Il quadro che emerge dall’ultima edizione dell’Indice Globale della fame è molto preoccupante. I progressi per contrastarla sono in stallo dal 2015. Nel 2023 sono 750 milioni le persone nel mondo che soffrono la fame, a causa di disastri climatici, guerre, crisi economiche e pandemie. Le conseguenze maggiori ricadono sui giovani e soprattutto sulle ragazze.
I dati dell’Indice Globale della fame
Il quadro preoccupante emerge dall’Indice Globale della fame, curato da CESVI per l’edizione italiana e redatto annualmente da Welthungerhilfe e Concern Wordlwide, organizzazioni umanitarie che fanno parte del network europeo Alliance2015. Il rapporto è stato presentato in Italia a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano.
Emergono dati molto preoccupanti, con 750 milioni di persone che soffrono la fame e 43 paesi a livelli “grave” o “allarmante”. I dati sono il risultato combinato di “disastri ambientali, guerre, crisi economiche e pandemie” che hanno colpito il mondo quest’anno.
Le conseguenze maggiori ricadono sui giovani che sentono minacciate le prospettive future. Infatti, l’instabilità alimentare attuale significa rischiare una vita adulta di povertà estrema. In particolare, a soffrire maggiormente sono le ragazze.
L’indice Globale della fame, che calcola il punteggio di ogni Paese sulla base dello studio di quattro indicatori (denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile e mortalità dei bambini sotto i cinque anni), è stato presentato anche alla vigilia dell’apertura della COP28 a Dubai. Questo perché il cambiamento climatico ha un impatto molto significativo sull’insicurezza alimentare. Infatti, all’aumentare di temperature e disastri climatici, cresce la difficoltà nel produrre gli alimenti. Inoltre, dai dati emerge che, il 75% di chi vive in povertà nelle zone rurali si affida alle risorse naturali per la sopravvivenza, essendo quindi vulnerabile ai disastri. Il World Food Program stima che l’80% delle persone che soffrono la fame nel mondo vive in zone molto colpite da catastrofi naturali.
Le principali vittime: donne e ragazze
Dall’Indice Globale della fame emerge che la fascia più colpita è quella dei giovani. Un giovane su cinque non lavora né frequenta corsi di studio o formazione, mentre la pandemia Covid-19 ha causato la perdita di milioni di posti di lavoro, soprattutto tra i giovani. Inoltre, pur lavorando, rispetto agli adulti, hanno il doppio della probabilità di vivere in povertà estrema. Questo quadro risulta ancora peggiore per le ragazze.
Le donne e bambine rappresentano il 60% delle vittime che soffrono la fame, con l’aggiunta del lavoro di assistenza non pagato che acuisce la differenza, triplicando la probabilità di non accedere a lavori retribuiti rispetto agli uomini. Sottrae alle ragazze tempo, energie e opportunità per la propria formazione e per accedere a impieghi retribuiti. È noto che il lavoro di cura non retribuito è uno dei fattori che contribuiscono la disuguaglianza di genere, e da questi dati ci mostra anche che è una delle cause principali della povertà e della fame per le donne.
Concludendo, Maurizio Martina vice direttore generale della FAO, dichiara:
I conflitti, insieme alla crisi climatica e agli shock economici, rappresentano le cause principali di queste emergenze che coinvolgono persone, comunità e territori ad ogni latitudine. La prospettiva non è incoraggiante, ma è necessaria per poter comprendere che occorre agire con urgenza
L’Indice Globale della fame quest’anno ha voluto focalizzarsi su come gli attuali sistemi alimentari impattano sui giovani, soprattutto ragazze. Insicurezza alimentare e malnutrizione sono, infatti, massime e persistenti nelle zone dove vive la maggior parte della popolazione giovanile, ovvero Asia meridionale e Africa sub sahariana.