Locandina per un evento in un noto bar di Salerno, raffigura l’Ultima Cena di Leonardo in versione gay. Impazza la polemica.
Scoppia la polemica a Salerno per una locandina raffigurante l’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci rivisitata in chiave gay. Ebbene sì, un noto bar della zona per pubblicizzare un evento ha raffigurato Cristo e gli Apostoli a torso nudo e che si scambiano baci appassionati.
La locandina ha suscitato scandalo e rumore specialmente tra gli esponenti della politica locale. L’avvocato Fabio Mammone, vice coordinatore cittadino di Forza Italia Salerno ha chiesto “l’annullamento della serata di giovedì sera”. Secondo Mammone “gli organizzatori non sono né blasfemi, né alternativi ma semplicemente fuori luogo ed irriguardosi. La religione cristiana nulla ha da spartire con le istanze gender”. A condannare questa scelta pubblicitaria anche Raffaele Adinolfi, il quale da Facebook dice: “Mentre è ancora caldo il sangue dei Cristiani massacrati in Egitto per mano assassina, Salerno si prepara a fare strage di rispetto e buongusto”. Gli organizzatori, attraverso la propria pagina Facebook, replicano: “Non siamo blasfemi, ma alternativi” (Fonte: Salernotoday)
Sulla vicenda interviene anche il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli che dichiara:
“Com’è noto sono laico e premetto di non avere, ovviamente, nulla contro i gay, anzi apprezzo chi lotta contro ogni discriminazione. La locandina in questione l’ho trovata di pessimo gusto e inutilmente offensiva”.
“Mi sembra naturale – aggiunge il primo cittadino – che abbia potuto offendere la sensibilità di quanti credono e non solo. Il periodo pasquale è un momento cospicuo, ricco di simboli e significati che viene avvertito, oggi come oggi, in un modo ancora più sentito, viste le tragedie globali, le persecuzioni e le stragi dei cristiani, non ultima quella delle chiese copte in Egitto.
Ho chiaro e forte nella mia mente il ricordo del film “Il vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini in cui la solenne voce recitante di Enrico Maria Salerno pronunciava le parole forti sia in senso letterario che di densità di valori del Vangelo.
Sono suggestioni che mi ritornano costantemente alla mente nella ricorrenza pasquale: la tragedia di un uomo che si dona interamente per la salvezza degli altri, in una speranza di risurrezione. Sono temi alti che rendono ancora più sconcertante e censurabile la scelta della locandina fatta per promuovere una serata”.
Ma la replica dell’Arcigay e del Caffè Verdi smentisce la polemica.
“Il comitato territoriale Arcigay Salerno intende ribadire la libertà di espressione di tutti e la libertà dei ragazzi e delle ragazze omossessuali e transessuali salernitane a vivere il divertimento e l’affettività in totale sicurezza e serenità. – si legge in una nota – Fermo restando che la comunicazione in oggetto ci è sembrata più provocatoria che blasfema e fermo restando anche il rispetto per la sensibilità e il gusto estetico di ciascuno, eventuali contrarietà non possono trasformarsi in minacce di manifestazioni evidentemente votate allo scontro come il sit-in che è stato paventato dal Popolo della famiglia in occasione della stessa serata. Chiediamo quindi da un lato il rispetto della libera espressione e dall’altro la tutela e la sicurezza dei momenti aggregativi della comunità LGBT del territorio“.
Il Caffè Verdi, sede dell’evento, ha diffuso una nota stampa dissociandosi dall’attività di comunicazione che si fa nel locale che è totalmente slegata dalla gestione di quest’ultimo, ma ribadendo come chi organizza eventi per la loro struttura gode della totale libertà di espressione. Per tale motivo, a causa delle massicce critiche ricevute dalla stampa e dalla comunità locale, intende procedere per vie legali al fine di tutelare l’immagine della struttura e delle persone che vi lavorano.
A onor del vero, verrebbe da chiedersi: chissà Da Vinci cosa avrebbe pensato di fronte alla sua opera rivisitata in siffatto modo?
E se invece di una locandina per pubblicizzare un evento di un bar, fosse stata una riproduzione esposta in un museo d’arte contemporanea? Avrebbe suscitato la stessa polemica?
A voi l’ardua sentenza.
Laura Maiellaro