Tutte le barriere fra i popoli: dai muri difensivi a quelli divisivi

Tutte le barriere fra i popoli

L’idea di costruire muri per separare Stati, fermare gli eserciti nemici o arginare le migrazioni nasce fin dall’antichità e persiste tutt’ora nell’era della globalizzazione.

Da quelli difensivi come la Grande muraglia cinese a quelli che impediscono la fuga come a Berlino, i muri sono un simbolo chiave presente nella storia di molte popolazioni e, nonostante la loro funzione sia cambiata nel tempo, sono accomunati da un unico risultato: creare barriere fra i popoli.

Quattromila anni di muri: il confronto tra le barriere difensive e anti-popoli dell’antichità

Risalgono alla Mesopotamia le più antiche fortificazioni volte ad arginare l’invasione dei nemici. Durante l’età neo-sumerica, meglio conosciuta con il nome di “rinascita sumera”, la dinastia di Ur III (2112-2001 a.C) fece costruire un muro tra il Tigri e l’Eufrate, nell’attuale Iraq, per arginare le invasioni dei nomadi Amorrei che provenivano da Nord. Voluto da Shu-Sin sul trono tra il 2037 e il 2029 a.C, questo muro misurava 270 km, ma risultò un fallimento perché gli Amorrei riuscirono ad oltrepassarlo.

Sempre in questi anni si colloca la costruzione del Muro del Principe, muraglia costruita sul Sinai durante il periodo della XII dinastia dei faraoni che aveva come scopo quello di bloccare le invasioni delle popolazioni semitiche provenienti dalla Palestina e dalla Siria, ma anche questo non riuscì a impedire la conquista da parte della popolazione degli Hiksos.

La Grande muraglia cinese rappresenta i muri difensivi dell’Oriente

Continuando in ordine cronologico, si passa alla costruzione della Grande muraglia cinese lunga, secondo fonti antiche 7 mila km, ma studi recenti affermano che sia più lunga di 2 mila km. L’ambizioso progetto edilizio volto ad arginare le invasioni di popoli nomadi discendenti di Unni e Mongoli, si deve dal primo imperatore cinese Qui Shi Huang sul trono dal 229 al 221 a.C. Gran parte della costruzione, però, fu completata sotto il regno dei Ming, penultima dinastia dell’età imperiale cinese.

Il nome originale in lingua cinese significa “Grande muraglia dei 10.000 ” (Wanli changcheng), dove la parola “ ” rappresenta un’unità di misura che corrisponde a 500 metri, ma la muraglia si estende in realtà per circa 8850 km, lungo i quali sono presenti linee fortificate in cui si susseguono 360 km di trincee e 6 mila km di mura alternate a barriere naturali con torri di guardia in punti isolati del percorso.

Dichiarata patrimonio dell’UNESCO nel 1987, la Grande muraglia è stata inserita nell’elenco delle 7 meraviglie del mondo moderno nel 2007.

Il modello romano

Spostandoci dall’altra parte del mondo, i maestri nella costruzione di muri e fortificazioni erano i romani.  In questo periodo tutte le barriere fra i popoli erano di tipo difensivo e vennero innalzate principalmente intorno al II secolo d.C, quando l’Impero Romano aveva completato la sua espansione.

Il più famoso è il Vallo di Adriano, costruito tra il 122 e il 127 d.C nel confine che divide l’Inghilterra e la Scozia. Eretto per limitare le incursioni delle tribù scozzesi, il Vallo è una muraglia che si estende per 117 km e va dal Golfo di Solway al fiume Tyne. La sua altezza misura circa 4 metri,  il suo spessore 3 metri e lungo il suo perimetro si trovano 80 fortini, 14 forti e 160 torrette di avvistamento dove erano stanziati all’incirca 9 mila soldati.                                                                                                                                                                   Sempre in Gran Bretagna i romani costruirono un altro muro tra il 142 e il 144 d.C, quello che poi verrà chiamato il Vallo di Antonino, che prende il nome dall’imperatore che lo ha commissionato ovvero Antonino Pio.

Le costruzioni romane, però, non si trovano soltanto in Britannia e infatti nella regione delimitata dai due grandi fiumi, il Reno e il Danubio, fu fortificato il confine naturale del limes romano per sigillare l’ingresso dei barbari nella zona chiamata Agri Decumates. Nel limes germanico-retico furono costruiti 548 km di mura con torri di avvistamento e palizzate a partire dalle città di Rheinbrohl e Kelheim an der Donau. I lavori iniziarono sotto Vespasiano, ma il progetto si venne concluso con l’imperatore Adriano.

La funzione dei muri cambia nel tempo: dallo scopo difensivo si passa a uno scopo divisivo

Per secoli, le fortificazioni e le mura erano principalmente centri in cui si svolgevano le battaglie e venivano indentificati come punti specifici dove avvenivano gli scontri “caldi” durante le guerre. La loro funzione mutò nel tempo fino ad arrivare ad oggi, in piena globalizzazione, dove sistemi divisivi basati sull’innalzamento di mura sono tutt’ora in progettazione per far fronte all’immigrazione e al terrorismo, andando ad incidere nel divisionismo dei popoli .

