Paolo Desogus
Professore associato di letteratura italiana contemporanea alla Sorbona di Parigi
L’Ucraina non può vincere la guerra, non ha i mezzi per riprendersi il Donbass e la Crimea. A dirlo è lo stesso presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un’intervista esclusiva al quotidiano francese Le Parisien. Una realtà che si sarebbe potuta prevedere con un po’ di buon senso, ma che è stata ignorata in Occidente. Le promesse di sostegno militare e i miraggi di gloria hanno portato il Paese in un conflitto devastante, mentre il vero obiettivo doveva essere evitare il conflitto e cercare la pace.
Avevamo ragione. C’è poco da rallegrarsi, purtroppo, ma è un fatto: l’Ucraina non può vincere la guerra. Lo ha ammesso anche Zelensky. Non serviva certo un genio geopolitico, né una sfera di cristallo, ma solo un po’ di buon senso.
Tuttavia, in Occidente e soprattutto in Europa, il buon senso sembra merce rara. Abbiamo sostenuto un’inutile carneficina con i più biechi discorsi moralistici, tacciando di tradimento chi dissentiva. Ora, chi andrà a spiegare ai feriti e ai parenti dei caduti ucraini che la guerra è stata inutile? E cosa risponderemo quando emergerà, con ancora maggiore chiarezza, che tutto ciò si poteva evitare?
Certo, con somma falsa coscienza, c’è chi sostiene che, senza l’intervento di USA ed Europa, la Russia avrebbe conquistato tutta l’Ucraina. Ma questo è un argomento demagogico. Il problema non riguardava tanto l’urgenza di difendere l’Ucraina, quanto la necessità di evitare il conflitto. Si sarebbe dovuto intervenire prima, non dopo.
L’Ucraina si è trovata invischiata in uno sciagurato conflitto perché le erano stati promessi pieno sostegno militare e mirabolanti progetti di gloria e rivalsa. Occorreva, invece, impedire il conflitto ed evitare l’espansione della NATO in Ucraina.
Qualcuno dirà che la Russia avrebbe attaccato comunque. Non c’è controprova. Tuttavia, alla luce dei fatti, possiamo affermare che sarebbe stato più saggio giocare tutte le carte possibili per la pace. Invece no: non abbiamo fatto nulla per evitarla. Ci siamo piegati alla volontà dell’egemone americano, sposando i suoi argomenti fasulli. E abbiamo persino chiuso gli occhi quando alcuni dei nostri stessi alleati organizzavano la distruzione del gasdotto Nord Stream nei mari tedeschi.
Ma, ripeto, la nostra responsabilità maggiore risiede nella pavidità e meschinità che ci hanno impedito di sostenere la pace. Possiamo raccontarcela come vogliamo, ma la verità è che abbiamo appoggiato un massacro inutile, alimentando quel meccanismo di morte che ha finito per distruggere l’unità territoriale ucraina.
E c’è poco da sbraitare o agitare le bandiere del diritto internazionale. La nostra credibilità è pari a zero, visto che ci siamo voltati dall’altra parte di fronte ai massacri israeliani a Gaza e alle annessioni della Cisgiordania, del sud del Libano e ora anche di una parte della Siria.