l’Europa si scopra mediatrice, istituzione di mediazione tra le parti in conflitto, non parte del conflitto.
Guardo sconsolata le lunghe file di auto con gli ucraini in fuga bloccati sulle arterie di Kiev. Sono diretti fuori città alla ricerca di luoghi sicuri dove portare le proprie famiglie. Le sirene suonano e avvertono che altri attacchi potrebbero accadere. Già si parla di morti e feriti. “State a casa se potete”, ha avvertito il presidente Zelensky nel suo discorso tv alla nazione, durante il quale ha annunciato di avere imposto la legge marziale e ha lanciato i suoi strali contro il presidente russo Putin.
Kiev non è più sicura, ma tutta l’Ucraina in questo momento è un posto pericoloso. Esplosioni si sentono in altre città, ma è difficile verificare le notizie che si susseguono a un ritmo vertiginoso quanto le smentite. Ogni parte in conflitto racconta la sua verità e le sue ragioni. Una guerra parallela di propaganda scorre accanto a quella militare. E’ stato così da settimane con gli Stati Uniti che hanno inaugurato un nuovo stile di comunicazione gridando al mondo i rapporti di intelligence sull’invasione che Putin stava per compiere in difesa dei separatisti filorussi del Donbass. Ora che i combattimenti sono iniziati le persone scappano ed è prevedibile che cercheranno rifugio verso i confini con l’Europa. I giorni scorsi avevamo visto migliaia di donne e bambini del Donbass con passaporto russo scappare verso la salvezza in Russia. I loro mariti e figli sono rimasti per combattere contro l’esercito ucraino, nel quale sono confluite anche quelle milizie paramilitari di ispirazione nazista…
Le organizzazioni umanitarie prevedono che il conflitto Mosca-Kiev potrebbe provocare un’ondata migratoria in Europa di proporzioni senza precedenti dalla fine della seconda guerra mondiale. Si parla di 5 milioni di profughi se i combattimenti non cesseranno e la ragione non tornerà a prevalere sugli istinti primordiali e sugli interessi personali. I campioni del filo spinato e dei muri antimigranti Polonia-Ungheria con gli altri paesi confinanti con l’Ucraina si troveranno davanti a scelte difficili e controcorrente rispetto alla loro politica migratoria. Dovranno aprire le loro porte agli ucraini in fuga dai russi. Profughi a tutti gli effetti che scappano dalla guerra, proprio come quelli a cui in questi ultimi tempi hanno sbarrato le loro porte sulla rotta balcanica, afghani in testa. Quando le guerre scoppiano i civili sono quelli che pagano il prezzo più grande, i bambini vittime innocenti di ambizioni di uomini e stati. Le loro menti resteranno segnate per sempre e l’odio che le guerre scatenano è difficile da cancellare.
Si poteva evitare quanto sta accadendo in Ucraina? Penso proprio di si, ma tutti dovrebbero fermarsi e abbassare i toni. Stati Uniti, Nato, Russia, Ucraina, Unione Europa. Le bombe iniziano a cadere quando gli esseri umani non si parlano più. Le guerre succedono quando la diplomazia non funziona e quando gli interessi di parte sono superiori al bene comune. Vale per tutte le parti in campo. IL segretario delle Nazioni Unite, organizzazioni in crisi ma comunque ancora luogo di dialogo tra le nazioni ha chiesto di sospendere questa guerra subito. ”Non ha alcun senso“, ha affermato. “Viola i principi della Carta Onu e causerà un livello di sofferenza in Europa che non si vedevano dalla crisi balcanica” E’ il momento per l’Unione Europa di parlare con una lingua diversa da quella degli Stati Uniti. Il conflitto è scoppiato nel cuore dell’Europa, che non può solo fare dichiarazioni di riprovazione contro la Russia e pensare alle sanzioni da infliggere a Putin e ai suoi amici. L’Unione Europea deve essere istituzione di mediazione tra le parti in conflitto, non deve entrare nel conflitto. Deve usare un linguaggio diverso da quello di Washington, perché i suoi interessi sono diversi da quelli di Biden. Perché noi europei non vogliamo una nuova guerra nel cuore dell’Europa che sarebbe un vero disastro economico e umano. Agiamo allora per prendere le distanze di chi oltreoceano deve risalire la scala dei consensi in picchiata in vista delle prossime elezioni di midterm in autunno. Questa non è la nostra guerra e non lo dovrà essere mai.
Tiziana Ferrario