Umberto Bossi torna ad alzare la voce
Delle voci poi smentite lo volevano escluso dagli scranni parlamentari. Giorni prima invece, pare che Salvini lo avesse invitato a Pontida con una banale telefonata. Cornuto e mazziato, come dicono a Napoli. Ma Umberto Bossi il senatùr ha ancora delle carte da giocare. Infatti nel Carroccio si è tornati a parlare di federalismo, o forse c’è chi non ha mai smesso di farlo. L’infelice risultato alle ultime elezioni ha sollevato i dubbi di molti sull’identità della Lega di Salvini. Impensabile fino a qualche anno fa, quando la Lega volava altissimo: alle politiche del ’18 prese più del 17%; alle europee del ’19 prese addirittura il 34%; alle politiche del ’22 invece un misero 8.9%. Evidentemente, qualcosa è andato storto. D’altronde, anche la politica segue le fasi lunari, specie in Italia.
Cos’è il Comitato del Nord fondato da Bossi
Cogliendo quello che i greci chiamavano “Kairos “, Umberto Bossi ha da poco fondato il Comitato del Nord, che resta comunque interno al partito. Il federalismo chiesto dagli imprenditori settentrionali è il “maiora premunt ” che regge il comitato. Stiamo quindi parlando di una tattica politica che ha come strategia quella di tornare ad una Lega meno nazionalista. Con i tempi che corrono, non è più pensabile rimandare le riforme storiche a data da destinarsi. E anche perché questa è la fase lunare favorevole all’oroscopo di Giorgia Meloni. Vediamo ora di fare una sintesi del concetto di federalismo. Prima di procedere, vi lascio la voce del Treccani:
federalismo : s. m. [der. di federale, sull’esempio del fr. fédéralisme]. – 1. a. Sistema politico ( affermatosi dalla fine del sec. 18°) in cui più stati, aventi tradizioni e interessi comuni, si uniscono in confederazione, o uno stato si costituisce in stato federale.
Da Kant alla fantapolitica: il tema del federalismo
Così disse il filosofo Immanuel Kant (1724 – 1804) nel saggio “Per la pace perpetua”:
Deve necessariamente esserci una federazione di tipo particolare, che si può chiamare federazione di pace ( foedus pacificum), che si differenzierebbe dal trattato di pace ( pactum pacis) per il fatto che questo cerca di porre fine semplicemente a una guerra, quella invece a tutte le guerre per sempre.
Senza spingerci troppo in là con gli spiegoni, il federalismo è un tema assai discusso nell’ambito politico. Il sopracitato Kant ad esempio vedeva in esso l’antidoto alle guerre tra gli Stati nazionali. Se vi interessa saperne di più, date un’occhiata a questo link. Tuttavia, queste riflessioni di illuminista memoria non trovarono granché riscontro negli anni del Risorgimento. Difatti nell’Ottocento l’unica federazione europea era quella elvetica. Nell’Italia preunitaria c’erano delle idee federaliste, che però non trovarono riscontro, perché a vincere fu lo Stato monarchico a stampo Savoia.
A Campobasso c’è un mercatino dell’usato dove puoi trovare di tutto. Ma ciò che preferisco è la sezione dei libri, piena zeppa di stampe dimenticate, vecchie di carta ma non di contenuti. Così, qualche giorni fa mi sono imbattuto in una biografia di Garibaldi scritta da Pietro Nenni. L’eroe dei due mondi è da sempre un’icona del socialismo italiano: non è un segreto che Craxi ammirasse il condottiero dei Mille. Tuttavia, il socialista Nenni critica Garibaldi su un punto cruciale, pur rispettandone le gesta militari: la scelta di appoggiare la monarchia piemontese. Beninteso, Garibaldi non era affatto un monarchico, tutt’altro, era un convinto repubblicano. Epperò le contingenze storiche lo avevano convinto ad appoggiare la corona in nome della patria.
Ciò non toglie che ci sarebbero potuti essere altri scenari diversi dallo Stato nazionale. Che di fatto era l’estensione del potere sabaudo, con tutte le ingiustizie che ne seguirono. Tutto questo per dire cosa? Che ripensare la forma politica dello Stato italiano è un atto coraggioso. Senz’altro, l’eterna contemporaneità in cui viviamo oggi non concepisce ragionamenti di tale portata.
