Sì, direi che l’abbiamo notato tutti, siamo appena entrati negli anni venti.
Un’altra cosa che tutti noi abbiamo sicuramente notato è il costante rimando che media, giornali e vicini di casa dalla parlantina sciolta compiono nei confronti degli anni venti del secolo passato. Gli anni del Charleston, della crisi economica, della ricostruzione post-bellica, della nascita dei totalitarismi e, ovviamente, gli anni di Parigi come fulcro della cultura artistica e letteraria occidentale. Non ci sono dubbi, l’abbiamo notato tutti.
Giunti a questo punto, però, è quasi lecito domandarsi per quale motivo dovremmo fermarci al 1920. Ho dunque deciso di andare oltre, offrendovi una breve carrellata “anni venti“, ben più distanti da noi, che senza ombra di dubbio hanno modificato per sempre il volto del nostro mondo. Contribuendo a renderlo ciò che è ora.
La nascita di un impero.
Come punto d’inizio di questa carrellata ho scelto l’arco di anni che vanno dal 30 a.c. fino al 20 a.c. Soggetto centrale di questi anni, ovviamente, Roma. La città eterna è infatti uscita da un periodo di crisi che, in alcuni momenti, ha quasi rischiato di spazzar via tutto ciò che era stato costruito nei secoli passati. Le lotte per il potere e le guerre civili hanno scosso il territorio della repubblica per circa un secolo fino a quando, più o meno nel 30 a.c., la calma torna a regnare.
Protagonista indiscusso della pacificazione di Roma è Ottaviano Augusto che, nel 30 a.c., annette definitivamente l’Egitto, sancendo il termine della lunga guerra civile combattuta contro Cleopatra e Marco Antonio. Tornata la pace, pur restando formalmente una repubblica, Roma si trova sotto sotto l’effettivo e stringente controllo di Augusto. Egli è ormai ritenuto una sorta di salvatore della patria, dotato di poteri quasi divini. Inoltre può contare sul sostegno incondizionato delle legioni.
Questo periodo storico ci mostra un Augusto particolarmente abile nel gioco politico e nell’intrigo. Egli, infatti, aveva tutta l’intenzione di trasformare Roma in un impero, ma pensò di farlo mantenendo intatte le strutture repubblicane. Ovvero creando l’illusione che niente fosse cambiato. Nel 27 a.c., infatti, con un gesto teatrale e assolutamente geniale, Augusto rinuncia formalmente ai poteri che il Senato gli aveva concesso in tempo di crisi. Ottenendo, in cambio, il titolo di console rinnovabile annualmente. Il gioco era ormai vinto. La repubblica romana si scopre, all’improvviso, morta e sepolta. Mentre si apre l’epoca imperiale. Si potrebbe osservare che l’unica pecca di questi anni venti sembra essere l’assenza del Charleson.
Lo Stupor Mundi.
Altri anni e altri tempi. Ci troviamo nel 1220 e la storia europea è già dominata da una delle figure più affascinanti e controverse che abbiano mai calpestato questa terra: Federico II di Svevia, Re di Sicilia. Gli anni venti di questo secolo si aprono con uno scontro inevitabile tra Federico e il papa Onorio III. Negli anni passati, infatti, Federico aveva promesso alla Chiesa una crociata; tipico regalo che spesso ci si promette tra innamorati no? Fatto sta che il sovrano, in realtà, non aveva alcuna voglia di lanciarsi in questa impresa anche perché, in fin dei conti, ammirava e apprezzava la cultura araba. Non a torto, infatti, egli tendeva a riconoscerla come nettamente superiore a quella europea.
Onorio III dunque, che di sicuro non aveva troppo tempo da dedicare ai tira e molla del giovane sovrano, decise di prenderlo in contro piede, obbligandolo alla crociata tramite “un’offerta che non si può rifiutare“. Il 22 novembre 1220, infatti, Federico II è incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero, nella speranza che questo grande onore possa convincerlo a lanciarsi in battaglia. A Federico, però, importa poco del retrogrado impero, soprattutto quando paragonato allo sfarzo e alla ricchezza del suo Sud-Italia. Ricevuta la corona, infatti, egli lascia la gestione imperiale a suo figlio per tornare, in un certo senso, in quel regno che considera come “casa sua“.
Nel 1224 fonda l’Università di Napoli e, negli stessi anni, da slancio alla scuola medica salernitana che, in pochi anni, sarebbe diventata la migliore d’Europa, trasformando il regno di Sicilia , per qualche decennio, nel centro culturale del mondo. Se Hemingway e Picasso fossero nati nel medioevo, probabilmente, avrebbero preferito Napoli all’aria parigina, questo è poco ma sicuro.
La fame di democrazia.
Saltando per intero l’epoca moderna, semplicemente a causa di una mia scelta arbitraria, giungiamo finalmente agli albori del mondo contemporaneo, più precisamente nel 1820. Sono finite da poco le guerre napoleoniche. L’Europa, ricostruita durante il Congresso di Vienna, si arrocca su posizioni reazionarie che mirano a mantenere il potere tra le mani delle antiche dinastie regnanti. Ma ormai è troppo tardi. La Rivoluzione Francese, per quanto spaventosa, ha insegnato ai popoli il valore negativo della sudditanza, esaltando, di contro, la figura del cittadino. I primi ad avvertire il richiamo indipendentista sono i paesi dell’America Latina. Essi, infatti, già prima degli anni venti si ribellano contro le potenze coloniali liberandosi dal giogo sfruttatore degli europei.
Ecco quindi che, nel 1820, anche l’Europa si solleva contro il potere costituito. L’ondata rivoluzionaria comincia in Spagna, al porto di Cadice, dove alcuni soldati rifiutano d’imbarcarsi per le Americhe. La miccia accesa in Spagna comincia subito a causare piccole esplosioni, principalmente in Italia. La Sicilia, unita al regno di Napoli sotto il potere dei Borboni, insorge per cacciare i sovrani stranieri e per reclamare la propria indipendenza dal continente. Contemporaneamente anche Napoli, dove era stata particolarmente forte l’influenza della Rivoluzione Francese, si sveglia. Scoppia nel regno un vero e proprio moto sostenuto dagli ambienti massonici e carbonari. Obiettivo, anche qui, cacciare i sovrani francesi al fine d’instaurare un regime più libero e indipendente.
Altra importantissima insurrezione, guidata da borghesi e liberali, è quella che scoppia nel regno sabaudo. Gli insorti chiedono a gran voce una costituzione scritta. Mentre le loro richieste vengono fin da subito sostenute da un validissimo alleato: Carlo Alberto di Savoia (Incoronato Re nel 1831). Il futuro sovrano parteciperà alle insurrezioni fino a quando, però, spaventato dalla prospettiva di un intervento austriaco al fine di ripristinare l’ordine, sceglierà all’improvviso di abbandonare gli insorti a sé stessi. Segnando, così, il loro insuccesso. La costituzione dovrà attendere il 1848.
E’ bene ricordare che tutte queste insurrezioni saranno rapidamente represse dall’esercito austriaco e da quello francese.
Questi moti però, pongono le basi per tutte le successive battaglie contro il potere costituito, in particolare le insurrezioni del 1830 e del 1848. Ecco quindi che mentre gli anni venti del ‘900 sono quelli in cui lo spettro del totalitarismo comincia a spaventare il mondo, negli anni venti del 1800, a spaventare il mondo, è lo spettro della democrazia.
Andrea Pezzotta