare un linguaggio per i batteri […]basato su un testo, proprio come quando si riprogramma un computer. Si compila un testo e si realizza una sequenza di Dna che si inserisce nella cellula, a quel punto questo circuito funziona all’interno della cellula”.
Questa sembra davvero la strada più importante fra quelle proposte e allo studio per vincere la millenaria battaglia contro i tumori, che sono una degenerazione, un malfunzionamento dei meccanismi che sono alla base della vita.
Quello che è interessante è che lo studio di questo linguaggio e della sua iscrizione nel contesto cellulare, va di pari passo con sperimentazioni al pc, per simulare quanto accadrebbe a livello biologico -ma in ambiente virtuale.
Il silicio dei computer e il carbonio degli esseri viventi, dato che sono elementi con 4 potenziali legami chimici disponibili per formare molecole complesse, sono accomunati dalla stessa duttilità e dinamicità chimica: e questo spiega perchè il primo sia stato la base per costruire tutto il complesso universo dell’informatica elettronica, mentre il secondo miliardi di anni fa abbia costituto la base per avviare l’avventura della vita.
E l’avventura parallela di informatica e biologia continua: e forse è prossimo il momento in cui non si tratterà di avventure parallele, ma di rette che incontrano e intersecano, su di un piano ancora da scoprire e da definire, quello della vita sintetica.
Nel frattempo l’obiettivo è quello di ottenere dei farmaci naturali, prodotti dai batteri modificati, in grado di intervenire in maniera diretta sui complessi tumorali.
Insomma: andare alla radice del vivente, per poi dirigersi fin nel profondo di quei meccanismi biologici che si inceppano e diventano una vera e propria spinta al suicidio per le cellule.
Il vantaggio di utilizzare questo sistema, rispetto alla manipolazione diretta sulle colture, è che quest’ultima si è rivelata molto più difficoltosa e faticosa.
Certo, ci sono sviluppi che mettono inquietudine: gli stessi dell’argomento Ogm, e anzi persino di più.
In definitiva si tratta di “creare” o fabbricare una vera e propria nuova specie vivente. E i paragoni col dottor Frankenstein, con Faust o magari col Rabbino Loew della Praga magica si sprecano.
Ma per la lotta ai tumori e in favore della vita è semplicemente una nuova grande speranza in più.
ALESSIO ESPOSITO