Ucraina: da campo di battaglia a cantiere d’Europa. Il ruolo vincente della finanza internazionale dopo un anno di guerra

A più di un anno dall’inizio delle ostilità, mentre Mosca e Kiev faticano ad ottenere risultati strategicamente importanti sul campo di battaglia, il conflitto in corso sta mettendo in luce il ruolo vincente della finanza internazionale in Ucraina (dai maxi-ricavi dell’industria bellica  agli accordi preliminari per la ricostruzione del Paese quando la guerra sarà finita).

In questi quindici mesi di guerra, Kiev ha siglato importanti memorandum d’intesa con alcuni dei maggiori fondi d’investimento del pianeta, come Blackrock di Larry Fink e la banca d’affari JP Morgan. L’interesse di questi gruppi d’investitori privati nel conflitto è la prova lampante del  nuovo ruolo vincente assunto dalla finanza internazionale in Ucraina. 

Più armi per Tutti

Secondo i dati raccolti dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) nel decennio 2010-2021 l’industria bellica mondiale ha fatturato circa cinquemila miliardi di dollari. E sempre secondo il SIPRI soltanto nel 2022 – anno dell’invasione Russa dell’Ucraina – la spesa militare totale nel mondo è stata di 2.224 miliardi con un aumento del 3.7% – pari a 127 miliardi – rispetto all’anno precedente.

L’indice MSCI per il settore dell’industria bellica è salito del 14% dagli inizi del conflitto e a beneficiare di questa impennata dei mercati sono state soprattutto le grandi corporations statunitensi che occupano le prime cinque posizioni nella classifica mondiale (Northrop Grumman, Lockheed Martin, General Dynamics, Boeing e Raytheon Technologies) seguite al sesto posto dalla britannica BAE systems.

Lo strapotere delle società statunitensi al vertice di questa classifica riflette la straordinaria capacità produttiva di Washington nel settore bellico che rimane di gran lunga superiore rispetto a quella di molti Stati europei non solo per la maggiore disponibilità di terre rare che consentono la produzione di armamenti di ultima generazione, ma soprattutto per le cifre record destinate a coprire il bilancio annuale della spesa militare che per il 2023 ha raggiunto la quota di 886 miliardi di dollari.

I volti noti della finanza internazionale dietro al business delle armi

Il ruolo vincente della finanza internazionale in ucraina passa ovviamente dalla potentissima industria bellica anglo-americana. Dall’inizio della guerra gli Stati Uniti hanno spedito in Ucraina oltre 7000 missili Javelin  – corrispondenti ad un terzo delle proprie scorte – e  Lockheed Martin che produce questo efficientissimo sistema di missili anticarro insieme a Raytheon Technologies ha deciso di raddoppiare la produzione annuale da 2100 a 4000 missili anche a seguito di un nuovo ordine del valore di 44,8 milioni di dollari commissionato dal dipartimento della difesa americano che va ad integrare un precedente contratto già in essere e da completarsi entro il 2025 del valore complessivo di 239 milioni di dollari.

Il ruolo vincente della finanza internazionale in Ucraina

Tra i principali azionisti delle prime cinque aziende leader nel settore degli armamenti ci sono alcuni dei più grandi fondi d’investimento del pianeta come la Blackrock di Larry Fink che possiede il 4.1% delle azioni di Northrop Grumman e che nel 2022 ha deciso giustamente di aumentare la propria quota di azioni di Lockheed Martin passando dal 4.8% al 6.8%.

Rimanendo sempre negli Stati Uniti, tra i grandi nomi della finanza che hanno scelto di investire nel settore degli armamenti e della difesa c’è anche Vanguard group – il più grande fornitore di fondi comuni d’investimento al mondo con asset per oltre 5 miliardi di dollari – che oltre ad essere uno dei maggiori detentori di azioni di Lockheed Martin (7.82), possiede il 7.5% di Raytheon insieme a quote di società europee come la tedesca Rheinhmetall (2.8%), la francese Thales (1.3%) e l’italiana Leonardo (1.9%).

In questa prestigiosa classifica non poteva mancare ovviamente JP Morgan che detiene quote di Northrop Grumman (2.9%) e di Raytheon Technologies (1.5%), affiancata da soci d’investimento del calibro di Fidelity Investments e Capital Research della Capital Group Companies.

La ricostruzione dell’Ucraina sarà l’affare del secolo

Gli stessi colossi della finanza che hanno accumulato miliardi di dollari di profitti investendo nel riarmo globale – agevolato nell’ultimo anno anche dalla guerra in Ucraina – stanno già pensando a come agire quando i missili lasceranno il posto ai piani economici per la ricostruzione postbellica.

Secondo le stime di settembre 2022 della Kyiv School of Economics, in questo primo anno di guerra i danni provocati direttamente dal conflitto in corso e comprendenti la distruzione di abitazioni, infrastrutture e asset produttivi ammontano a 127 miliardi di dollari.  A questi danni diretti vanno poi sommati anche quelli indiretti – in particolare le perdite dovute al crollo degli investimenti stranieri e l’aumento dei costi di produzione per le industrie che hanno subìto maggiori devastazioni dalla guerra come quelle del settore agricolo – portando così il totale complessivo stimato a 350 miliardi di dollari.

