Ulmer Nest: dalla Germania i nidi mobili hi-tech per proteggere i senzatetto

Ulmer Nest

Nasce, nella città tedesca di Ulm, Ulmer Nest: rifugi di emergenza riscaldati per riparare i senzatetto dal freddo

Il progetto

A Ulm, nel land Baden-Württemberg, nasce una giovane e interessante iniziativa vòlta a garantire un rifugio caldo ai senzatetto della città. Il progetto prende il nome di Ulmer Nest ed è stato ideato da una startup di ragazzi originari della città.
Inizialmente la startup si occupava di altro ma poi la città di Ulm ha dato il compito, ai sei ragazzi fondatori, di sviluppare un sistema che potesse proteggere le persone dal congelamento. Come raccontano nel loro sito, la sfida non è stata semplicissima, anche considerando il tempo a loro disposizione per realizzarla: 48 ore.

Il team sottolinea che nella città sono già presenti alcuni centri di accoglienza che offrono un riparo dal freddo ma che, per diverse ragioni, non sono sufficienti. Alcuni, ad esempio, non permettono di ospitare animali; altri non accolgono chi non può dimostrare di avere la residenza nella città. Ci sono, poi, situazioni di disagio psicologico che non consentono ad alcune persone di stare in una stanza angusta con altre; oppure persone che hanno paura di possibili atti di violenza e furti anche al chiuso. I parametri da prendere in considerazione, dunque, erano disparati. Il team ha deciso di concentrarsi su tutte quelle persone che non potevano usare i centri canonici e, quindi, costretti per strada anche in inverno.

Come sono fatti gli Ulmer Nest?

Nonostante le difficoltà e il poco tempo, i ragazzi sono riusciti a ideare una soluzione che fa fronte a diverse problematiche. Ecco, così, che vede la luce il nido di Ulmer Nest: cabine mobili di legno e acciaio che possono ospitare una persona ed, eventualmente, un animale domestico. Le capsule sono dotate di pannelli solari e di una rete radio utile per le comunicazioni. Grazie a dei sensori, inoltre, sono collegate a un’applicazione che permette di monitorarne la temperatura, lo stato di utilizzo e di sicurezza.
I primi Ulmer Nest sono stati installati nella città l’8 gennaio 2020 come progetto pilota, e si sta valutando di estendere il loro utilizzo a tutta la nazione.

Sono attualmente in corso valutazioni per capire se le capsule Ulmer Nest sono adatte a resistere anche a condizioni estreme. In caso positivo potrebbero essere adattate per un’implementazione a livello nazionale.

I senzatetto in Germania

Non è, e non sarà mai un’alternativa al soggiorno in un ostello o struttura abitativa più tradizionale, ma è sicuramente un’alternativa di emergenza al dormire all’aria aperta. Un’ultima importante risorsa.

La Germania registra un crescente numero di senzatetto da tempo, aumentato del 4.2% nel 2018 e di cui l’8% composto da minorenni. Nello stesso anno, la Cancelliera Angela Merkel ha stanziato 5 miliardi di euro per la costruzione di 100.000 alloggi statali entro il 2021. Nel 2019 il numero di senzatetto ha toccato le 860mila persone, 150mila in più rispetto al 2014. Nonostante l’assegno sociale (circa 400 euro mensili) del governo e il diritto di chiedere un affitto, non tutti riescono ad accedere a un’abitazione per via dei costi elevati. Ci sono, poi, persone che rifiutano ogni tipo di aiuto.




In Germania c’è anche una distinzione tra i senzatetto (Obdachlose) e i senza fissa dimora (Wohnungslose) i quali riescono a dormire al coperto, appoggiandosi ad amici, familiari e ostelli. Nel caso dei senzatetto è difficile individuare un numero preciso di persone e ci si affida a stime che, comunque, mettono in evidenza la gravità della situazione. Il Senato di Berlino ha deciso, nel 2019, di iniziare una sorta di censimento una volta chiarite le questioni inerenti la privacy delle persone.
Purtroppo la pandemia, come per altri contesti, è stata peggiorativa anche in questo caso, non solo rendendo difficile la protezione dal virus di chi vive per strada, ma anche rallentando i lavori per ampliare gli aiuti a loro destinati. Per fortuna c’è stato chi ha messo a disposizione la sua attività, durante il lockdown, per dare un riparo a chi ne avesse bisogno.

Ulmer Nest: non una risoluzione, ma un’idea utile

Anche in questo caso, di fronte a un’interessante e utile iniziativa, non mancano le critiche dal sapore benaltrista: come a dire che il problema principale persiste. Certamente, come anche gli stessi ideatori e la città di Ulm sanno, non si tratta di una soluzione a monte del problema; ma va ricordato il motivo fondante del progetto. Questo è nato con lo scopo dichiarato di contrastare le morti per ipotermia di chi vive in strada, un problema tristemente reale e che non ha sempre soluzione.

Sicuramente una società dovrebbe puntare ad abbassare quanto più possibile il numero di senzatetto, intervenendo sulle cause scatenanti e, in contemporanea, fornendo un’abitazione. Quest’ultimo è il caso virtuoso della Finlandia e del suo progetto Housing First che prevede la dotazione, da parte dello Stato, di un piccolo appartamento e di una consulenza lavorativa. In questo modo 4 persone su 5 riescono a tornare a una vita stabile. Si tratta di un esempio certamente lodevole e che sarebbe bello replicare ovunque ma, fin’ora, unico nel suo genere. Un esempio che richiede investimenti e politiche di un certo tipo, nonché un lavoro che guardi al lungo termine.

Nel frattempo, dunque, dal momento che il problema persiste ancora in molti Paesi, è bene agire anche nell’immediato affiancando, a soluzioni già esistenti, iniziative come Ulmer Nest. Al di là delle perplessità sulla situazione generale, si tratta di un’idea che propone una soluzione innovativa e funzionale cui vale la pena dare visibilità.

Se i Nidi di Ulmer si rivelano essere un mezzo adeguato per la protezione dal gelo, soprattutto per le persone che non possono accettare altre misure esistenti per una serie di motivi diversi, può essere presentato in un contesto più ampio con l’obiettivo di una diffusione più ampia. Altrimenti, i risultati potrebbero agire come un’importante fonte di conoscenza sui mezzi per essere all’altezza della responsabilità sociale che le città hanno.

Marianna Nusca

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