La discussione sui vaccini è stata al centro dell’attenzione questa estate a causa del decreto Lorenzin, che sancisce l’obbligatorietà delle vaccinazioni. Pena la non ammissione agli asili e alle scuole. Il decreto parla chiaro ed è già stato messo in atto. A Latisana, in provincia di Udine, ieri una bambina di due anni è stata rimandata a casa perché la mamma non ha presentato l’autocertificazione. Questo documento attesta dell’avvenuta richiesta all’Azienda sanitaria di un appuntamento per la profilassi obbligatoria.
Non è contro i vaccini, “questione di privacy”
La mamma sostiene che il problema non siano i vaccini, perché vuole vaccinare la figlia, “ma è una questione di privacy“. In fondo al documento è infatti scritto che “i dati forniti saranno trattati dal personale scolastico, docente e non docente“. La donna ha infatti espresso il suo disappunto su Facebook, affermando che la dichiarazione
non è assolutamente conforme ai fini della legge, che rifiuto quindi di firmare. Chiedo che i dati personali vengano trattati solo dal dirigente scolastico, come autorizzato dal Garante della Privacy.
L’incoerenza
Peccato che in quello stesso post, in cui si lamenta del trattamento ottenuto, abbia pubblicato nome, cognome e foto della figlia. Ma l’invocata privacy? Dov’è andata a finire? Non è incoerente pubblicare dati personali e lasciarli visibili a tutti?
La mamma ha dimostrato incoerenza anche in altri modi. Al personale della scuola dell’infanzia “Rosa De Egregis Gaspari” ha detto di non essere contraria a vaccinare la figlia. Davvero strano, perché sul suo profilo Facebook compare in primo piano il logo “Se c’è possibilità di danno, pretendo libertà di scelta“: uno slogan del movimento “No vax“.
Il personale della scuola ha tentato di scendere a compromessi con la mamma, proponendole la cancellazione delle righe da lei non accettate. Lei però ha rifiutato e ha chiesto l’intervento dei Carabinieri e della polizia locale. Come se coloro che rappresentano la legge potessero aiutarla a trovare una scappatoia dalla normativa. Gli agenti infatti non hanno fatto altro che verbalizzare l’accaduto e invitare la signora a riportarsi la figlia a casa. La scuola, a differenza sua e dei no vax, ha rispettato la legge.
Finché la signora non presenterà l’autocertificazione sua figlia, come ogni altro bambino d’Italia, non potrà essere ammesso in nessun asilo nido e scuola d’infanzia. Lei però non sembra arrendersi e ieri stesso ha cercato e trovato un legale che le offra assistenza. E questa mattina ha annunciato che tornerà a scuola tenendo la figlia per mano: “Io sono in regola, l’asilo me lo deve riconoscere“.