La torta è abbastanza grande per tutti e anche se ad oggi gli investimenti sono in stan-by per via delle bombe e la pace appare ancora lontanissima, gli investitori pubblici e privati sanno bene che a guerra finita l’Ucraina diventerà il più grande cantiere d’Europa. Lo stesso presidente Zelensky ha già evocato il parallelo con il Piano Marshall assicurando che ci saranno ricompense per coloro che decideranno di investire per primi nella rinascita economica del Paese.

La consulenza speciale di BlackRock

L’invito del governo di Kiev – momentaneamente a corto di investitori privati disposti a spendere con la guerra ancora in corso – è stato còlto al volo da diverse aziende e società d’investimento provenienti da ben 22 nazioni diverse che lo scorso febbraio hanno partecipato al Recovery Construction Forum di Varsavia, un evento su larga scala dedicato alla ricostruzione dell’Ucraina.

Tra i tanti investitori interessati ad entrare nel business della ricostruzione dell’Ucraina ci sono, ovviamente, anche i due colossi della finanza mondiale Blackrock e JP Morgan. Nel mese di settembre il presidente Zelensky aveva incontrato in videoconferenza Larry Fink – fondatore e CEO di Blackrock – per discutere della ricostruzione dell’Ucraina, firmando poi a novembre un memorandum d’intesa sulle strategie d’investimento da attuare nel settore pubblico e privato per facilitare la ripresa economica e industriale del paese dopo l’uscita dal conflitto.

Da quanto è emerso dagli accordi preliminari, il colosso della finanza a stelle e strisce – che gestisce un fondo d’investimenti di 10mila miliardi di dollari di cui un terzo in Europa – dovrebbe affiancare in veste di consulente speciale lo stato ucraino nella progettazione di un quadro di interventi finanziari che hanno come obiettivo principale proprio quello di attrarre nuovi investitori.

Il ruolo di JP Morgan

Per capire, invece, quale sarà il ruolo rivestito da JP Morgan nella ricostruzione dell’Ucraina basta dare un’occhiata alle stime aggiornate a settembre 2022 dalla Banca Nazionale Ucraina che mostrano come nel corso del primo anno di guerra l’economia nazionale si sia ridotta del 31.5%, provocando un’inflazione del 25% che ha portato – tra le altre cose – ad un aumento della quota di popolazione costretta a vivere al di sotto della soglia di povertà dal 18% al 60%.

L’immensa pressione causata dal conflitto ha così spinto i creditori esterni a stabilire uno standstill di due anni sul debito sovrano ucraino, in attesa di poter procedere – dopo la fine della guerra – ad una sua ristrutturazione che si preannuncia ormai inevitabile.

In questo scenario delicatissimo, la banca d’affari statunitense potrebbe quindi sfruttare le sue operazioni sui mercati dei capitali di debito e le competenze di investimento bancario e infrastrutturale commerciale per cercare di stabilizzare l’economia ucraina orientando allo stesso tempo le future decisioni politiche riguardanti la quota di partecipazione degli investitori privati (tra i quali figurano diversi clienti di JP Morgan) ai costi di ricostruzione.

La grande finanza non perde mai, anzi raddoppia

Il ruolo vincente della finanza internazionale in Ucraina, è quindi destinato a espandersi ulteriormente. Da parte loro, Blackrock e JP Morgan attraverso gli accordi preliminari con il governo di Kiev puntano a capitalizzare gli interessi dei numerosi clienti che i due colossi della finanza rappresentano, in modo da accrescere i ricavi derivanti dagli investimenti in programma nel prossimo futuro.

In tal senso, sia la presenza di Blackrock nel piano per la ricostruzione dell’Ucraina come consulente del governo che quella di JP Morgan come facilitatore nella stabilizzazione dell’economia nazionale, sono finalizzate a rassicurare tutti quegli investitori privati che fino a questo momento se ne sono stati in disparte lasciando che una buona quota dei finanziamenti fosse erogata da governi e istituzioni finanziarie pubbliche internazionali come la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo che ha raccolto per Kiev 1,4 miliardi di euro dall’inizio della guerra.

Blackrock e JP Morgan hanno semplicemente approfittato della mancanza di investitori privati in questa fase della guerra, per aprire un canale preferenziale con Kiev e scavalcare anzitempo le varie proposte di investimento di soggetti pubblici e privati che arriveranno sicuramente con la firma degli accordi di pace.

Ecco perché anche questa volta – è proprio il caso di dirlo – tra i due belligeranti a godere saranno di nuovo i grandi fondi d’investimento e le potenti banche d’affari che stanno cercando di convincere gli investitori ancora indecisi a scommettere sull’Ucraina, offrendo loro in cambio la possibilità di scegliere il settore più redditizio nel quale concentrare i propri finanziamenti senza l’assillo della concorrenza.

 

Tommaso Di Caprio

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