L’accordo siglato al Cairo tra l’Europa e l’Egitto sui migranti ha acceso un largo dibattito che investe questioni etiche, geopolitiche e di sicurezza internazionale. Da un lato, la necessità di arginare la crisi migratoria e di stabilizzare la regione del Mediterraneo. Dall’altro, il rischio di alimentare un regime autoritario come quello di al-Sisi e di compromettere i principi fondanti dell’Unione Europea.
L’Europa si trova quindi di fronte a un bivio: può davvero affidare la gestione dei flussi migratori a un paese che calpesta i diritti umani? E come può conciliare la sicurezza con la difesa della democrazia e la promozione della giustizia?
Simbolo del nuovo accordo tra l’UE e l’Egitto sui migranti, come lo è stato quello con la Tunisia, è stato l’arrivo della Premier Giorgia Meloni al Cairo, insieme a Ursola Von der Leyen e altri leader dell’Unione Europea. Mentre l’Italia e l’intero occidente europeo finanzieranno altri omicidi di Stato, l’UNHCR – l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati – ha sottolineato che in Egitto, ad oggi, ci sono quasi 500 mila rifugiati a causa delle guerre intestine degli altri paesi del continente africano.
Un dilemma geopolitico con implicazioni etiche e geopolitiche di vasta portata: in cosa consiste l’accordo con l’Egitto sui migranti
L’accordo siglato al Cairo tra l’Europa e l’Egitto sui migranti, che prevede lo stanziamento di 7,4 miliardi di euro in cambio del controllo dei flussi migratori, ha acceso un acceso dibattito che investe questioni etiche, geopolitiche e di sicurezza internazionale.
Oltre ai dettagli finanziari – 5 miliardi di prestiti, 1,8 miliardi di investimenti e 600 milioni a fondo perduto – l’accordo impegna l’Egitto a rafforzare il controllo delle frontiere, contrastare il traffico di esseri umani e migliorare le condizioni di accoglienza per i migranti. In cambio, l’Europa si impegna a sostenere lo sviluppo economico e sociale dell’Egitto.
L’attuale accordo dell’Egitto sui migranti vede una vicenda già avvenuta con la Tunisia, l’altro paese nordafricano che ha stretto rapporti con l’Unione Europea nei confronti delle rotte migratorie. Questo scambio di miliardi di euro porterebbe l’Egitto ad attuare anche altre riforme, sempre sostenute e incentivate dall’UE. Oltre alla questione dell’immigrazione, ci sarebbe anche un finanziamento per l’energia e il commercio, in particolare quello strategico nel canale di Suez.
Le critiche e le perplessità
Le opposizioni in Italia e in Europa hanno duramente criticato l’accordo, sottolineando diversi punti di criticità in questo approvato accordo tra l’UE e l’Egitto sui migranti. Prima tra tutti, ci sarebbe la critica che guarda al finanziamento di un paese autoritario e fortemente instabile, in cui non vige democrazia, né formale né tantomeno sostanziale. La questione infatti è la repressione del dissenso e le violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime di al-Sisi: si teme che i fondi europei possano rafforzare la posizione del dittatore egiziano e non sortire l’effetto desiderato di frenare i flussi migratori.
C’è poi il fattore dell’esternalizzazione delle frontiere europee. L’accordo dell’Egitto sui migranti potrebbe trasformare il paese in un lager a cielo aperto, con il rischio di gravi violazioni dei diritti dei migranti. In questa situazione, l’Unione Europea si troverebbe quindi non solo a finanziare dei lager di Stato, ma anche a ampliare i propri confini politici e geografici, sotto il nome di una nuova forma di colonialismo – solamente più mascherata.
Un’altra preoccupazione è quella dell’inefficacia di simili accordi in passato: i precedenti accordi con altri paesi africani non hanno mai portato a una significativa riduzione dei flussi migratori. A coronare il tutto, c’è il mancato rispetto dei principi fondanti dell’Unione Europea. L’accordo con un regime autoritario come quello egiziano potrebbe minare la credibilità dell’UE come paladina dei diritti umani e della democrazia.
Le posizioni a favore dell’accordo dell’Egitto sui migranti
I sostenitori dell’accordo, tra cui la Premier italiana Giorgia Meloni, lo considerano un passo necessario per arginare la crisi migratoria e per stabilizzare la regione del Mediterraneo. Si sottolinea inoltre che l’Egitto è un partner strategico nella lotta contro il terrorismo, in quanto la sua cooperazione è fondamentale per la sicurezza del Medio Oriente.
L’accordo può contribuire a migliorare le condizioni di vita dei migranti in Egitto e, in questa situazione, l’Europa si impegnerà a monitorare l’utilizzo dei fondi per garantirne un uso corretto. L’accordo con l’Egitto sulla migrazione è quindi, secondo l’UE, l’unico modo per affrontare una complessa questione, in quanto – sempre secondo i premier e l’UE – non esistono altre soluzioni alternative.
Tante sono le preoccupazioni per le conseguenze di queste decisioni: l’Egitto è un importale polo strategico di commercio quanto di migrazione, sopratutto in un momento delicato come quello della guerra in Palestina. Questo accordo che vede attuare delle politiche di repressione dell’Egitto sui migranti potrebbe creare una barriera contro tutte quelle persone che scappano dalle guerre internazionali – come quella in Palestina – ma anche civili – come quella in Sudan.
Le parole di Meloni sulla questione Regeni
L’ombra del caso Regeni, il ricercatore italiano assassinato in Egitto nel 2016, ha inasprito il dibattito sull’accordo. Le opposizioni chiedono al governo italiano di fare pressione sull’Egitto per ottenere verità e giustizia per Regeni, ma la premier Meloni ha ribadito che la ricerca della verità non può ostacolare la cooperazione con il Cairo su questioni di primaria importanza come la migrazione.
Un dilemma geopolitico senza facili soluzioni
L’accordo con l’Egitto sui migranti evidenzia il dilemma geopolitico che l’Europa si trova ad affrontare: come conciliare la necessità di arginare i flussi migratori con la difesa dei diritti umani e la promozione della democrazia. La risposta a questa domanda non è semplice e richiederà un’attenta valutazione delle implicazioni a breve e lungo termine di questo patto controverso.
Al di là delle immediate implicazioni dell’accordo, l’Europa e l’Italia dovranno affrontare sfide complesse legate alla gestione dei flussi migratori: l’accordo con l’Egitto è infatti solo un tassello di un mosaico più ampio. L’obiettivo è quello di stabilizzare il Mediterraneo, ma la sua posizione controversa e incongruente porta l’organizzazione internazionale ad alimentare ogni forma di razzismo, xenofobia e militarismo.
È lecito pensare che l’approssimarsi di importanti tornate elettorali, sia in ambito nazionale che europeo, siano la vera e unica ragione per sottoscrivere ed enfatizzare siffatti accordi, anche con un Paese, l’Egitto, che difetta molto in tema di democrazia e di diritti umani.
Il consenso politico ha il suo costo …. ma a pagare il prezzo più alto saranno come sempre accade i più deboli e i più sfortunati del pianeta.
Accordarsi con il Paese che ha consentito l’efferato delitto di un giovane ricercatore italiano, ostacolando palesemente il corso della giustizia, denota quanto la politica, anche europea, si stia allontanando dai sentimenti di giustizia, di legalità e di difesa dei diritti umani.