Ubriachi di gioia sull’orlo del baratro

Ubriachi di gioia www.ultimavoce.it

I nostri nazionalisti sono ubriachi di gioia sull’orlo del baratro e fanno venire  il sospetto che non siano del tutto lucidi mentre sono alla guida del paese.


I nostri pseudo-nazionalisti; i capoccia di quella cosa che da noi si spaccia per destra. Mentre il mondo trattiene il fiato per quel che accade in Ucraina, celebrano la riuscita delle loro imboscata parlamentare.
L’importante è avere ben chiare le proprie priorità. L’interesse dell’Italia, altro che patrioti, per loro è solo un vago secondo pensiero. Molto prima viene strizzare un occhiolino agli evasori. L’unica ragione per cui il limite del pagamento in contanti è tornato a 2.000 Euro.
Che poi si sembri un branco di cialtroni, capaci di sconfessare i propri stessi ministri nel giro di poche ore, non importa. Specie se già si stava festeggiando le decisioni della Corte Costituzionale in tema di referendum. Un atteggiamento che chiarisce, una volta di più, il significato della parola libertà per questi pessimi politicanti. Libertà di avere una pistola nel comodino e usarla a sproposito, di non pagare le tasse o di riempire il Parlamento di pregiudicati e mafiosi. Restandosene, però, sempre nel pollaio all’ombra del campanile. Senza potersene andare in giro per il mondo, o almeno per l’Europa; senza essere liberi di amare chi si vuole o di decidere della propria morte.
Liberi, insomma, di essere come i loro elettori: unico modello omologato d’italianità. E che modello! Questo senza commentare la loro soddisfazione per la bocciatura del referendum sulla legalizzazione della cannabis. Senza insinuare che agli spinelli preferiscano la cipria per il naso. Mentre le carceri sono piene di gente pizzicata con qualche grammo di fumo, però, mi piacerebbe che qualcuno proponesse dei controlli anti-droga per i Parlamentari.
Viste certe reazioni, viene il sospetto che non siano del tutto lucidi mentre sono alla guida del paese. E se neppure in un momento del genere riescono a essere seri, che almeno facciano ridere anche noi.

Daniel Di Schuler

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