Rimandato a Dicembre il voto in Commissione Europea che decreterà se il biossido di titano dovrà essere classificato come “sospetto cancerogeno”. Il voto era previsto per questo Settembre, ma le lobby internazionali dell’industria chimica stanno facendo di tutto per rimandare la questione.
Il biossido di titanio, conosciuto anche come additivo E171, viene aggiunto in moltissimi prodotti cosmetici, di igiene personale e alimentari. Già nel 2006 la Larc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) aveva identificato questo additivo come “possibile cancerogeno”, ma come spesso capita gli interessi economici hanno la meglio sulla salute pubblica.
Il caso
L’interesse sulla faccenda è stato rispolverato negli ultimi mesi dalla Corporate Europe Observatory (CEO), il gruppo di ricerca che tutela la trasparenza in Europa e gli eventuali effetti delle lobby sui processi decisionali all’interno dell’Unione Europea e del Parlamento. La CEO durante la discussione ha denunciato chiaramente le pressioni che la Tdma (Titanium dioxide manufacturers association) esercita quotidianamente sulla Commissione europea, investendo milioni di euro per influenzarne le decisioni.
Il timore della Tdma è comprensibile, poiché una volta classificato come cancerogeno tutti i prodotti contenenti l’E171 dovranno riportarlo sull’etichetta. Questo comporterebbe ovviamente uno scandalo di dimensioni internazionali e il crollo dei loro mercati. Nessuno comprerebbe più un prodotto di uso comune esplicitamente sospetto cancerogeno.
Perché è pericoloso?
Già nel 2006 la Larc aveva denunciato che il biossido di titanio, se utilizzato come additivo alimentare, sarebbe il responsabile dello sviluppo del cancro colon-rettale, con effetti sulle funzioni immunitarie. Qualora inalato, comporterebbe anche tumori polmonari.
Il potenziale cancerogeno sarebbe collegato all’uso dell’additivo poiché in parte presente nei prodotti sotto forma di nanoparticelle, una dimensione estremamente piccola del prodotto chimico. La preoccupazione è che queste particelle nanometriche possano entrare nelle membrane delle cellule umane e accumularsi nel corpo, influenzandone la composizione. Si sceglie di usarlo in questa forma perché massimizza l’efficienza in termini di usabilità del prodotto, rendendolo anche più gradevole alla vista.
Lo studio fa riferimento agli effetti sugli animali, non sono mai stati fatti accertamenti riguardo le ripercussioni sugli esseri umani. Pochi mesi fa l’Efsa, Autorità per la sicurezza alimentare europea, si è espressa affermando che l’E171 non è un additivo problematico. Di conseguenza, si è rifiutata di sottoporlo ad una nuova valutazione di sicurezza.
In conclusione, dopo 12 anni di dibattiti, queste affermazioni non sono ancora state né confermate né smentite.
Che cos’è e dove si trova il biossido di titanio?
Il biossido di titanio è una sostanza di origine minerale di colore chiaro. Negli alimenti viene indicato con la sigla E171, ma è presente anche in numerosi cosmetici. È possibile trovarlo come additivo alimentare nella produzione di caramelle, salse, prodotti a base di formaggio e pesce, ma anche in altre tipologie di alimenti come colorante. Nella cosmetica si utilizza come sbiancante chimico, in dentifrici, ciprie e trucchi, oppure per le sue proprietà assorbenti in pannolini e deodoranti. Il biossido di titanio viene utilizzato anche nella produzione di creme solari come filtro solare, indicato sull’etichetta come titanium dioxide oppure C.I. 77891 se usato come colorante.
Il Salvagente ha pubblicato un’inchiesta integrale con l’elenco dei prodotti che contengono questo additivo, che è possibile scaricare online.
Le ultime novità: prima i soldi o la salute?
Per anni si è cercato di placare l’allarme non intervenendo con ulteriori accertamenti. Quest’anno, il timore che la Commissione europea interrompa il giro d’affari della Tdma è diventato quasi realtà. La lobby sta mettendo in pratica le migliori tattiche per indirizzare la commissione. Ovviamente, la strategia vincente sembra essere l’esborso di un sacco di quattrini.
Fanno parte della Tdma molti colossi che producono questo additivo, come la Cinkarna Celje (slovena), la Evonik (tedesca), la Venator (americana con sedi in Polonia e Repubblica Ceca) e la Cristal (Gran Bretagna, Francia e Belgio). La loro richiesta è quella di posticipare la decisione della Commissione in attesa di “informazioni più aggiornate”.
E qui arriva il bello. Queste “informazioni più aggiornate” arriveranno probabilmente grazie ad un programma scientifico dal costo di 14 milioni di Euro, gentilmente finanziato dalla stessa Tdma. L’Unione europea eviterebbe quindi questo ingente esborso, e sta valutando il da farsi.
Non è certo la prima volta che ci troviamo di fronte a situazioni del genere, anzi recentemente si è parlato del glifosato. Mentre il mondo decide per noi se è meglio un collasso economico o la salute pubblica, continuiamo a tenerci informati e controlliamo sempre le etichette.