Disposti solo i domiciliari per l’omicida di Nadia Orlando, la 21enne morta per strangolamento: infatti per l’autore del delitto, il fidanzato Francesco Mazzega, è uscito dal carcere di Pordenone per andare a vivere a casa dei genitori e avrà l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico.
L’uomo, durante la notte del 31 luglio scorso, ha strangolato la ragazza e ha vagato tutta la notte con la macchina, trasportando il suo corpo esanime. Il giorno seguente, durante le prime ore della mattina, è andato a costituirsi.
Non solo la grave perdita ma ora i familiari della vittima devono subire anche questa “doccia fredda”: dopo solo due mesi dal delitto, Mazzega è stato scarcerato visto che il Tribunale del Riesame ha disposto per lui i domiciliari a casa dei suoi genitori.
Sino a pochi giorni fa era recluso presso il carcere di Pordenone, a seguito della confessione dell’omicidio della 21enne: lo strangolamento era scaturito da una lite che alla fine si è trasformata in un tragico delitto.
Già da tempo il fidanzato aveva dimostrato la sua gelosia nei confronti della ragazza, come dimostrano le parole di un anziano cugino della famiglia della vittima: “Il papà di Nadia mi ha riferito il suo timore per questo fidanzato che aveva descritto come possessivo e geloso. Si era perfino commosso alle lacrime non sapendo come risolvere la situazione, dopo che la figlia gli aveva confidato il proprio disagio”.
Mazzega doveva essere già scarcerato ma il provvedimento è stato ritardato vista l’indisponibilità del braccialetto elettronico. Una decisione che già nelle scorse settimane, aveva scatenato le accese proteste da parte dei cittadini in cui abitava la vittima ovvero Vidulis di Dignano e li aveva spinti ad avviare una petizione per bloccare il provvedimento: in poco tempo avevano raccolto migliaia di firme.
La motivazione alla base di questa petizione era che: “In attesa del processo le pene per questi reati devono essere esemplari ed è necessario che la Giustizia italiana sia in prima linea contro il femminicidio. Ogni tre giorni muore una ragazza in Italia, dobbiamo arrestare questo dramma”.
Dorotea Di Grazia