La guerra in Ucraina condanna i più poveri

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La guerra in Ucraina sta causando una crisi economica – scatenata dalla crisi energetica – che coinvolge anche i paesi non direttamente implicati nel conflitto. A causa dell’aumento dei prezzi dell’energia ci sarà una crescita vertiginosa della povertà che coinvolgerà tra i 78 e i 141 milioni di persone provenienti da ogni luogo del pianeta.

Lo studio di Nature Energy

Dall’invasione dell’Ucraina, l’Unione Europea ha dovuto mitigare i rischi per la sicurezza energetica per proteggere gli stati membri dall’aumento dei costi che hanno riguardato i combustibili fossili importati dalla Russia.

I prezzi del gas hanno subito un aumento esponenziale e sono arrivati a toccare una soglia di 313 euro/MWh, portando il costo di produzione dell’energia elettrica da gas a superare i 650 €/MWh. I costi dei combustibili fossili sono aumentati tanto da spingere verso l’alto i prezzi dell’elettricità, innescando un incremento dell’inflazione e una crisi del costo della vita in tutta Europa.

Come riportato da, Nature Energy, la crisi energetica che sta coinvolgendo tutto il mondo mondiale, non ha fatto salire unicamente il prezzo dell’energia utilizzata, ma anche i costi di altri beni e servizi a livello globale. Le conseguenze della crisi energetica potrebbero spingere più di 141 milioni di persone in tutto il mondo in condizioni di estrema povertà.




Questa situazione critica evidenzia la necessità, sempre più urgente, di abbandonare i combustibili fossili di importazione a favore di una produzione autoctona (nell’UE) di energia. Sostenere e implementare le fonti di energia solare ed eolica sembra l’unica soluzione a questo problema che riguarda tutto il globo; si potrebbe dire che il conflitto ha – indirettamente – innescato dei passi in avanti importanti verso fonti di energia più innovative.

L’aumento dei prezzi

I ricercatori che hanno previsto l’aumento diffuso degli stati di povertà hanno analizzato gli impatti diretti e indiretti dell’aumento dei costi dell’energia. Si sono concentrati su un campione di 201 diversi gruppi di spesa diffusi in 116 paesi. Il bilancio è drammatico: le persone spenderanno – secondo le stime – fra il 62,6% e il 112,9% in più. Ovviamente questi dati non sono omogenei in tutti i paesi analizzati, perché ci sono zone che saranno colpite maggiormente dai rincari. A fare la differenza è, da un lato, il modello economico vigente e, dall’altra parte, il grado di dipendenza dai combustibili fossili di importazione.

Le famiglie dovranno sostenere costi in aumento in un range che va fra il 2,7% e il 4,8%. Anche in questo caso – come riportato da Focus – non c’è un livellamento globale delle conseguenze. Nei paesi più ricchi le famiglie si accorgeranno dei rincari per beni non di prima necessità, nei paesi più poveri le difficoltà riguarderanno l’acquisto di cibo e la gestione del riscaldamento. Un’altra volta la diversa distribuzione delle ricchezze comporta svantaggi e problematiche con pesi e misure diverse.

Le conseguenze riguardano anche i bambini

Come riportato da UNICEF, la guerra in Ucraina ha ridotto in povertà altri 4 milioni di bambini, soprattutto in zone come l’Europa dell’Est e l’Asia Centrale. A denunciare la situazione è Afshan Khan, Direttrice regionale dell’UNICEF:

Come se non bastassero gli orrori del conflitto – morti, feriti e persone costrette alla fuga -, le conseguenze economiche hanno un impatto devastante sull’infanzia in Europa dell’Est e in Asia centrale, travolta suo malgrado da questa terribile tragedia

Secondo il rapporto dell’UNICEF, gli effetti della povertà infantile, conseguente alla crisi energetica, superano  le difficoltà finanziarie delle famiglie: un suo drastico aumento potrebbe causare il decesso di almeno 4500 bambini nel loro primo anno di vita, e una crescita esponenziale degli abbandoni scolastici. L’UNICEF collabora  con la Commissione europea e vari Stati membri per attuare la cosiddetta garanzia europea per l’infanzia volta a mitigare le ripercussioni della povertà sui bambini.

Considerato che sempre più famiglie sono obbligate a vivere in condizioni di povertà, è necessario potenziare l’intervento in tutta la regione.

Ludovica Amico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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