Dopo intense e prolungate trattative, Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sulla riforma della governance economica dell’Unione, dando vita a un nuovo capitolo nella storia dell’Unione Europea. La riforma del Patto di Stabilità e Crescita rappresenta – o avrebbe rappresentato? – un importante passo avanti verso un equilibrio tra la necessità di risanare i conti pubblici e quella di promuovere gli investimenti statali, aprendo la strada a una fase di maggiore flessibilità e adattabilità alle esigenze degli Stati membri. Ma la preoccupazione e gli interrogativi sono tanti, soprattuto se inquadrati in un quadro di economia neoliberale che molte volte non riesce a proporre vere soluzioni, ma solo ad aumentare difficoltà e disuguaglianze.
Raggiunto l’accordo sulla riforma del patto di Stabilità: la nuova governance economica dell’UE
Dopo intense e prolungate trattative che si sono protratte per oltre 16 ore, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno finalmente trovato un accordo sulla riforma del patto di stabilità dell’Unione Europea. Questo risultato è particolarmente significativo poiché permetterà l’applicazione delle nuove regole già per i bilanci dell’anno in arrivo.
Compromessi e richieste
Tuttavia, l’ambizione iniziale della Commissione Europea ha dovuto cedere il passo alle richieste di alcuni paesi, come la Germania, che hanno ostacolato il tentativo di cambiamento di paradigma proposto per superare l’austerità del Patto di stabilità e crescita. Nonostante il Parlamento europeo abbia esercitato pressioni per ottenere maggiore flessibilità, i 27 Stati membri hanno avvertito che la manovra e le sue conseguenze sarebbero state limitate dopo l’accordo raggiunto, a fatica, lo scorso dicembre durante la riunione straordinaria dei ministri delle Finanze europei.
Principi fondamentali e margini di flessibilità
La riforma del Patto di stabilità mantiene saldi i principi fondamentali fissati nel Trattato di Maastricht, come il mantenimento del deficit al di sotto del 3% del PIL e del debito al di sotto del 60%. Tuttavia, la riforma introduce margini di flessibilità per il risanamento dei conti pubblici, con l’implementazione dei piani di spesa a quattro anni, che possono essere prolungati fino a sette, sui quali i governi avranno autonomia, tranne in alcuni casi in cui gli Stati dovranno prendere degli accordi specifici con la Commissione per garantire la sostenibilità del debito. Si prevede anche un periodo più ampio nel caso di investimenti e riforme.
Il ritorno all’austerità nella riforma del patto di stabilità
Nonostante la proposta iniziale della Commissione e la pressione del Parlamento, è stato introdotto un complesso sistema di salvaguardie, fortemente voluto dai paesi capitani dell’UE, per impegnare i Paesi a una certa riduzione del debito e del deficit pubblico. Questo ha portato a un ritorno all’austerità, nonostante la proposta originaria mirasse a superarla.
Prossimi passi e valutazioni
L’accordo sulla riforma del patto di stabilità, raggiunto dopo un negoziato serrato, deve ancora essere approvato definitivamente entro aprile. Le nuove regole entreranno in vigore immediatamente, con gli Stati membri che dovranno presentare i piani di spesa a partire dal 2025 già a settembre.
Secondo il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, l’accordo rappresenta una buona notizia per l’economia europea, ma riconosce che i testi contenenti le nuove regole di bilancio sono diversi e più complessi rispetto alla proposta originaria della Commissione. La recente riforma del patto di stabilità sicuramente andranno ad accentuare ancora di più lo stampo neoliberale di cui l’Unione Europea è ormai paladina. La risposta dei 27 paesi, prima con il patto di stabilità e poi con la sua riforma, non è mai sembrata coprire effettivamente i problemi europei, sopratutto in seguito alla crisi pandemica. E ormai, anche quell’ottica “keynesiana” di cambio di rotta, che sembrava incarnare il precedente documento, ad oggi con la riforma del patto di stabilità è definitivamente perso.
Prospettive future
La partita non è ancora conclusa, con l’intesa politica che deve ancora passare l’approvazione del Consiglio e del Parlamento. La ratifica potrebbe essere complicata, considerando che in tempi recenti almeno tre accordi legislativi sono stati rivisti direttamente o indirettamente.
Nonostante le controversie e le difficoltà nel negoziato, le nuove regole di bilancio sono considerate un miglioramento significativo rispetto al quadro esistente, con l’obiettivo di garantire regole efficaci e applicabili a tutti i paesi dell’Unione europea. L’obiettivo sarebbe quello di salvaguardare le finanze pubbliche, rendendole equilibrate e sostenibili e promuovendo investimenti, crescita e creazione di posti di lavoro in tutta l’Unione. Ma la sfida è ancora aperta.
Una Europa “politica” che stenta a concretizzarsi sotto le spinte di visioni economiche distinte tra gli Stati membri, anche per l’approssimarsi di importanti consultazioni elettorali che mettono in seria difficoltà la credibilità di molte forze politiche.
Il gradimento dell’Europa tra i cittadini è spesso messa a dura prova da fatti e scandali che coinvolgono personaggi politici di quasi tutti gli Stati membri; e di questo bisogna tenere conto ai fini propagandistici dei singoli partiti.
Aspettiamo di conoscere l’evoluzione di queste riforme e le nuove regole del Patto di Stabilità, ma gli interessi politici non fanno certamente ben sperare.
La riforma del Patto di Stabilità in ambito UE è un passaggio molto importante ed atteso che potrebbe rendere ancor più difficoltoso il cammino verso un’Europa condivisa e gradita dai cittadini degli Ststi membri.
Le tornate elettorali che si svolgeranno in alcuni Paesi UE saranno un significativo termometro del futuro politico europeo, per le implicazioni che avranno sulla propaganda e sulle scelte di alcune forze politiche , specialmente in Italia.