L’iniziativa dell’Ue si inserisce all’interno di un più vasto accordo di cooperazione siglato nel marzo 2024 tra l’Unione europea e l’Egitto. In questo accordo, l’Ue ha promesso di supportare l’economia egiziana, con sovvenzioni e prestiti che ammontano a 7,4 miliardi di euro fino al 2027. Tuttavia, l’approvazione del pacchetto da 20 milioni di euro ha generato forti reazioni, soprattutto da parte delle organizzazioni non governative (ONG) e degli attivisti per i diritti umani, che temono che tale supporto possa rafforzare un regime noto per le violazioni dei diritti civili e politici.
Il finanziamento è stato giustificato con l’obiettivo di aiutare l’esercito egiziano a proteggere il confine con la Libia, soprattutto in un periodo di crescente pressione migratoria. L’Egitto è diventato una cintura di sicurezza per l’Europa contro i conflitti in Sudan e Gaza, con la possibilità di nuove migrazioni verso il Vecchio Continente. Tuttavia, il fatto che i fondi vengano destinati alle forze armate, un apparato che ha storicamente operato al di fuori dei principi di diritto internazionale, ha suscitato seri dubbi sul loro reale impiego.
L’esercito egiziano e le violazioni dei diritti umani
Il regime di Abdel Fattah al-Sisi è stato accusato di gravi abusi nei confronti di oppositori politici e difensori dei diritti umani. Dopo il colpo di Stato del 2013 che ha deposto il presidente Mohamed Morsi, le forze armate egiziane sono state responsabili di violazioni sistematiche, tra cui torture, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali e attacchi indiscriminati contro i civili, specialmente nel Sinai, dove il governo ha lanciato una lunga e violenta campagna contro presunti gruppi terroristi.
In tale scenario, il fatto che l’Ue possa finanziare le forze armate egiziane, noto strumento di repressione, ha suscitato dubbio tra chi teme che il supporto europeo possa essere utilizzato per consolidare un regime autoritario e per rafforzare la repressione contro la popolazione civile. Il fatto che questi fondi siano indirizzati proprio a un apparato militare noto per le sue pratiche violente appare particolarmente problematico.
La realpolitik europea: tra sicurezza e diritti umani
Nonostante le preoccupazioni sollevate, l’Ue ha scelto di adottare una strategia pragmatica, riconoscendo l’Egitto come un attore fondamentale per la stabilità regionale. Il finanziamento militare rientra nella necessità di garantire la sicurezza in una regione sempre più instabile, minacciata dalla guerra civile in Sudan, dalle violenze in Gaza e dalla crescente pressione migratoria verso l’Europa.
Secondo Michelle Pace, docente di Global Studies presso l’Università di Roskilde, durante la Primavera araba, l’Ue aveva scelto di sostenere i movimenti democratici in Medio Oriente, ma la situazione geopolitica ha indotto Bruxelles a rivedere le sue priorità. L’Egitto, oggi, è diventato un alleato strategico, fungendo da frontiera contro il caos in Sudan e Gaza, ma anche come elemento di stabilità per il commercio internazionale, grazie al Canale di Suez.
La posizione delle ONG: un finanziamento dannoso
Molte organizzazioni per i diritti umani, come EgyptWide, una ONG italiana composta da rifugiati egiziani, hanno fortemente criticato la decisione dell’Ue di destinare aiuti diretti alle forze armate egiziane. Secondo Sayed Nasr, direttore esecutivo di EgyptWide, la mancanza di trasparenza riguardo all’uso dei fondi e l’assenza di parametri chiari sulle riforme democratiche previste dall’accordo sono elementi preoccupanti. La destinazione di 20 milioni di euro alle forze armate egiziane, secondo Nasr, contribuisce a rinforzare un sistema che agisce al di fuori della legge e della proporzionalità, continuando a giustificare le sue azioni sotto il pretesto della lotta al terrorismo.
Inoltre, le ONG rilevano che, nonostante i dichiarati obiettivi di protezione dei civili, le forze armate egiziane hanno sospeso lo stato di diritto in molte regioni, come nel Sinai, dove gli abusi contro la popolazione locale sono stati ampiamente documentati. Le ripetute violazioni dei diritti umani in quella regione mettono in dubbio l’efficacia di un aiuto che, secondo le ONG, potrebbe alimentare ulteriormente l’impunità e l’autoritarismo.
La contraddizione tra aiuti e diritti umani
Il pacchetto di aiuti militari dell’Ue all’Egitto evidenzia una profonda contraddizione nelle politiche estere di Bruxelles. Da un lato, l’Ue si impegna a promuovere i diritti umani e la democrazia in tutto il mondo; dall’altro, è disposta a sostenere governi autoritari per motivi di sicurezza geopolitica. L’esempio dell’Egitto mostra quanto sia difficile per l’Unione Europea bilanciare le esigenze di sicurezza con i principi fondamentali dei diritti umani.
Destinare fondi alle forze armate egiziane, un ente che è stato protagonista di numerosi crimini contro i civili, potrebbe essere interpretato come un compromesso problematico, dove la sicurezza degli Stati membri dell’Ue rischia di essere garantita a spese delle libertà fondamentali di milioni di cittadini egiziani.