Con la Seconda guerra mondiale, tutte le barriere fra i popoli acquisirono principalmente uno scopo divisivo. Questo fenomeno interessò territori che vanno dall’Europa fino ad arrivare alle regioni dell’Asia dove un esempio lampante è la muraglia che separa l’India dal Pakistan innalzata nel 1947, nella regione contesa tra queste due potenze.                                                                                                                                 L’Europa, invece, già dal 1945 era divisa in due parti delimitate dalla “Cortina di ferro”, che andava da Strettino in Polonia fino a Gorizia in Friuli-Venezia Giulia.

Il più famoso muro della storia contemporanea: il muro di Berlino    

La “Cortina di ferro” divideva in due zone anche la Germania dove successivamente venne costruito il più famoso muro della storia contemporanea. Era il 13 agosto del 1961 quando a Berlino, circa 10 mila soldati dell’Esercito della Germania Est si stanziarono lungo la linea che divideva la città in base a due aree principali, una di influenza americana e l’altra di influenza sovietica.

I principali varchi di passaggio furono bloccati e vennero delimitati inizialmente con del filo spinato, per poi iniziare a costruire una barriera in cemento nei giorni successivi. 45mila sezioni di cemento alte circa 4 metri divisero fino al 1989 la città di Berlino in due parti, rendendo la parte est una sorta di “prigione” dalla quale chi cercava di fuggire andava incontro alla morte. Infatti, furono più di mille le persone che persero la vita nel tentativo di scappare oltrepassando il muro.

Altri esempi di barriere divisive dopo la Seconda guerra mondiale

 Anche in Italia era presente una divisione di territorio, delimitata a partire dal 1947 che si estendeva da est a ovest e separava la Gorizia italiana dalla Nova Gorizia iugoslava. Questa barriera fu eliminata solamente nel 2004.

In questo contesto va ricordata senza dubbio la divisione della penisola coreana all’altezza dal 38esimo parallelo dove nel 1953, fu costruita una barriera di 246 km che tutt’ora rappresenta una delle frontiere più armate del mondo e che divide la parte Nord dove vi è una dittatura comunista, dalla parte Sud dove è presente una repubblica presidenziale multipartitica. Al centro di questa barriera tra le due Coree è presente una zona demilitarizzata larga 4 km.

Il modello di Belfast

Punto chiave per definire il cambiamento della funzionalità dei muri è il modello di Belfast. Siamo in Irlanda del Nord e qui, nelle città di Belfast e di Derry, furono innalzate, dai soldati inglesi tra il 1969 e il 1971, delle mura per dividere queste cittadine in quartieri protestanti e cattolici. Questo modello diventò un esempio riconducibile ad altre realtà come nel caso di Baghdad, dove la popolazione vive in quartieri divisi per religione ed etnia e delimitati da fortificazioni cementate.  Anche in Libano troviamo un sistema divisivo di questo stampo, infatti, la città di Beirut venne divisa in due aree di influenza: quella mussulmana e quella cristiana.

L’innalzamento di muri nell’era della globalizzazione

Negli anni della globalizzazione, l’innalzamento di muri viene giustificato con la scusante del terrorismo e dell’immigrazione, come se non vi fosse altra soluzione possibile per contrastare tali fenomeni e iniziare a debellare tutte le barriere fra i popoli. Proprio nel 2004, a Tel Aviv fu approvata la costruzione di una barriera lunga 700 km, alta 3 metri, dotata di filo spinato, fossati anticarro e sensori di movimento, con lo scopo di prevenire le infiltrazioni terroristiche. L’innalzamento di questa costruzione fu molto criticato dalle autorità internazionali in quanto isola diverse zone della Palestina impedendo la libera circolazione della popolazione.

Anche in Europa non mancano esempi di questo genere, infatti la Grecia (ma non è l’unica) ha recentemente concluso la costruzione di un muro che ha come fine quello di bloccare le immigrazioni che arrivano dalla Turchia e che secondo il governo greco possono essere pericolose per tutta la popolazione europea dati gli ultimi atti terroristici avvenuti nel nostro continente.

Le barriere fra i popoli sono legittimate dai governi

Le giustificazioni, gli scopi e le motivazioni che portano i governi ad approvare la costruzione di muri si ripetono e trovano nella paura delle persone un giusto appiglio per l’approvazione.

Tutte le barriere fra i popoli vengono legittimate dai governi attuali a tutela dei propri territori per salvaguardarli da “invasioni” e da pericoli esterni. Adottare un comportamento di difesa risulta necessario in alcuni contesti, ma in altri, invece, sintetizza una maggiore propensione a dividere ciò che la globalizzazione cerca di unire.

Andrea Montini

 

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