Gianfranco Miglio e la Lega di Bossi
Ogni movimento politico ha avuto il suo ideologo. Secondo molti, quello della Lega Nord fu Gianfranco Miglio (1918 – 2001). L’autorevole giurista lombardo occupò buona parte del suo pensiero sul tema del federalismo, sempre in una logica di critica nei confronti dello Stato sovrano e nazionale. Le idee come quelle di Miglio, però, non trovarono molti consensi durante la formazione della Repubblica italiana. Tutt’altro, il decentramento concesso dalla Costituzione avvaloravano ancor di più l’idea dello Stato centrale. Vi lascio un estratto di un articolo illuminante scritto da Stefano Bruno Galli e pubblicato sul sito de il Giornale, lo trovate completo a questo link.
L’autonomia e il decentramento non posero affatto lo Stato repubblicano in prossimità del federalismo [. . .] Il regionalismo fu anzi concepito allo scopo di arginare eventuali prospettive federaliste. Nei fatti, l’articolo 5 sul quale si è costruita la falsa idea della Repubblica delle autonomie e dello Stato regionalista formalizza un’idea marmorea di sovranità. Tutto il potere è depositato al centro. E qualsiasi forma di decentramento si configura ancora oggi come una graziosa concessione a favore della periferia.
Non sembra così prossima la parentela tra queste seriose riflessioni e il linguaggio colorito di Umberto Bossi: eppur si traccia. Ad ogni modo, il federalismo italiano non ha portato proprio a un nulla di fatto, giacché alcune importanti riforme sono state varate. Ciononostante, i cantieri legali sono ancora allestiti, presi in ostaggio dalla complicata burocrazia italiana.
La famosa riforma del Titolo V
In principio c’erano solo comuni e province, e così fu fino alla Costituzione repubblicana, quando vennero istituite le regioni. Per la precisione, ecco cosa recita l’articolo 114 del famoso Titolo V:
La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Provincie, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.
I Comuni, le Provincie, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.
Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.
Tutto ciò è posteriore alla famosa riforma del Titolo V risalente al 2001. Si tratta di quella che giornalisticamente venne definita una “rivoluzione copernicana” per l’assetto statale italiano. In breve, si cercava di dare più autonomia agli enti pubblici anteposti allo Stato. Purtroppo per i federalisti però, ad oggi non è ancora ben chiara la suddivisione dei compiti tra Stato e Regioni. Vi lascio il testo della riforma del Titolo V a questo link.
Torniamo alla cronaca e al Comitato del Nord fondato da Umberto Bossi. Gli imprenditori settentrionali vorrebbero quindi che si proseguissero i cantieri per completare l’autonomia regionale. Causa anche la difficile situazione economica che il tessuto imprenditoriale sta attraversando negli ultimi mesi. Vien da chiedersi il motivo della reticenza di Salvini sul tema del federalismo. Soprattutto se pensiamo al fatto che questa incertezza legislativa scippa fior di quattrini alle regioni del Sud per via del federalismo fiscale ( vi lascio un articolo di Openpolis che ne parla a questo link). Chissà, forse è sintomo dell’ubriacatura nazionalista presa dal Carroccio negli ultimi anni. Pare sia arrivato il momento di pagare, di fà i cunt cont l’ost.
Umberto Bossi arricchisce il dibattito politico
Premetto col dire che non sono un elettore leghista, ma a ogni buon conto penso che sia un bene tornare a parlare di federalismo. Vieppiù se confrontiamo la complessità di un tema del genere con l’eterno presente in cui sguazziamo ogni giorno. Secondo Schopenhauer, la vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia. Io aggiungo che la disperazione ondeggia pedissequamente tra la legge Fornero e la chiusura dei porti. Qui lo scrivo e qui lo confermo: Umberto Bossi- e chi lo avrebbe mai detto- ha arricchito il dibattito politico in Italia. Perlomeno, per scrivere il pezzo che avete appena letto sono andato a ricacciare Kant, Garibaldi e la Costituzione. Una volta tanto, mi sono sentito trattato come un elettore dotato di intelligenza.
Matteo Petrillo