In un’intervista con Maureen Dowd del New York Times, Uma Thurman si confessa. È arrivato il momento della sua vendetta che aveva annunciato mesi fa sui social contro Harvey Weinstein. Nell’augurare un buon Ringraziamento a tutti, Uma escluse dagli auguri l’ex produttore, promettendogli un regolamento di conti.
Nell’intervista ce n’è anche per Quentin Tarantino: nel set di un film mise in pericolo la vita dell’attrice, non rendendosi conto forse del confine tra finzione e realtà. Il regista ha sempre considerato l’attrice la sua musa ispiratrice, ma in un’occasione ha preteso troppo da lei, mettendo a rischio la sua salute.
I due uomini sono legati da numerose collaborazioni: Weinstein ha prodotto successi indiscussi di Tarantino come Le Iene, Pulp Fiction, i due Kill Bill, Inglourious Bastards ed anche il più recente The Hateful Height. Il regista, dopo lo scoppio dello scandalo, aveva confessato di sapere da decenni delle accuse contro il suo produttore e di vergognarsi per non aver fatto nulla.
La pretesa di Quentin Tarantino che è quasi costata la vita a Uma Thurman
Nella famosa scena di Kill Bill in cui Uma Thurman guida la decappottabile blu per uccidere Bill, la stessa che ha messo su Instagram il giorno del Ringraziamento, le fu chiesto di guidare da sola.
Lei insistette sul fatto che non si sentiva a suo agio nel guidare la macchina e che avrebbe preferito una controfigura. I produttori dicono di non ricordare la sua obiezione.
Quentin entrò nella mia roulotte e disse “Non mi piace sentire di no”. Era furioso perché gli avrei fatto perdere tempo. Ha detto: “Ti prometto che la macchina va bene. È una strada dritta. Colpisci 40 miglia all’ora o i tuoi capelli non voleranno”. Ma quella era una scatola della morte. Il sedile non era stato avvitato correttamente. Era una strada di sabbia e piena di curve.
Thurman poi ha mostrato un filmato che testimonia i fatti (che potete vedere al seguente link). Ha detto di aver impiegato ben 15 anni per ottenerlo. In esso si vede la Thurman lottare con l’auto, mentre esce fuori strada e si infrange su una palma.
Il volante era nella mia pancia e le mie gambe erano bloccate sotto di me. Ho sentito questo dolore bruciante e ho pensato: ‘Oh mio Dio, non tornerò mai più a camminare’. Riportai anche una commozione cerebrale. Quentin e io abbiamo litigato enormemente e l’ho accusato di aver tentato di uccidermi.
Uma Thurman e le molestie di Weinstein
Uma spiega innanzitutto che molte delle vittime della molestia sistematica weinsteiniana non si sarebbero mai aspettate comportamenti del genere da uomini che hanno creato film riguardanti proprio la forza delle donne:
Quentin volle Harvey come produttore esecutivo di Kill Bill, un film che simboleggia il potere femminile. Tutti questi agnelli andarono al macello perché convinti che nessuno si sarebbe messo in una posizione tale da far loro qualcosa di illegale, ma l’hanno fatto.
L’attrice racconta poi come Harvey Weinstein ci provò con lei. Lo conosceva da un bel po’: lui aveva sempre parlato di lavoro con lei, complimentadosi per le sue capacità. Una volta i due stavano discutendo di una sceneggiatura nella stanza d’albergo del produttore. Weinstein si presentò in accappatoio e chiese ad Uma Thurman di seguirlo nel bagno turco. Quando lei gli chiese cosa stesse facendo e gli disse che ciò era ridicolo, lui si agitò e corse fuori.
La seconda volta egli cercò di trattenerla con la forza in una camera d’albergo:
La prima aggressione avvenne a Londra, nella suite del Savoy Hotel. Mi ha buttata giù. Ha cercato di spingersi su di me. Ha provato a spogliarsi. Ha fatto tutta una serie di cose spiacevoli. Ma non mi ha effettivamente violentata. Ero come un animale che si dimenava, come una lucertola. Ho fatto tutto il possibile per rimettere le cose sul giusto tracciato. Il mio. Non il suo.
Il giorno successivo arrivarono a Uma delle “volgari rose gialle” con un bigliettino su cui era scritto: “Hai un grande istinto“.
L’ex produttore ci provò ancora
Weinstein poi le propose un altro lavoro e cercò di scusarsi dicendo che era stato tutto un equivoco. Uma Thurman decise allora di incontrarlo di nuovo al Savoy Hotel, stavolta accompagnata da un’amica, Ilona Herman che la aspettava fuori. Thurman avvertì Weinstein:
Se fai quello che mi hai fatto ad altre persone perderesti la tua carriera, la tua reputazione e la tua famiglia, te lo prometto.
Al piano di sotto, la Herman si stava innervosendo. Finalmente la Thurman uscì. Ilona Herman ricorda:
Era molto arruffata e così sconvolta e aveva quell’aria vuota. I suoi occhi erano pazzi e lei era totalmente fuori controllo. L’ho portata nel taxi e siamo andati a casa a casa mia. Stava davvero tremando. Quando l’attrice fu in grado di parlare di nuovo, rivelò che Weinstein aveva minacciato di far deragliare la sua carriera.
L’attrice fu già molestata a soli 16 anni
La prima volta fu a sedici anni. La sua carriera cinematografica era appena iniziata. In un club di Manhattan incontrò un attore, quasi vent’anni più vecchio, che la violentò:
Provai a dire no, a piangere, feci tutto il possibile: lui mi disse che la porta del suo appartamento era chiusa a chiave. Ma non provai nemmeno a scappare e provare a vedere che non fosse così. Quando rientrai a casa, mi ricordo che rimasi davanti allo specchio e guardavo le mie mani. Ero arrabbiata perché non sanguinavano, non c’erano ferite. Una cosa così cambia le carte in tavola. Credo di essere diventata meno accondiscendente da allora.
Rossella Micaletto