Se c’è una categoria di personaggi che sento molto vicini sono quelle persone che anche in punto di morte riescono a fare battute, perché vuole dire che mantengono fino all’ultimo quel senso dell’umorismo che consente di vivere più leggeri e più liberi: “Mostratemi le cose di cui un uomo non riesce a ridere e io vi mostrerò le sue catene” è il mio motto (e spero di restarci sempre fedele!).
Un questi personaggi è San Lorenzo (225-258) arcidiacono di Roma che subì il martirio durante le persecuzioni dell’imperatore Valeriano. Come ci racconta sant’Ambrogio nel suo De officiis ministrorum, l’incarico di Lorenzo riguardava le opere di carità e quando il prefetto Cornelio Secolare gli intimò di consegnare tutti i beni mobili della chiesa (gli immobili erano già stati requisiti), Lorenzo si presentò con quelli che per lui erano i “beni mobili” della chiesa, e cioè poveri, malati, vedove, storpi e compagnia briscola.
Il prefetto non gradì e -visto che comunque, trattandosi di un diacono, doveva essere messo a morte- riservò a Lorenzo un trattamento di favore, e cioè lo fece arrostire sopra una graticola ardente (l’iconografia dei santini ci andò a nozze). E Sant’Ambrogio ci tramanda le ultime parole del santo che ad un certo punto si rivolse ai suoi aguzzini dicendo loro: “Assum est,… versa et manduca” ossia “Da questa parte sono cotto, girami dall’altra e poi mangiami”. Sant’Ambrogio non ci racconta la faccia che devono aver fatto i suoi aguzzini…
Lorenzo è il santo patrono dei librai, dei bibliotecari e altri ancora tra cui anche… cuochi e rosticcieri! E poi dicono che i preti non hanno il senso dell’umorismo…