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Home Attualità

Un altro naufragio nel Mediterraneo: è stata l’omertà a causare 30 morti?

di admin
15 Mar 2023
in Attualità
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Naufragio nel Mediterraneo - naufragio in Yemen - naufragio nel Mar Egeo - naufragio in Tunisia
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Ennesimo naufragio nel Mediterraneo. Un’imbarcazione con a bordo 47 persone si è ribaltata al largo delle coste libiche causando 30 dispersi. Una tragedia annunciata 24 ore prima.

All’alba del 12 marzo, nelle acque di competenza libica SAR (Ricerca e Salvataggio), un barcone con a bordo 47 persone si è ribaltato a causa delle condizioni avverse del mare: solo 17 sono sopravvivono. L’ennesimo naufragio nel Mediterraneo a pochi giorni di distanza da quello di Cutro. Il rimpallo di responsabilità tra le varie autorità competenti hanno decretato la morte di 30 persone. Alarm Phone accusa le autorità italiane:

Hanno ritardato consapevolmente i soccorsi e li hanno lasciati morire.

I fatti del naufragio nel Meditterraneo

I fatti, la cui ricostruzione è stata resa disponibile dalla ONG Sea-Watch e basata sulle informazioni fornite da Watch the Med – Alarm Phone, hanno inizio nella notte tra venerdì 10 marzo e sabato 11:

  • Ore 1:28, Alarm Phone, contattata da un barcone in balia delle onde con a bordo 47 persone, informa le autorità di competenza italiane, libiche e maltesi dell’emergenza in atto;
  • Ore 3:01,  Alarm Phone chiede al Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo italiano (MRCC Rome) di ordinare alla nave mercantile Amax Avenue, che si trovava nelle vicinanze, di intervenire. La nave prosegue senza fermarsi, in assenza di comandi dal MRCC di Roma.
  • Ore 9:32, l’aereo della ONG Sea-Watch “Seabird” avvista l’imbarcazione e lancia subito il mayday comunicandone le coordinate. Risponde il mercantile Basilis L, riferendo che si sta dirigendo verso il luogo dell’emergenza. Nel frattempo Sea-Watch avvisa le autorità italiane, libiche e maltesi ancora una volta;
  • Ore 10:31, Seabird contatta nuovamente Basilis L. Il mercantile risponde che MRCC Rome gli ha detto di seguire le istruzione della Guardia Costiera libica, la quale ha ordinato di raggiungere l’imbarcazione in pericolo e di richiamarli successivamente;
  • Ore 11:10, Sea-Watch chiama il “Joint Rescue Coordination Center” di Tripoli che risponde di aver contattato Benghazi, che però non ha motovedette disponibili. Basilis L non interviene a causa delle condizioni del mare ma resta nelle vicinanze del barcone;
  • Ore 16:06, Sea-Watch ricontatta il MRCC di Roma per comunicare che il centro libico non è in grado di inviare nessun soccorso. Quando viene chiesto chi può coordinare i soccorsi, l’ufficiale italiano ringrazia per le informazioni e con un “bye bye” riaggancia il telefono.

All’alba del 12 marzo, oltre 24 ore dopo il primo SOS, l’imbarcazione in difficolta è ormai stata raggiunta da quattro mercantili. Uno di questi, la motonave Froland, inizia il trasbordo dei migranti ma le onde ribaltano il barcone: solo 17 delle 47 persone a bordo vengono tratte in salvo.

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Mediterranea Saving ha dichiarato:

L’Italia aveva assunto il coordinamento SAR e dato istruzioni di intervenire a tre navi mercantili, che invece si sono limitate ad osservare. Non risultano mobilitate navi militari europee.

Il rimpallo di responsabilità

Perché, data l’urgenza della situazione, le autorità italiane non hanno inviato immediatamente mezzi di soccorso adeguati?

Questo è ciò che si chiede Alarm Phone. E ancora:

Perché hanno esitato a dirigere le navi mercantili vicine all’imbarcazione in pericolo, nonostante fossero a conoscenza della situazione?

La Guardia Costiera italiana ha dichiarato che l’intervento di soccorso è avvenuto al di fuori dell’area di responsabilità SAR italiana, registrando l’inattività degli altri Centri Nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati per area. Su richiesta delle autorità libiche, il MRCC di Roma ha solo inviato un messaggio satellitare di emergenza a tutte le navi in transito.

La portavoce della Commissione europea Dana Spinant ha voluto precisare:

Ci sono diversi tipi di coordinamento e il coordinamento europeo sui migranti nel Mediterraneo non include discussioni operative su quali navi debbano intervenire nelle operazioni di soccorso. La Commissione europea non ha né le capacità né le competenze per intervenire.

L’UE ha dichiarato che nelle acque libiche possono intervenire solo i libici. Il barcone carico di migranti, tuttavia, non si trovava nelle acque libiche ma nell’area SAR di responsabilità della Libia. Queste sono acque internazionali dove anche le navi europee dell’operazione Irini avrebbero potuto intervenire.

Quello che sappiamo per certo è che le attività di soccorso in mare nel Mediterraneo centrale sono regolate dalla Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo di Amburgo del 1979, che dice: “Lo stato responsabile di un’area SAR, in caso di emergenza in mare nella propria area di responsabilità, ha l’obbligo di intervenire”. Tuttavia, “qualora lo Stato competente per quella area SAR non assuma il coordinamento delle operazioni di soccorso, tali operazioni vengono coordinate dall’Autorità nazionale Sar che, per prima, ne ha avuto notizia ed è in grado di fornire la migliore assistenza possibile”.

Le dichiarazioni dal mondo politico sul naufragio nel Mediterraneo

L’unico componente del Governo italiano ad essersi espresso sul naufragio nel Mediterraneo fino ad ora è stato il  Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha affermato:

Non bisogna mai strumentalizzare quello che accade. Sono convinto, conoscendo la Guardia Costiera, la Marina Militare e la Guardia di Finanza, che questi uomini di mare non lascino mai nessuno senza soccorso.

Per Elly Schlein, neo segretaria del PD, è

una vergogna per l’Italia e per l’Europa, non possiamo più vedere il Mediterraneo ridotto a un grande cimitero a cielo aperto.

Alleanza Verdi-Sinistra ha dichiarato:

Il ministro Piantedosi, che coordina queste operazioni, è un’onta per l’Italia e ne chiediamo le dimissioni.

Il continuo rimpallo di responsabilità, la mancanza di coordinamento tra gli enti preposti ai salvataggi causano morti. Cosa deve accadere ancora prima che si trovi una soluzione?

Quando non è colpa di nessuno, è colpa di tutti.

Tags: alarm phoneGuardia CostieramediterraneomigrantimortenaufragioSea Watch
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