I migliori film sono quelli di cui si continua a parlare, anche dopo anni. Basti pensare che esattamente 60 anni dopo la sua uscita nei cinema, il celebre film Disney Mary Poppins, diretto da Robert Stevenson, è tornato in Gran Bretagna al centro di una vivace discussione pubblica. Dietro tutto ciò la decisione del British Board of Film Classification (Bbfc) di vietare la sua visione ai minori di 12 anni, consigliando invece la presenza contemporanea di un adulto.
Il film, in passato classificato come “universal” (U) ovvero adatto a tutte le età, passa invece adesso nella categoria “parental guidance” (PG). Tali differenze sono riscontrabili anche alla TV dove i film considerati meno adatti ai bambini sono segnalati col bollino arancione.
La discriminazione in Mary Poppins
La motivazione di tale scelta da parte della Bbfc è la presenza di un “linguaggio discriminatorio” e nello specifico della parola “ottentotti”, utilizzata nel film di Mary Poppins per parlare degli spazzacamini sporchi di nera fuliggine, parola in passato usata dagli europei bianchi per definire i popoli nomadi dell’Africa meridionale. Il termine, che deriva dal dialetto olandese e significa “balbuziente”, nasce per indicare la popolazione indigena dell’attuale Sudafrica (i Khoekhoe) il cui linguaggio evocava negli europei appunto una sorta di balbettamento. Il modo di dire è ormai generalmente considerato arcaico e offensivo e in Sudafrica è ovviamente bandito.
L’obbiettivo della Bbfc sembra quindi quello di consigliare e preferire per i bambini la visione del film con un adulto che possa insegnare loro il significato e la storia di quella parola che, anche se nel film appare così ben inserita e innocua, nasconde un passato di violenza e discriminazione ed è quindi opportuno che non sia usata in modo acritico oggi. La decisione non ha ovviamente mancato di creare polemiche soprattutto perché va a colpire un film considerato un grande classico della cinematografia per bambini e completamente estraneo ad ogni tipo di messaggio razzista o violento.
Il tema ovviamente non riguarda solo Mary Poppins, film tratto dal romanzo di Pamela Travers e divinamente interpretato da Julie Andrews. Negli anni sono molti i film, e anche cartoni animati, il cui linguaggio non è più considerato al passo con i tempi: da Via col Vento, film di fine anni ’40, a Dumbo fino ad alcuni spezzoni di Topolino e Paperino, sempre negli stessi anni, in cui si parla forse con troppa libertà di Hitler e del nazismo o del genocidio perpetrato ai danni degli indiani d’America.
Mary Poppins, le differenza tra libro e film
Nel caso di Mary Poppins è anche necessario specificare la differenza inevitabile tra il libro ed il film, si tratta di opere pensate e realizzate da persone diverse e che quindi sfruttano anche linguaggi e modalità di comunicazione opposte. Per di più in questo caso l’autrice del libro era inizialmente fortemente contraria alla realizzazione del film tanto che Walt Disney dovette trattare a lungo e discutere puntualmente la sceneggiatura con l’autrice al fine di acquisirne i diritti.
Il rapporto della nostra società con Mary Poppins, un film di 50 o più anni fa, sconta ormai inevitabilmente i profondi cambiamenti avvenuti in ogni settore e le scelte di linguaggio sono uno dei più grandi sintomi di tale cambiamento. L’obbiettivo generale dovrebbe essere quello di “storicizzare” quei film e spiegare non solo ai più giovani, ma a ogni spettatore come il linguaggio sia cambiato e come certe parole non siano più utilizzate e considerate inaccettabili.
In questo modo è possibile comprendere maggiormente la scelta dell’ente pubblico britannico che, forse in maniera discutibile e prendendo di mira un film sicuramente insospettabile, ha però comunque messo in evidenza il vero significato di una parola e la sua storia ormai dimenticata da molti e in questo senso ha portato avanti una operazione culturale.